la guerra in ucraina

Putin frena sul nucleare, i russi arretrano ancora

Il Cremlino ora parla di confini mobili a Kherson e Zaporizhzhia: ‘Penetrate le nostre linee di difesa’

Il test di un missile balistico russo (Keystone)
3 ottobre 2022
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"L’uso delle armi nucleari da parte della Russia è possibile solo in accordo con la sua dottrina" sulla deterrenza. Il Cremlino getta acqua sul fuoco degli allarmi su un possibile conflitto atomico - ma non fuga completamente i dubbi - e risponde a Ramzan Kadyrov, che ha invocato il ricorso ai mezzi di distruzione di massa. Quella del leader ceceno, ha affermato il portavoce Dmitry Peskov, è solo "una reazione emotiva".

Acqua sul fuoco

Una risposta da cui sembra trapelare anche il fastidio per le esternazioni sempre più dure ed esplicite dello stesso Kadyrov contro i vertici militari di Mosca, che hanno dato il "la" a una bufera di critiche per la caduta della città strategica di Lyman in Ucraina. Per Peskov, insomma, Kadyrov farebbe meglio a riflettere prima di parlare. Anche se ciò non significa che Mosca rinunci ai moniti già più volte lanciati sulla possibilità di fare ricorso "a tutti i mezzi" per difendere il proprio territorio. Comprese dunque le parti sotto il controllo russo delle province di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia annessi alla Federazione.

La Duma, la camera bassa del Parlamento, ha approvato all’unanimità i trattati di adesione firmati dal presidente Vladimir Putin. E mentre si aspetta la scontata ratifica del Consiglio della Federazione (il Senato), un punto di domanda rimane su quanta parte delle regioni annesse Mosca rivendicherà effettivamente la sua sovranità. Peskov ha detto in particolare che sui confini delle province di Kherson e soprattutto Zaporizhzhia, in gran parte ancora sotto il controllo ucraino, saranno consultate le popolazioni locali. Non è ancora chiaro attraverso quali strumenti, ma il commento sembra un riconoscimento delle difficoltà delle forze russe sul terreno.


In piazza per sostenere la guerra (Keystone)

In serata è stato lo stesso ministero della Difesa di Mosca ad ammettere che l’esercito ucraino, "con le sue soverchianti unità blindate", è riuscito a "penetrare le linee di difesa" nei pressi di due villaggi nella regione di Kherson. Mentre gli ucraini denunciano che le forze russe hanno iniziato la mobilitazione forzata della popolazione nel distretto occupato di Melitopol, nella regione di Zaporizhzhia, dove nel frattempo il direttore della centrale nucleare, Ihor Murashov, detenuto dalla scorsa settimana, è stato rilasciato.

Le linee guida

Quanto al richiamo del Cremlino al possibile uso di armi nucleari, la Tass puntualizza che la dottrina della deterrenza ne prevede l’impiego per rispondere a un attacco nemico con armi di distruzione di massa o missili balistici, ma anche a una "aggressione con armi convenzionali che metta in pericolo l’esistenza dello Stato". Evidentemente non rientrano in questa casistica i bombardamenti ucraini sulla regione russa di confine di Belgorod più volte denunciati da Mosca. Compreso quello in cui nelle ultime ore è rimasta uccisa una donna. Altra cosa sarebbe se gli ucraini ottenessero dagli americani i sistemi missilistici a più lunga gittata, che Washington si guarda bene dal fornire loro. Nel tentativo di superare queste resistenze, riferisce la Cnn, il governo di Kiev sta offrendo ora agli Usa di condividere la lista dei suoi bersagli, dando loro in sostanza il potere di veto sugli attacchi a certi siti russi.

Secondo il ministro della Difesa britannico Ben Wallace è "altamente improbabile" che Putin ricorra alle armi nucleari, anche perché la Cina e l’India hanno già messo in chiaro con lui che ciò sarebbe "inaccettabile". Ma Mosca non rinuncia a flettere i muscoli e la flotta del Mar Baltico ha annunciato di aver avviato esercitazioni tattiche con l’impiego di missili Iskander-M, capaci anche di trasportare testate atomiche. Ma a bruciare per Mosca continua ad essere la perdita di Lyman, città strategica per i collegamenti e i rifornimenti delle truppe tra il Donbass, il nord e il sud dell’Ucraina.

Kadyrov non si è fatto scrupolo di incolpare direttamente il generale Alexander Lapin, comandante del Distretto militare centrale. Ma ha chiamato in causa anche il capo di Stato maggiore interforze, Valery Gerasimov, che ha detto di avere avvertito fin da due settimane prima del pericolo. Le sue affermazioni hanno dato la stura ad un’ondata di critiche anche da parte di politici, come il deputato Andrey Gurulev, un ex generale, secondo il quale il problema non è "sul terreno", ma nelle stesse stanze del ministero della Difesa.

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