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Morto ‘Er Principe’, ex della Banda della Magliana

Luciano Mancini aveva 88 anni. Un caso lo scambio di persona con altro membro del gruppo criminale che terrorizzò Roma e l'Italia

I membri della Banda
(Wikipedia)
3 gennaio 2024
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Era l'investitore dei capitali che provenivano dalla Banda della Magliana, secondo alcune indagini tessitore dei rapporti con il mondo dei potenti, dagli alti esponenti politici di un tempo fino a prelati del Vaticano in passato. È morto a 88 anni Luciano Mancini, ex esponente dell'organizzazione criminale radicata a Roma che negli anni 70 e 80 seminò sangue e terrore. Per qualche ora la scomparsa di ‘er Principe’ era stata attribuita - a causa di una parziale omonimia - a quella di un altro membro del clan: Antonio Mancini, 75 anni, detto ‘l'Accattone’, uno dei fondatori della banda, divenuto poi collaboratore di giustizia. Il giallo si è poi risolto dopo poco tempo, quando lo stesso Antonio ha scherzato sul caso che lo coinvolgeva, specificando di essere vivo e in buona salute.

Un nome, due personaggi

Per l'ultima volta dopo tanto tempo si è nuovamente incrociato il destino di due personaggi appartenuti allo stesso mondo della malavita capitolina di circa quarant'anni fa, ma anche diversi nei ruoli e nelle scelte future: "Mio padre, come me, ha avuto guai giudiziari e non si è mai pentito: lui e Antonio erano semplici conoscenti nel periodo in cui facevano parte di quell'organizzazione. Non avevano rapporti stretti", ricorda Massimiliano, figlio di Luciano Mancini, che chiarisce definitivamente: "in queste ore nel dare conto della morte del mio papà c’è stato un errore di comunicazione".

Il suo ruolo

’Er principe‘ era nel giro fin dagli anni 70, spiega ancora il figlio Massimiliano, che lo descrive come una sorta di colletto bianco della banda: un imprenditore che poteva considerarsi un ponte nei rapporti con il mondo economico-finanziario di Roma e non solo. "Lui è stato presidente della cooperativa edilizia ‘Delta srl’ negli anni 80, che faceva affari con costruzioni e ristrutturazioni e attraverso la quale ha avuto molti contatti, riuscendo a condurre affari nel sistema degli appalti pubblici. Poi si è fermato.

Aveva anche grosse conoscenze nel mondo del Vaticano - prosegue - ricordo che nel ’92 si dette da fare per contribuire al ritrovamento di opere sacre della Chiesa che erano state trafugate. Era considerato vicino agli uomini del gruppo di Testaccio perché era molto legato a Ernesto Diotallevi (quest'ultimo ritenuto dagli inquirenti altro punto di riferimento della malavita capitolina, ndr). Annunciando i funerali di Luciano Mancini, il figlio Massimiliano assicura: "Sono certo che domani nella chiesa di Santa Maria in Trastevere tanti suoi compagni e soci di vecchia data verranno a portargli l'ultimo saluto".

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