Estero

Macron tentato da nuove elezioni

Il presidente francese potrebbe dimettersi per cercare la riconferma e recuperre consenso

11 giugno 2020
|

L'ultima tentazione di Emmanuel Macron è la sfida più rischiosa, quella che sembra non portare fortuna ai leader che vi hanno fatto ricorso negli ultimi decenni: dimettersi e chiedere al popolo di essere rieletto, sgomberando in un colpo solo la strada da ogni ostacolo. Ne ha parlato lo stesso presidente al Circolo dei donatori, i suoi finanziatori con posto in prima fila. L'Eliseo smentisce, ma l'ipotesi è in piedi da alcune settimane e a Parigi già si disegnano nuovi scenari. In Parlamento, il presidente soprannominato Jupiter, non ha più la maggioranza con 'La Republique en Marche' ed è proprio la sua creatura politica a creargli più problemi, tra fuorusciti e mal di pancia. C'è stata poi la successione di emergenze - terrorismo-gilet gialli-scioperi-epidemia - che non ha reso la vita facile a chi aveva in mente di riformare la Francia e smontare uno dopo l'altro i suoi tabù, a cominciare dalla riforma delle pensioni.

Adesso c'è anche la maggioranza parlamentare che scricchiola, senza contare i sondaggi che non sono precipitati come per i suoi predecessori ma non lo aiutano nel suo progetto di uno slancio finale, gli ultimi due anni di mandato per cambiare finalmente volto al Paese. Ultimo dato che non regala tranquillità è l'impennata della popolarità di Edouard Philippe, l'uomo che lui ha inventato premier ma che è diventato il suo alter ego al potere: sobrio, moderato, più rigoroso che brillante. I francesi si sentono più rassicurati da lui e 2 su 3 appoggiano l'idea di un rimpasto a patto che a capo dell'esecutivo ci sia sempre il prestante premier, ex aspirante pugile.

A Macron, per riprendere in mano il gioco che gli sta sfuggendo, si presentano diverse opzioni: cambiare il premier, ma sarebbe impopolare; sciogliere il Parlamento (opzione che portò malissimo all'ultimo che ci ha provato, Jacques Chirac, che si trovò poi a governare con il socialista Lionel Jospin in coabitazione); un referendum istituzionale, che resta pieno di incognite. Oppure, dimissioni ed elezioni anticipate, l'ipotesi più rischiosa ma che - se andasse in porto - garantirebbe cinque anni di un Presidente-Jupiter con le mani libere. Secondo Le Figaro, un paio di settimane fa, ne ha parlato in videoconferenza a un gruppo di fidati e potenti sostenitori, i "donatori" che animarono la sua campagna vincente del 2017. In 5 minuti di discorso - ha riferito uno dei partecipanti citato - ha esplicitamente detto di essere pronto a dimettersi per provocare "nelle prossime settimane o mesi" elezioni presidenziali anticipate. Obiettivo: prendere in contropiede gli avversari: "sono sicuro di vincere - ha detto - perché di fronte non c'è nessuno".

Su questo, sembra difficile dargli torto: la gauche aspira ormai solo alle elezioni dei sindaci ma un nome unitario a livello nazionale non c'è neppure all'orizzonte; la destra è divisa fra Xavier Bertrand e François Baroin e deciderà in autunno chi la guiderà. E Marine Le Pen, che già sconfisse nettamente al ballottaggio 3 anni fa, fa meno paura di allora. L'Eliseo ha opposto una smentita tanto ufficiale quanto prevedibile: "il presidente non ha mai parlato di dimettersi e mai partecipato a una videoconferenza con i donatori". Qualche giorno fa, a Le Figaro, la stessa presidenza aveva però ammesso in modo più sfumato che "per principio, non viene esclusa nessuna ipotesi"

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔