Estero

Olanda: il piano green di Rutte ‘incendia’ gli allevatori

Blocchi stradali e dei supermercati e arresti per la protesta degli agricoltori contro il taglio alle emissioni di azoto degli allevamenti

(Keystone)
7 luglio 2022
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Dai blocchi stradali a quelli dei supermercati, fino ai colpi di avvertimento della polizia a margine di una manifestazione. Nessun ferito, ma diversi arresti (19 solo in nottata). La tensione insomma resta alta in Olanda, dove gli agricoltori protestano ormai da quasi un mese contro le proposte del governo guidato da Mark Rutte per ridurre drasticamente le emissioni di azoto dagli allevamenti: un problema storico per i Paesi Bassi, come per le altre aree ad allevamento intensivo in Europa.

Così, dopo diversi pronunciamenti della Corte Ue e di tribunali nazionali, Rutte ha dovuto affrontare il problema, proponendo una legge per tagliare le emissioni di azoto del 50% entro il 2030, con tanto di mappa dei compiti assegnati a ciascuna provincia: alcune dovranno arrivare al 70%, le aree protette al 95% e hanno un anno per presentare piani dettagliati all’Aia.

Secondo le stime del governo la cura anti-azoto si tradurrà in un calo del 30% dei capi bovini a livello nazionale. Per un paese tra i maggiori esportatori di carne e latte dell’Ue, con 10 milioni di capi di suini, 3,7 di bovini e oltre cento milioni di volatili a fronte di 17 milioni di abitanti, si tratta di una rivoluzione. Mal digerita.

I target previsti "sono semplicemente irrealizzabili e avranno effetti disastrosi non solo sull’agricoltura, ma sulla vitalità economica, sociale e culturale dei territori rurali dei Paesi Bassi", commenta il portavoce della Lto Wytse Sonnema, che indica proprio in questo "effetto distruttivo" la "causa dell’attuale sfogo di rabbia" degli agricoltori olandesi.

La Lto è l’organizzazione agricola più rappresentativa del paese, ci tiene a marcare la distanza dalle manifestazioni violente. "Siamo rimasti scioccati dalle immagini" dei colpi sparati dalla polizia, su cui ora è in corso un’indagine", spiega. "Abbiamo bisogno che la discussione si concentri sugli enormi problemi che queste politiche causeranno, non su un piccolo gruppo di persone che si comporta in modo inaccettabile". Perché la macchina decisionale è già in moto.

"Il governo nazionale ha caricato i governi provinciali di obiettivi e tempi insostenibili – racconta Sonnema – lavoreremo con loro per arrivare a un approccio più realistico".

Lo scontro in Olanda ha implicazioni sul futuro della produzione alimentare dell’Ue: è simbolo dell’allevamento intensivo, ma anche uno dei paesi che investe di più sulle proteine alternative, fino a immaginare di poter produrre carne e latte senza animali.

Uno spin-off dell’Università di Maastricht – Mosa Meat, di cui Coop ha rilevato una quota nel 2018 – guida i tentativi europei di commercializzare l’hamburger da colture cellulari. A inizio anno un’azienda di Rotterdam ha presentato la sua caseina "animal-free" ottenuta con fermentazione di precisione.

I Paesi Bassi "vanno sempre più verso una produzione alimentare basata su prodotti ultra-lavorati come latte fermentato e carne sintetica – commenta Luc Vernet, del think tank brussellese Farm Europe – e questo sarà uno dei principali dibattiti dei prossimi anni". Cioè, conclude, "quello tra un’agricoltura che cerca di ridurre l’impronta ambientale attraverso i mezzi che le sono propri, i cicli naturali e una produzione alimentare totalmente svincolata dall’agricoltura tradizionale e dalla natura".

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