Estero

In manette ‘lady camorra’, la boss più potente di Napoli

Maria Licciardi, figura chiave dell’Alleanza di Secondigliano, fermata sabato all’aeroporto di Ciampino mentre si stava imbarcando su un volo per la Spagna

Maria Licciardi nel 2001
(Keystone)
8 agosto 2021
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Napoli – La boss dagli occhi di ghiaccio non si è smentita. Quando i carabinieri del Ros l'hanno fermata allo scalo di Ciampino, dove stava per salire su un volo diretto in Spagna, non ha perso la sua abituale freddezza. Classe 1951, esile, soprannominata "'a piccerella", Maria Licciardi è da decenni ai vertici della camorra napoletana, come capo del clan fondato da suo fratello Gennaro e come componente della cupola che guida l'Alleanza di Secondigliano, il cartello criminale egemone a Napoli.

Lucida, "mente fine" come la definì un pentito, è accusata di associazione camorristica, estorsione, ricettazione e turbativa d'asta, tutti aggravati dalle finalità mafiose. Era diretta dalla figlia, a Malaga, e sentendosi nel mirino degli investigatori avrebbe potuto facilmente trasformare la vacanza in fuga.

Per due volte aveva già evitato la cattura: due anni di latitanza prima dell'arresto nel 2001, poi di nuovo nel 2019 quando si rese irreperibile nel maxiblitz con 126 misure cautelari e sequestri di beni per 130 milioni. Due settimane dopo però il Riesame annullò l'ordinanza di arresto, rendendola di nuovo libera. Fino al decreto di fermo della Procura di Napoli eseguito sabato mattina.

Lunga carriera

Le cronache si occupano di Maria Licciardi sin dagli anni Ottanta. A chiamarla in causa come eminenza grigia del clan sono personaggi storici della camorra, come il pentito Carmine Alfieri. Quest'ultimo riferisce agli investigatori che Gennaro Licciardi - il boss ex capo del clan, morto in carcere per una grave malattia - gli aveva spiegato di avere una sorella che gestiva parte della organizzazione criminale e degli affari di uno dei sodalizi più potenti di Napoli.

Il ruolo apicale di Maria viene confermato in varie inchieste: prima braccio destro del fratello e del cognato Vincenzo, poi sempre più donna sola al comando. Tra le tante vicende che la mettono nel mirino degli investigatori c'è la ritrattazione del boss Costantino Sarno, uomo le cui rivelazioni avrebbero causato uno tsunami sul clan Licciardi. Il pentito pare avesse chiesto un miliardo di lire per porre fine alla sua collaborazione con la giustizia. E Maria Licciardi venne trovata dalla polizia in possesso di 300 milioni in contanti, probabilmente una tranche del pagamento. Poco dopo Sarno fece marcia indietro, e il clan continuò a rafforzare la sua caratura investendo somme da capogiro in tutta Italia e all'estero. Giro vorticoso di affari dietro cui, secondo gli investigatori, negli ultimi anni ci sarebbe stata lei, tornata in libertà nel 2009 dopo otto anni di carcere.

Business is business

Con Maria il clan Licciardi e l'Alleanza di Secondigliano rafforzano la dimensione imprenditoriale investendo nella produzione e nel commercio di ogni tipo di merce, anche all'estero. Business internazionali ma anche gestione minuta della "cassa comune": "'a piccerella" puntualmente provvedeva al sostegno delle famiglie degli affiliati detenuti per evitare pericolose defezioni.

L'attività investigativa ha documentato anche un capillare controllo del territorio ottenuto grazie a sentinelle che consentivano alla boss di allontanarsi in caso di "anomale" presenze delle forze di polizia. Precauzioni vanificate dal momento scelto oggi per ammanettarla, a Ciampino, lontano dal suo territorio. L'arresto di Maria Licciardi da parte dei Carabinieri - commenta il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese - "è un segnale forte dello Stato" al quale si aggiunge l'arresto a Napoli da parte della Polizia di sei persone, tra cui un minorenne, per la sparatoria che lo scorso 16 giugno provocò il ferimento di due persone innocenti nei Quartieri Spagnoli.

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