Estero

È morto Giorgio Napolitano

Il Presidente Emerito della Repubblica italiana si è spento oggi alle 19.45 nella clinica Salvator Mundi al Gianicolo in Roma

1925-2015
(Keystone)
22 settembre 2023
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Si è spento a Roma, all'età di 98 anni, nella Clinica Salvator Mundi, al Gianicolo, il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano. L'ex Capo di Stato era ricoverato da 4 mesi. Accanto a lui, la famiglia e il consulente per la comunicazione, amico di una vita, Giovanni Matteoli. Al senatore a vita avevano staccato le macchine, che ne garantivano anche la respirazione, all'inizio della settimana, ma il suo cuore ha continuato a battere per giorni prima di fermarsi. Cronisti e cameramen avevano affollato gli ingressi della casa di cura in attesa di notizie. Ma senza grandi risultati, visto che l'ingresso nell'edificio per loro era stato reso sempre off limits su espressa richiesta della famiglia e per disposizione della direzione della clinica. Numerosi agenti delle forze dell'ordine, con tanto di auto parcheggiate a Largo Berchet, davanti all'entrata di quello che è il primo ospedale internazionale privato, vigilavano sugli ingressi. I due figli Giulio e Giovanni, insieme alla moglie Clio Maria Bittoni, 89 anni, sono andati a trovarlo quasi ogni giorno.

Era già da qualche anno che il Presidente emerito della Repubblica aveva problemi di salute. Era stato operato una prima volta all'addome all'ospedale Spallanzani di Roma il 21 maggio del 2022 e l'intervento era stato eseguito dall'equipe del professor Giuseppe Maria Ettorre. Un secondo intervento lo aveva subito dopo aver lasciato il Quirinale, all'inizio del 2015, a due anni dall'inizio del suo secondo mandato. Il 24 aprile del 2018, nove giorni dopo aver parlato con il nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante le consultazioni avviate dopo le elezioni, era stato ricoverato al San Camillo per un improvviso malore. E qui era stato sottoposto a un altro complicato intervento all'aorta eseguito dal professor Francesco Musumeci. Venne dimesso il 22 maggio.


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Nel 2013, con Papa Francesco in vista al Quirinale

In questi ultimi giorni, molti i messaggi di conforto e vicinanza che gli sono arrivati, primo tra tutti quello del Papa. “Vi esorto a un pensiero per il presidente Napolitano che è in gravi condizioni di salute – era stato l'appello di Francesco ai fedeli durante l'udienza generale – che lui abbia conforto, questo servitore della patria”. Ma sul web c'erano stati anche commenti al veleno contro l'ex Capo di Stato, subito condannati da politici e istituzioni. “Trovo inconcepibile l'odio che si sta riversando in queste ore sui social nei confronti del Presidente Napolitano a cui mi sento vicino in questo momento di sofferenza”, aveva detto il presidente del Senato Ignazio La Russa. “Vile gioire per le sue condizioni critiche di salute”, aveva commentato Francesco Storace.

La Camera ardente per Napolitano verrà allestita a Palazzo Madama, come annunciato da Ignazio La Russa. Ed è probabile che venga organizzata già da domenica. A breve dovrebbe svolgersi un Consiglio dei ministri per decidere sui funerali di Stato che spettano di diritto a ogni Presidente emerito della Repubblica. Ma che, secondo quanto si apprende, nel suo caso potrebbero essere laici, come quelli che aveva avuto Pietro Ingrao davanti al Palazzo di Montecitorio. Subito dopo la notizia del suo decesso sono state messe a mezz'asta le bandiere del Senato.

Nessun presidente era mai stato rieletto

Giorgio Napolitano è stato il primo presidente della Repubblica in carica a essere rieletto al Quirinale. Alla scadenza di ogni settennato, l'idea di lasciare sul Colle più alto l'inquilino di turno si è sempre manifestata. Eppure il bis al Quirinale non era riuscito mai a nessuno. E la rielezione ha aperto una nuova strada politica come dimostra l'attuale secondo mandato di Sergio Mattarella. La Costituzione non vieta la rielezione del presidente della Repubblica. Eppure, nessun presidente era mai stato rieletto. Colpa probabilmente della lunghezza del mandato previsto dalla Carta per il capo dello Stato: 14 anni con lo stesso presidente sono stati considerati dalle forze politiche come un periodo troppo lungo per essere realizzabile. Ma ciò non toglie che, a partire dal primo capo dello Stato Enrico De Nicola, quasi tutti i presidenti della storia della Repubblica italiana siano stati contagiati o almeno sfiorati dal virus del settennato-bis.


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Elezioni del 2015

‘Un periodo notevole’

L'opzione della riconferma è stata immancabilmente presa in considerazione dai partiti, specie di fronte al consueto avvitamento dei veti incrociati che si verifica a ridosso delle votazioni. Accadde, per esempio, con il settennato di Sandro Pertini. I tifosi del presidente partigiano, puntando sulla sua popolarità nell'opinione pubblica, gli chiesero esplicitamente di farsi rieleggere. Proprio di recente è stato ritrovato un biglietto di Pertini alla moglie Carla Voltolina, in cui il presidente la rassicurava che non sarebbe rimasta per un altro lungo periodo al Quirinale. Già sette anni, scriveva Pertini, sono un periodo ‘notevole’. E, dopo aver ricordato che mai nessun presidente era stato riconfermato, concludeva: ‘Non esiste quindi una mia candidatura per il prossimo settennato’. Aggiungendo un post scriptum firmato ‘Sandricco’, che mostra come Pertini fosse un marito innamorato: ‘Ti voglio tanto bene, Carla, anche perché senti come sento io’.

Sette anni più tardi, nel 1992, fu la volta di Francesco Cossiga, che pure si era dimesso prima della fine del mandato. Questa volta, però, era il presidente picconatore che avrebbe fatto volentieri il bis. Le forze politiche erano in gran parte contrarie e l'avversione dei suoi colleghi democristiani non resero mai praticabile il progetto. ‘Se la casa brucerà, mi improvviserò anche pompiere’, disse Cossiga, scherzando ma non troppo, nei giorni che precedettero l'elezione di Scalfaro. Diversamente da Cossiga, Scalfaro non si fece mai illusioni. Sapeva bene che non avrebbe mai incassato i voti della Casa delle libertà: Berlusconi, Fini e Casini non gli avrebbero mai perdonato il mancato scioglimento delle Camere alla fine del primo governo Berlusconi con il ribaltone che ne seguì.

Meglio non infrangere le consuetudini

Carlo Azeglio Ciampi, nel 2006, fu invece sondato da più parti per un per un bis. Ma risolse la questione con una nota ufficiale. “Nessuno dei precedenti nove presidenti della Repubblica – scriveva Ciampi – è stato rieletto. Ritengo che questa sia divenuta una consuetudine significativa. È bene non infrangerla. A mio avviso, il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato”. Eppure il bis di Ciampi era caldeggiato dal partito di Berlusconi e la sua ricandidatura aveva ricevuto il sì convinto anche dell'Unione di Romano Prodi. Le pressioni su Napolitano per un settennato-bis partirono da lontano e da lui furono sempre respinte. Addirittura con una nota ufficiale che spiegava che la sua candidatura non era ‘ipotizzabile’. Ma alla fine, a rompere per primo la lunga consuetudine fu proprio lui. Una situazione analoga portò nuovamente al Quirinale Sergio Mattarella anche lui quasi costretto dalle difficoltà dei partiti a esprimere un nome nuovo.


Negli anni del Pci

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