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Cina in affanno, Pil non decolla e la popolazione cala

La crescita 2023 a +5,2%, la più lenta da 30 anni. Consumi fermi

Indicatore di crisi
(Keystone)
17 gennaio 2024
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La Cina va in affanno nel 2023 tra il Pil che non decolla e la popolazione che cala pericolosamente per il secondo anno consecutivo, una vera emergenza per il Partito comunista. L'anno si è chiuso con numerosi grattacapi per il presidente Xi Jinping, segnali di un 2024 più complesso: la crescita è stata del 5,2%, in linea con l'inconsueta anticipazione fatta martedì a Davos dal premier Li Qiang, ma oltre il "circa 5%" di obiettivo governativo. Se si esclude il periodo della pandemia del Covid-19, il Pil dello scorso anno è il più basso dal 1990.

Rischio circolo vizioso

Con la deflazione radicatasi nell'ultimo trimestre e i consumi ancora stagnanti, gli economisti temono che la Cina possa cadere in un circolo vizioso in cui il calo dei prezzi e la debolezza della domanda finiscano per rafforzarsi a vicenda, come nel Giappone degli anni ‘90. Il rischio di ’nipponizzazione‘ dell'economia è stato amplificato dalla riluttanza ideologica di Xi di fare leva sul denaro pubblico per rilanciare le fasi del post-pandemia, a dispetto di quanto è avvenuto in Occidente, azzerando l'aspettativa di stimoli più corposi e la fiducia di famiglie e imprese. Pesano, poi, la grave crisi immobiliare, le tensioni geopolitiche con gli Usa e gli sforzi di alcune nazioni occidentali per ridurre la dipendenza dalla Cina o per diversificare le proprie supply-chain. L'export (-4,6% nel 2023) è in contrazione per la domanda più debole dei principali partner commerciali tra Usa, Ue e Sud-Est asiatico, così come l'import (-5,5%) su deboli consumi.

A sorpresa, l'Ufficio nazionale di statistica ha ripreso a pubblicare il dato sulla disoccupazione giovanile sospesa a luglio dopo che era schizzata al record del 21,3%: a dicembre è stata del 14,9%, ma nel nuovo calcolo al netto della popolazione studentesca.


Keystone
Un avveniristico ponte a Shanghai

Bomba demografica

Tuttavia, è la bomba demografica che agita i sonni alla Zhongnanhai, la città rossa della leadership comunista a due passi da Piazza Tienanmen. Alla fine del 2023 la popolazione della Repubblica popolare è scesa di 2,08 milioni di persone, a 1,409 miliardi, con una flessione più marcata rispetto alle 850‘000 del 2022, anno del primo calo dal ’Grande balzo in avanti‘ degli degli anni ’60 voluto da Mao Zedong, causa della ‘Grande Carestia’. Secondo l'Onu, lo scorso aprile l'India ha strappato al Dragone lo scettro di nazione più popolosa al mondo.

Per risolvere il problema e rilanciare le nascite, il Pcc ha offerto incentivi, tra alloggi, benefici fiscali e contanti. Ha invocato il patriottismo, invitando le donne a essere "buone mogli e madri". Lo stesso Xi si è espresso a favore dei valori "della famiglia tradizionale" al XIII Congresso nazionale delle donne di fine ottobre. Gli sforzi continuano a non sortire gli effetti desiderati. Il tasso di natalità nel 2023 è stato di 6,39 ogni 1‘000 persone, aggiornando il minimo storico del 2022 di 6,77; quello di mortalità, nel frattempo, è salito a 7,87 per 1‘000 persone (da 7,37), dopo la revoca delle restrizioni anti-Covid alla fine del 2022. Considerando i dati ufficiali sui decessi nel 2023, sono circa 1,1 milioni quelli in eccesso secondo un calcolo sulla media degli anni precedenti, imputabili con ogni probabilità al nuovo coronavirus. La crisi demografica, arrivata prima di quanto quasi tutti si aspettassero, sta già mettendo a dura prova i sistemi sanitari e pensionistici deboli e sottofinanziati. Un incubo per la leadership di Xi.

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