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Legge sui media per la formazione dell’opinione

(Ti-Press)

I rapidissimi sviluppi delle tecnologie della comunicazione in questi primi decenni del nuovo millennio ci hanno man mano spinto a trascorrere parte del nostro tempo sulle piattaforme tecnologiche, dalle reti sociali Facebook, ai microblog Twitter, al multimediale YouTube, alla messaggistica WhatsApp oppure con il motore di ricerca googliamo per cercare una strada, un’informazione, una notizia. Per contro non usiamo più dizionari, carte geografiche o enciclopedie cartacee e sempre meno giornali o riviste. Leggiamo notizie in rete su portali online di regola gratuiti. Il tutto continuamente annaffiato da pubblicità a gocce, piccole dosi ma ben mirate, sommate diventano fiumi di pubblicità e denaro sottratto ai nostri storici mass media, i quotidiani, la televisione, le riviste.

Google, Facebook, Instagram, YouTube ecc. attingono a livello globale annualmente centinaia di miliardi dal mercato pubblicitario che era una volta prevalentemente su media cartacei locali. Anche in Svizzera la globalizzazione del mercato pubblicitario si fa sentire, sommato alla concentrazione editoriale ha già portato dal 2003 alla chiusura di una settantina di testate.

Dal 2010 a oggi le entrate pubblicitarie per la stampa sono scese da 1’750 a 736 mio/anno, crollo analogo nel numero di abbonati. Una perdita solo parzialmente compensata dai portali online degli editori svizzeri 462 mio (2020), portali che hanno difficoltà a crescere e a competere con la concorrenza globale soprattutto Usa.

Anche Radio e Tv pubbliche e private sono in costante perdita di entrate pubblicitarie.

Nel frattempo Google, Facebook, YouTube ecc. hanno visto crescere a fr. 1,5 miliardi per anno gli incassi per annunci in Svizzera. Una trasformazione che continua e che sta radicalmente modificando il mondo dell’informazione veicolata da mezzi di comunicazione e piattaforme tecnologiche sempre più avanzate, capillari e performanti per rapporto alla carta stampata.

Questa la situazione che ha portato il Consiglio federale a presentare la Legge pacchetto sui media la quale dopo un combattuto iter è finalmente stata approvata dalle Camere, ma contro la quale è riuscito il referendum e di conseguenza dovrà decidere la popolazione il prossimo 13 febbraio.

Legge sui media che prevede un aumento del sostegno alla carta stampata nella forma del rafforzamento dell’aiuto indiretto che conosciamo dal 1849, cioè la riduzione del costo di distribuzione della Posta per i quotidiani e i settimanali in abbonamento con l’aggiunta del sostegno al recapito mattutino e ai domenicali sempre sui costi di distribuzione, e di veramente nuovo, l’aiuto diretto ai media online.

Aiuti indiretti permetteranno agli editori di mantenere un’offerta di qualità con costi d’abbonamento contenuti.

L’aiuto diretto ai media online voluto per sviluppare queste nuove forme d’informazione in Svizzera a fronte della forte concorrenza internazionale, e permettere di leggere il proprio quotidiano, la rivista ma anche nuovi portali informativi svizzeri, su tablet o smartphone.

Piattaforme online già avviate da editori in carta stampata ma che non ottengono ancora introiti pubblicitari sufficienti e pochi abbonati perché abbiamo ancora poca propensione a pagare i media online. Come per l’aiuto indiretto alla stampa anche l’aiuto ai media online previsto sarà limitato alle offerte che fanno pagare i servizi e non a offerte gratuite.

Con queste due principali misure si vuole contrastare la negativa evoluzione dei mass media classici e delle nuove forme digitali che in un sistema democratico come il nostro devono essere presenti e attivi. Abbiamo bisogno di media plurali, affidabili, indipendenti e di alta qualità, solo così possiamo garantire una formazione dell’opinione adeguata alle esigenze di una popolazione di cittadini elettori e deliberanti su decine di temi in votazione ogni anno. Il dibattito pubblico è la base della democrazia, la Costituzione federale recita all’art 34 Diritti politici par2 “La garanzia dei diritti politici protegge la libera formazione della volontà e l’espressione fedele del voto”.

Per questo ci vuole giornalismo di qualità e non notizie filtrate e selezionate dagli algoritmi delle piattaforme americane per aumentare le vendite di pubblicità.

Senza aiuti ai media assisteremo a una continuazione delle chiusure di giornali regionali, a concentrazioni verso pochi giornali nazionali, alla penetrazione dei portali online e piattaforme di comunicazione globali o acquisizioni di testate da parte di miliardari con linee editoriali chiaramente non pluraliste che anche in Svizzera si stanno facendo largo.

Gli aiuti indiretti essendo degressivi andranno in gran parte ai piccoli editori, più alta la tiratura minore il sussidio unitario per spese postali, idem per l’aiuto diretto pure degressivo in base al fatturato dei media online. A beneficiare non saranno gli editori ma la popolazione che vuole essere informata in particolare in Ticino.

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