Estero

Von der Leyen alza il velo sulla ricandidatura in Ue

Secondo alcuni osservatori, anche se l'estrema destra dovesse uscire rafforzata dalle urne, von der Leyen otterrebbe comunque un sostegno sufficiente

(Keystone)

Occhi puntati su Berlino dove domani la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dovrebbe ricevere il sostegno del partito di centrodestra tedesco Cdu e annunciare che correrà per un secondo mandato a Bruxelles per i Popolari. Sinora von der Leyen non ha ufficializzato di volersi ricandidare alla guida dell'esecutivo comunitario, anche se in pratica sabato lo ha fatto ampiamente intuire: "Se sarò il prossimo presidente della Commissione, istituirò un commissario per la Difesa. Penso sia ragionevole", ha affermato dal palco della Conferenza sulla sicurezza di Monaco.

Il Ppe al momento ha solo annunciato che domani von der Leyen dopo il consiglio federale della Cdu terrà una conferenza stampa assieme al presidente dei cristiano-democratici Friedrich Marz. Tutte le attese sono però che in quest'occasione arrivi l'annuncio ufficiale della politica tedesca, anche perché il Ppe ha fissato il termine al 21 febbraio per presentare le candidature a Spitzenkandidat, il ‘candidato di punta’ indicato per l'incarico in Commissione dai diversi partiti che compongono un gruppo al Parlamento europeo.

Le prossime europee si terranno tra il 6 e il 9 giugno. Nell'ultima tornata elettorale nel 2019 il sistema è stato di fatto disatteso, facendo emergere a sorpresa proprio il nome poco conosciuto di von der Leyen al termine di estenuanti trattative tra leader europei (lo Spitzenkandidat del Ppe era Manfred Weber).

Se come previsto von der Leyen sarà in corsa per un nuovo mandato, a decidere la partita saranno diversi fattori. L'ex ministra della Difesa tedesca è forte della gestione della crisi del Covid e di quella della guerra in Ucraina e godrebbe di un consenso tra le capitali comunque ampio, benché non granitico.

Oltre a convincere il Consiglio europeo ottenendo una maggioranza qualificata di capi di Stato e di governo (il 65% degli Stati con il 55% della popolazione), dovrà però ricevere il sostegno del Parlamento europeo. Nel 2019 ha ottenuto una maggioranza fragile, con appena 9 voti di scarto e varie defezioni tra i partecipanti alla cosiddetta ‘maggioranza Ursula’, che ne ha sostenuto la nomina (i popolari del Ppe, i socialisti di S&D e i liberali di Renew).

Secondo alcuni osservatori, anche se l'estrema destra dovesse uscire rafforzata dalle urne, von der Leyen otterrebbe comunque un sostegno sufficiente. Secondo altri invece con l'area centrista ridimensionata non potrebbe ottenere un nuovo mandato senza i voti dei conservatori di Ecr, o magari dei Verdi, e in entrambi i casi sarebbe da capire l'effetto delle ultime mosse della Commissione, in particolare con un'apparente retromarcia sul Green Deal.

Se von der Leyen ricevesse un secondo mandato a Palazzo Berlaymont sarebbe la quarta volta di un bis alla guida dell'esecutivo Ue dopo Walter Hallstein, Jacques Delors e José Manuel Barroso.

Venerdì, in un'intervista al quotidiano austriaco Standard, il primo vicepresidente del Parlamento europeo Othmar Karas (Ppe) si è sbilanciato affermando di attendersi che effettivamente von der Leyen "si candiderà e il Ppe la indicherà come Spitzenkandidat". Eletto dal 1999 e vicepresidente dal 2022, l'esponente del Ppe si è detto convinto che la politica tedesca avrà il supporto del partito: "L'attuale situazione geopolitica richiede esperienza, stabilità e continuità", ha detto.

I socialisti dovrebbero indicare come Spitzenkandidat il lussemburghese Nicolas Schmit, oggi commissario per il Lavoro (il congresso sarà a Roma a inizio marzo). I verdi hanno al momento quattro Spitzenkandidat. E si attende di capire se la premier estone Kaja Kallas diventerà la Spitzenkandidat di Renew.

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