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Orban: ‘Fregati dall'Ue, marceremo su Bruxelles’

La sfida sovranista di Budapest. Alta tensione anche con gli Usa. Ma intanto l'opposizione fa sentire la sua voce

Sventolio di bandiere per Orban
(Keystone)

L'Europa come l'impero austro-ungarico, l'Ungheria pronta a marciare su Bruxelles. Viktor Orban ha non a caso scelto la festa nazionale magiara per un nuovo, durissimo, intervento contro l'Ue. In un discorso intriso di retorica sovranista il premier ungherese ha fatto capire che la sua campagna elettorale è iniziata. L'Unione europea vuole "costringere ad accogliere migranti e a rieducare i bambini ad accettare l'omosessualità.

‘Tempo di rivolta’

Siamo stati fregati, è tempo della rivolta", ha sentenziato Orban, apparentemente incurante del fatto che, dal primo luglio, l'Ungheria sarà presidente di turno dell'Ue. Pressato in patria dalle formazioni che, come il partito The Jobbik, sono ancora più a destra di Fidesz, Orban in queste Europee sembra giocarsi la partita. Da quando è stato sospeso dal Ppe il suo partito all'Eurocamera, è stato tagliato fuori da tutto e continua a stagnare tra i non iscritti.

Nelle settimane scorse ha annunciato di voler entrare nei Conservatori e Riformisti, il partito di Giorgia Meloni. Orban vuole contare di più e, in questo senso, la premier italiana - che gode della solida stima di Ursula von der Leyen e Roberta Metsola - rappresenta una sponda perfetta. L'ingresso di Fidesz in Ecr, tuttavia, rischia di rallentare o addirittura bloccare il percorso di avvicinamento di Meloni alla futura maggioranza pro-Ursula. E le parole di Orban non fanno che confermare questo rischio. "Se vogliamo difendere la libertà e la sovranità dell'Ungheria, non abbiamo altra scelta che occupare Bruxelles", ha sottolineato il primo ministro magiaro davanti a un migliaio di sostenitori.

Rapporti tesi

Nonostante Budapest alla fine abbia tolto il veto sui negoziati di adesione in Ue dell'Ucraina e sul piano di aiuti per Kiev, i rapporti tra Orban e l'Ue restano ai minimi. L'Eurocamera è pronta a denunciare la Commissione per i dieci miliardi sborsati a dicembre senza - questa l'accusa del Pe - che l'Ungheria avesse rispettato le condizionalità sullo Stato di diritto.


Keystone
Il leader ungherese sul palco durante il discorso

In tanti a Bruxelles vedono Orban come una sorta di quinta colonna della Russia, vero e proprio hub per la disinformazione targata Cremlino. "Ci impongono la guerra contro la Russia, noi vogliamo la pace", ha protestato il capo del governo. E la presidenza di turno ungherese, che cadrà dopo il voto, in un momento di vuoto di potere nell'Ue, è guardata con crescente apprensione da europeisti e funzionari comunitari.

L’asse con Trump

A rendere più fosco il quadro c'è la possibilità che a novembre sia Donald Trump a trionfare negli Usa. Orban, nei giorni scorsi, è stato in Florida dove ha visto proprio Trump. L'asse tra i due è solidissimo e guarda in direzione opposta a quella delle cancelliere europee: a Mosca e a Pechino. Il viaggio oltreoceano di Orban ha peggiorato ulteriormente i rapporti con l'attuale amministrazione americana. Washington interverrà in risposta al "messaggio antiamericano pericolosamente sconsiderato" di Budapest e alla "relazione in espansione con la Russia", ha annunciato l'ambasciatore degli Usa in Ungheria David Pressman, accusando tra l'altro il governo magiaro di corruzione dilagante.

Ma intanto l'opposizione si mobilita su appello di Magyar

Decine di migliaia di ungheresi hanno risposto oggi nel centro di Budapest all'appello di Peter Magyar, la nuova figura emergente dell'opposizione a Viktor Orban. "Creiamo una forza a cui possano unirsi tutti gli ungheresi ben intenzionati che vogliono lavorare per il loro Paese", ha detto rivolgendosi alla folla, denunciando "l'oligarchia" che "rovina" il suo Paese.L'oppositore ha inoltre chiesto il ritorno all'indipendenza della procura e dei media nonché l'adesione dell'Ungheria alla procura europea. Magyar viene accreditato al 9% secondo le intenzioni di voto in caso di elezioni, stando ad un sondaggio condotto la settimana scorsa.

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