medio oriente

Israele attacca in Libano, l'Anp prepara il dopo guerra

Raid sulla valle della Bekaa. Si dimette Shtayyeh, il premier di Abu Mazen

Mohammad Shtayyeh
(Keystone)
26 febbraio 2024
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Si allarga la guerra con gli Hezbollah con Israele che colpisce nel profondo del territorio libanese come mai aveva fatto prima. La miccia rischia ora di far deflagrare definitivamente uno scontro avviatosi l'8 ottobre scorso subito dopo l'assalto di Hamas ai kibbutz. Il tutto mentre l'Autorità nazionale palestinese si prepara al dopo guerra a Gaza con le dimissioni del premier Mohammed Shtayyeh e in Qatar si sta ancora negoziando una possibile tregua nella Striscia in cambio del rilascio degli ostaggi.

I raid israeliani sono arrivati fin sulla Valle della Bekaa, roccaforte degli Hezbollah, in particolare alla periferia della cittadina di Baalbek, circa 100 km a nord-est di Beirut, dove - secondo fonti della sicurezza libanese - sono stati uccisi due membri di Hezbollah. L'Idf ha spiegato di aver centrato "siti dell'apparato di difesa aerea dell'organizzazione terroristica Hezbollah", dopo che la milizia filoiraniana aveva lanciato "missili terra-aria verso un drone di tipo Hermes-450" nell'area del Monte Tabor, nel nord di Israele, oltre 60 chilometri dalla frontiera con il Libano.

La risposta di Hezbollah

Dal canto suo Hezbollah ha rivendicato l'abbattimento del drone e annunciato di aver poi lanciato, in risposta ai raid, "60 razzi katiuscia" contro una base militare israeliana in Alta Galilea. Razzi che secondo il portavoce militare israeliano sono stati per lo più "intercettati dall'Iron Dome", il sistema di difesa anti-missili.


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Scontri fra ultraortodossi e polizia israeliana

Nell'offensiva a tutto campo in Libano, Israele ha quindi annunciato di aver ucciso in un raid nel sud del Paese Hassan Hossein Salami, un alto comandante degli Hezbollah che "faceva parte dell'Unità Nasser" della milizia sciita e che di recente "ha comandato le attività terroristiche degli Hezbollah contro civili e soldati, inclusi lanci di missili anti-tank verso la città di Kiryat Shmona e i comandi della 769/a Brigata".

La situazione a Ramallah

A Ramallah intanto - come previsto da alcuni giorni - il governo del premier Shtayyeh ha presentato le dimissioni al presidente dell'Anp Abu Mazen che le ha accettate. Una mossa - secondo analisti - legata alla costruzione di una futura leadership palestinese che prenda il potere nella Striscia una volta finita la guerra. Così come reclamano sia gli stessi palestinesi sia l'amministrazione Usa fortemente intenzionata - in aperto contrasto con Israele - a coinvolgere una rinnovata Anp nel governo dell'enclave palestinese nell'ottica della Soluzione a 2 Stati.

Shtayyeh resterà in carica fino alla nomina di un nuovo governo tecnico che, secondo le previsioni, potrebbe essere guidato dal capo del Palestine Investment Fund, Muhammad Mustafa. Ma la fine del conflitto sembra ancora di là da venire.


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Tempi duri per Abu Mazen

I colloqui

A Doha è tornata una delegazione israeliana, guidata dal capo del Mossad David Barnea, per approfondire - sempre con Usa, Qatar ed Egitto - la cornice dell'intesa sulla liberazione degli oltre 130 ostaggi e una possibile tregua nella Striscia. Cornice condivisa in linea di massima da Israele, che avrebbe concordato in privato - stando a fonti vicine alla mediazione al New York Times - anche su una proposta americana per il rilascio di 5 donne soldato israeliane in cambio di 15 palestinesi condannati per gravi accuse di terrorismo.

In Qatar il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha visto l'emiro Tamim bin Hamad al-Thani con il quale ha discusso della situazione a Gaza e della possibilità di raggiungere un cessate il fuoco. L'obiettivo è quello di raggiungere una tregua prima dell'inizio del mese di Ramadan, il 10 marzo, e anche di dilazionare la prevista operazione militare di Israele a Rafah, nel sud della Striscia, dove sono accalcati centinaia di migliaia di profughi palestinesi. I piani per l'evacuazione sono stati presentati dall'esercito al premier Benyamin Netanyahu. Al momento tuttavia - ha fatto sapere una fonte ufficiale israeliana - sono ancora in esame e "tutto è ancora in discussione". Tra le ipotesi elaborate dall'esercito - secondo la stessa fonte - c'è quella che indica le zone a nord di Khan Yunis o anche a sud di Gaza City come possibile destinazione degli sfollati. Ma ancora nulla è deciso.

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