mar rosso

Colpito un cargo greco, prime vittime degli Houthi

‘Almeno 2 morti’. Bozza Usa all'Onu: ‘Tregua immediata a Gaza’

Ribelli Houthi
(Keystone)

Gli Houthi sono tornati a colpire nel Mar Rosso e per la prima volta dall'inizio della loro offensiva contro i mercantili occidentali hanno provocato vittime civili. Un cargo di proprietà greca è stato centrato da un missile nel Golfo di Aden e l'equipaggio è stato costretto ad abbandonare l'imbarcazione: si contano almeno due morti e sei feriti. Un drammatico sviluppo che infiamma ulteriormente la regione, mentre a Gaza non si intravede ancora alcuno spiraglio per una tregua tra Israele e Hamas prima dell'inizio del Ramadan.

La nave portarinfuse True Confidence, battente bandiera delle Barbados, registrata in Liberia e gestita dalla compagnia greca Third January Maritime Ltd, era salpata dalla Cina diretta in Arabia Saudita con una ventina di persone a bordo. L'attacco è avvenuto nei pressi di Aden, a largo dello Yemen, ed ha provocato un incendio, sono state le prime notizie arrivate dall'agenzia britannica che monitora il traffico marittimo. Fonti americane hanno poi dato il primo bilancio delle vittime, parlando di un missile.

‘Trionfo contro gli aggressori’

Gli Houthi hanno subito rivendicato il blitz, definendolo "un trionfo per il popolo palestinese oppresso e una rappresaglia all'aggressione americano-britannica contro il nostro Paese". I miliziani filo-iraniani che controllano gran parte dello Yemen negli ultimi mesi hanno attaccato decine di navi e petroliere occidentali, in risposta alla guerra di Israele contro Hamas a Gaza. E non hanno mai abbassato la testa, nonostante la coalizione anglo-americana abbia distrutto parte del loro arsenale in raid mirati in territorio yemenita.

La missione europea

Per contenere la minaccia degli Houthi si è mossa anche l'Ue lanciando la missione navale Aspides a protezione del traffico marittimo civile, seppur con compiti soltanto difensivi. Tuttavia l'ultimo blitz degli Houthi contro il cargo greco rappresenta un preoccupante promemoria delle capacità militari del gruppo filo-iraniano.

L'escalation nel Mar Rosso è l'ennesimo macigno che rotola su Gaza. Gli Stati Uniti, che insistono sulle parti perché raggiungano una tregua prima dell'inizio del Ramadan, il 10 marzo, stanno mettendo in campo ogni iniziativa di pressione possibile. Washington ha fatto circolare una bozza di risoluzione per il Consiglio di Sicurezza che sostiene "un accordo per un cessate il fuoco immediato di circa sei settimane a Gaza insieme al rilascio di tutti gli ostaggi".


Keystone
Un giovane sostenitori degli Houthi

Fino ad ora gli Usa si erano limitati a chiedere una tregua "appena possibile", per non schierarsi apertamente contro l'alleato israeliano. L'amministrazione Biden, secondo fonti Usa, ha approfittato della visita del leader centrista Benny Gantz (principale rivale di Benyamin Netanyahu pur facendo parte del gabinetto di guerra) per esprimere il disappunto della Casa Bianca sulla gestione del conflitto da parte del governo israeliano e soprattutto sugli ostacoli posti all'accesso agli aiuti umanitari palestinesi. Posizione condivisa dalla Gran Bretagna, visto che il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha detto a Gantz che "la pazienza verso Israele si sta esaurendo".

A Londra l'ex generale ha incontrato anche Rishi Sunak: un nuovo schiaffo a Netanyahu, che Gantz aspira a sostituire, contando su un approccio più dialogante su Gaza che gli alleati occidentali gli riconoscono. Lo stesso Gantz, tuttavia, ha chiarito che la linea dura dell'esecutivo, che prevede l'offensiva a Rafah, al momento non verrà abbandonata: "Porre fine alla guerra senza ripulire Rafah sarebbe come mandare un pompiere a spegnere l'80% dell'incendio", ha spiegato a Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale americana.

Ancora colonie

Proprio da Israele sono arrivati altri segnali certamente non distensivi nei confronti dei palestinesi: il falco della destra ortodossa Bezalel Smotrich ha annunciato la costruzione di altri 3’500 alloggi per i coloni in Cisgiordania. Come se non bastasse, i negoziati al Cairo sugli ostaggi continuano a languire. Hamas avrebbe messo sul tavolo la sua proposta finale e non negoziabile, che prevede il rilascio dei principali esponenti dell'intifada armata contro Israele, tutti condannati all'ergastolo per terrorismo. A partire Marwan Barghouti. Richiesta irricevibile per lo Stato ebraico.

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