spagna

L’ok all’amnistia spiana la strada al ritorno di Puigdemont

La decisione rafforza la maggioranza del governo Sanchez, esultano gli indipendentisti catalani, che però non abbassano le pretese

Carles Puigdemont
(Keystone)

La commissione Giustizia del Congresso spagnolo dà il via libera al progetto di amnistia, spianando la strada al ritorno di Carles Puigdemont, fuggito in Belgio nel 2017. Una decisione che cancella la responsabilità penale, amministrativa e contabile degli implicati nel processo indipendentista dal primo referendum ad oggi. I più euforici nelle fila della maggioranza che sostiene il governo di Pedro Sanchez hanno celebrato la decisione, che era alla base della fiducia accordata al premier Pedro Sanchez a novembre, come "l'autentico inizio della legislatura".

Il testo rivisto

Il via libera è arrivato sul testo riformulato del progetto di amnistia, dopo strenui negoziati fra il Psoe e Junts, che a fine gennaio in Parlamento aveva bocciato il progetto inizialmente concordato per la fiducia al premier. Il voto compatto della maggioranza - con il Psoe, Sumar, i catalani Junts ed Erc, i baschi Pnv e EH Bildu e parte del gruppo misto, Podemos e Bng - che sarà replicato la prossima settimana in Aula, sblocca la legge dopo una trattativa che Junts ha portato all'estremo perché non restassero fuori dalla grazia gli implicati dello Tsunami Democratic nelle proteste violente del 2019, incluso Puigdemont inquisito per terrorismo. E cimenta la legislatura, aprendo a un'intesa sulla legge di Bilancio "sociale" come l'aveva salutata il portavoce del partito catalano.


Keystone
Il premier spagnolo Pedro Sanchez

Il ritorno a casa dell'uomo di Waterloo potrebbe avvenire a metà luglio, secondo i calcoli di Junts che lo vuole come capolista alle europee. Per non incorrere nelle accuse di violare la separazione dei poteri, il testo emendato modifica 3 dei 16 articoli della legge e il preambolo indicando che "saranno i giudici a identificare" i beneficiari dall'amnistia. Ed esclude dalle misure di grazia "gli atti" che possono essere "qualificati come terrorismo, secondo la direttiva europea del 2017" e secondo non il Codice penale spagnolo, più restrittivo dopo la riforma del 2015, che prevede la norma nota come ‘legge bavaglio’.

Le eccezioni

Restano fuori dall'amnistia i reati di terrorismo che comportino "gravi violazioni" dell'Accordo Europeo dei Diritti Umani, sul diritto alla vita e al divieto di tortura. Per il reato di tradimento e contro la pace e l'indipendenza dello Stato e quelli relativi alla Difesa nazionale previsti nel Codice penale, la legge segnala che saranno esclusi dal perdono solo quando costituiscano "una minaccia effettiva e reale" o abbiano comportato "un uso effettivo della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica della Spagna". L'amnistia coprirà i reati di malversazione di fondi pubblici, "sempre che non sia esistito un proposito di arricchimento" personale, e le multe imposte con la ‘legge bavaglio’. Il premier socialista incassa l'assist degli alleati in un momento particolarmente difficile per lo scandalo di corruzione sulle mascherine anti-Covid, che lambisce fra gli altri un ex ministro dei trasporti espulso del Psoe. Ma oggi, in visita in Brasile, Sanchez non ha commentato il semaforo verde all'amnistia. Né ha replicato al presidente del Ppe, Manfred Weber, che all'unisono con il leader del Pp, Alberto Nunez-Feijoo da Bucarest lo ha accusato di essere "una marionetta di Puigdemont".

Chi ha celebrato, invece, a nome del governo la legge come "un punto di riferimento internazionale", è stato il ministro della Giustizia, Felix Bolanos. "Oggi si chiude una tappa di conflitto e di scontro, un decennio di fallimento collettivo e se ne apre una nuova di dialogo, di accordi e di riconciliazione con la Catalogna", ha enfatizzato. Ma a gelare l'entusiasmo ci ha pensato lo stesso Puigdemont, che in un messaggio su X ha rivendicato: "Abbiamo tutto il diritto a continuare il processo di indipendenza, a fare politica ed esercitare i nostri diritti senza essere violentati dalle strutture dello Stato". Quanto alla legge di Bilancio, il leader catalano è deciso a mantenere alta la posta: "Ci aspetta negoziare un pezzo alla volta, non dare nulla per approvato e affrontare tutte le questioni. Dalla Finanziaria al riconoscimento nazionale, all'esercizio del diritto all'autodeterminazione".

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