Estero

In Olanda Rutte non si ricandida e lascia la politica

Dopo la crisi di governo, l’annuncio a sorpresa del quattro volte primo ministro. Verrà a mancare un punto di riferimento anche a livello di Ue

Il leader più longevo tra i Paesi dell’Unione europea
(Keystone)
10 luglio 2023
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Bruxelles – Lo avevano ribattezzato ‘teflon’ per la resistenza dimostrata in occasione di tutti i terremoti politici che negli ultimi 13 anni hanno scosso la politica olandese. Dalla sorprendente ascesa del populista xenofobo Geert Wilder a quella del BBB, il partito dei contadini che ha conquistato recentemente il Senato. Ma alla fine anche Mark Rutte, alla guida del partito liberale Vvd da 17 anni, ha deciso di gettare la spugna. Alle prossime elezioni non si ricandiderà e appena il nuovo governo sarà pronto a insediarsi lascerà libero il posto di primo ministro per il suo successore.

L'annuncio del ritiro dalla politica di Rutte è arrivato a sorpresa all'apertura del dibattito che si è svolto alla Camera dei rappresentanti dell'Aja sulla crisi di governo causata venerdì scorso dallo scontro interno alla coalizione di maggioranza sulla politica di asilo. "L'ho deciso domenica e non senza emozione. Ma penso sia una buona cosa passare il testimone", ha detto il premier 56enne rimasto alla guida del Paese più di qualunque altro collega.

Pilastro dell’integrazione europea

Rutte si è contraddistinto anche per altri due record fatti registrare durante la permanenza al vertice della politica nazionale. La nascita del suo quarto governo, nel 2022, è arrivata dopo un negoziato durato 271 giorni, cioè quantomai prima. E dopo l'uscita di scena della cancelliera tedesca Angela Merkel, Rutte era diventato – Viktor Orbán a parte – il leader più longevo tra i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi Ue. Un contesto, quello dei leader europei, dove Rutte era ormai considerato, nel bene e nel male, un punto di riferimento, un pilastro dell'integrazione europea basata sui delicati equilibri tra le forze politiche – socialisti, democristiani e liberali – che per oltre sessant'anni hanno gestito il potere.

Già alla guida del gruppo dei cosiddetti Paesi ‘frugali’, Rutte in Italia è stato conosciuto soprattutto come un paladino dell'austerità a causa della insistenza olandese nel chiedere conti pubblici in linea con il Patto di stabilità. Una posizione che però si è ammorbidita nel suo ultimo governo davanti alla necessità di procedere alla riforma dello stesso Patto dopo la sospensione causata dall'impatto della pandemia da Covid-19 sull'economia e il varo del Next Generation Eu. Ma Rutte è stato anche quello che è sceso in campo al fianco della Meloni per sostenere la sua linea sulla politica migratoria europea e sulla necessità di un accordo con la Tunisia andando contro i desiderata di Polonia e Ungheria.

Una chance per le forze radicali

Per il futuro dell'Ue, soprattutto guardando alle Europee del 2024, la caduta del governo olandese è motivo di accresciuta incertezza. Meloni rischia di perdere un potenziale alleato, almeno sul fronte migranti. Mentre cresce il rischio che il Paese possa finire nelle mani di forze radicali come il BBB, il partito dei contadini-cittadini che ha già conquistato il Senato puntando tutto sull'opposizione degli allevatori alle misure con cui Rutte voleva tagliare drasticamente le emissioni inquinanti di bovini e suini. Per conoscere come andrà a finire bisognerà aspettare almeno la metà di novembre, quando si dovrebbe svolgere la consultazione elettorale che però non è stata ancora ufficialmente annunciata.

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