sudamerica

Ecuador, continua il braccio di ferro governo-narcos

Una banda criminale si scusa con la gente, ma critica il presidente. Liberati 41 ostaggi, uccisi cinque terroristi e arrestati 329 sospetti

Soldati nel quartiere di Carapungo, a Quito
(Keystone)
11 gennaio 2024
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È ancora braccio di ferro fra criminalità organizzata e governo in Ecuador dove, nel quadro di uno stato di emergenza decretato dal presidente Daniel Noboa e inasprito dalla dichiarazione di ‘conflitto armato interno’, le forze armate e la polizia nazionale (22.400 uomini) cercano di reprimere l'ondata di violenza scatenata da gruppi criminali legati al narcotraffico. Apparentemente, dopo la ‘giornata infernale’ di martedì in cui almeno 14 persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite nei raid delle bande armate, soprattutto a Guayaquil ma anche in altre province ecuadoriane, sono in parte diminuiti gli attentati e le azioni spettacolari. Oggi si sono registrati tre morti nello scoppio di un ordigno in una discoteca della località amazzonica di Puerto Francisco de Orellana, e tre allarme bomba a Quito, due dei quali falsi e un terzo risolto con un'esplosione a distanza.


Keystone
‘Vogliamo la pace’

Comunque le forze di sicurezza hanno mostrato i primi successi delle operazioni sul terreno, con l'uccisione da parte di militari dell'esercito di cinque ‘terroristi’, la liberazione di 41 ostaggi, e l'arresto di 329 sospetti. La polizia nazionale ha invece comunicato di avere catturato in due distinte operazioni dieci "presunti terroristi", tre nella città di Santo Domingo de los Tsáchilas, e sette a Ibarra, nella provincia di Imbabura, con la confisca di armi ed esplosivi.

Ripristino della legalità

Il presidente Daniel Noboa, al potere da appena due mesi, ha incassato nel suo sforzo di imporre l'autorità dello Stato il sostegno trasversale sia dell'intera comunità internazionale sia dei partiti politici ecuadoriani che in Parlamento hanno approvato praticamente all'unanimità proposte per sostenere l'opera di ripristino della legalità. Ma il cammino da percorrere è ancora lungo, perché la tensione nei centri di reclusione è ancora alta, al punto che è cresciuto a 178 il numero delle guardie e del personale amministrativo sequestrato dai detenuti in sette carceri: El Oro, Cotopaxi, Loja, Azuay, Tungurahua, Cañar e Esmeraldas. E perché gli analisti sono convinti che i boss dei 22 gruppi di narcos recensiti dal decreto governativo come ‘terroristi’, abbiano rinunciato ad uno scontro frontale con militari e polizia, e si stiano riorganizzando per un confronto in stile guerriglia.


Keystone
Pattugliamenti nella capitale

Secondo l'Osservatorio ecuadoriano del crimine organizzato, sei delle principali bande (Choneros, Tiguerones, Lobos, Lagartos, Chone Killers y Latin Kings) sono attive in almeno 20 province ecuadoriane. In questo ambito va segnalato un video diffuso da un gruppo senza nome che, rivolgendosi alla popolazione, si è "scusato per i disordini con voi, che siete i più poveri". Spiegando poi che il messaggio è per Noboa, descritto come "un ragazzo ricco con il suo ego da supereroe", il quale dovrebbe intavolare con loro negoziati sullo stile di quelli con la guerriglia colombiana.

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