Il dibattito

Cosa aspettiamo a rendere obbligatorio il casco in bicicletta?

Vi è una nuova e sempre più consistente parte della nostra famiglia: quelli che hanno imbracciato la bicicletta elettrica senza essere mai stati prima ciclisti

15 aprile 2020
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Noi ciclisti siamo una grande famiglia. In Ticino ci dividiamo più o meno equamente tra chi pratica la mountain-bike e chi il ciclismo su strada. Vi è tuttavia una nuova e sempre più consistente parte della nostra famiglia: quelli che hanno imbracciato la bicicletta elettrica senza essere mai stati prima ciclisti. La bicicletta elettrica ha indubbi vantaggi in termini di mobilità, risparmia tanta fatica ed è senz’altro più ecologica dell’automobile. Eppure questi nuovi membri della grande famiglia dei ciclisti, inspiegabilmente o forse proprio perché sono di recente acquisizione, fanno molta, troppa fatica ad indossare il casco. Essi sembrano ancorati ad un passato nel quale il traffico era molto ridotto e in cui le possibilità di collisione erano più contenute rispetto ad oggi. Questa nuova generazione di ciclisti dimentica anche quanto è facile cadere da un veicolo a due ruote, oltretutto strette. Ebbene, questi nuovi fratelli ciclisti devono però capire che la bicicletta è, e rimane, estremamente pericolosa nel traffico odierno. Non basta certo qualche reminiscenza di infanzia per padroneggiare veicoli elettrici sempre più veloci, in un traffico sempre più intenso. Ed è qui che fatico a comprendere come facciano ad accettare, ormai da anni, tale situazione di pericolo le varie autorità federali e cantonali, i vari uffici di prevenzione infortuni e le assicurazioni infortuni, in primis l’UPI, la SUVA (che andrebbe chiamata ancora, giustamente, INSAI, corretto acronimo dell’Istituto nazionale assicurazioni infortuni, come continua ancora a scrivere, a giusta ragione il nostro Tribunale cantonale delle assicurazioni). In altre parole, a fronte di questo fenomeno in forte crescita, con ciclisti che visibilmente dimostrano poca dimestichezza con il mezzo, ma anche sprezzo dei pericoli invero così evidenti, mi chiedo ancora quanti incidenti, anche gravi, dovranno verificarsi affinché venga introdotto un sano obbligo di portare il casco. Anche questa domanda rientra a pieno titolo nella lunga serie di quesiti cui il nostro mondo contemporaneo, così schizofrenico, non sa, o non vuole, dare risposta.

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