Estero

La Cina sconfigge il virus, zero contagi nel Dragone

Il principale timore della Cina è adesso la pericolosa ondata di ritorno

foto keystone
19 marzo 2020
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Azzerati sul fronte interno i nuovi casi di coronavirus, il principale timore della Cina è adesso la pericolosa ondata di ritorno. A quasi due mesi dalla quarantena imposta a 60 milioni di persone, anche Wuhan, il focolaio della pandemia, è risultata per la prima volta priva di contagi aggiuntivi, secondo i dati della Commissione sanitaria nazionale. Una svolta sorprendente considerando le drammatiche cronache di fine gennaio.

Il presidente Xi Jinping, guidando mercoledì i lavori dell'ennesima riunione sulla crisi del Comitato permanente del Politburo, ha espresso soddisfazione per i progressi fatti su prevenzione e controllo, mettendo però in guardia dalle "nuove situazioni e dai problemi" legati alla diffusione del contagio all'estero e agli impatti sull'economia mondiale. "Non dobbiamo permettere che possano rovinare una vittoria ottenuta con il duro lavoro", è stato il suo monito. Dopo aver chiuso il 23 gennaio l'Hubei e il suo capoluogo Wuhan, il governo centrale varò misure draconiane, diventate poi ancora più dure per stroncare le vie di trasmissione del contagio: stop a tutte le attività produttive, obbligo di soggiorno domiciliare e impiego dell'esercito e della polizia per far rispettare le disposizioni, anche con la forza.

Contagiati mappati con intelligenza artificiale 

Mappatura delle persone entrate in contatto con i contagiati attraverso l'uso di intelligenza artificiale, big data e tecnologie come il riconoscimento facciale. Invio di migliaia di medici e personale sanitario, 16 ospedali da campo e altri due specializzati nella cura della 'polmonite anomala' da oltre 3.000 posti letto, costruiti in 10 giorni e gestiti dai militari. Uno sforzo enorme che il 18 marzo ha riportato i nuovi casi al "punto zero", quando il bilancio provvisorio è di 80.928 contagi totali, di cui 7.263 sotto trattamento medico, 3.245 morti (meno dell'Italia) e 70.420 guariti, pari a una quota dell'87%.

Ora Pechino si è candidata al ruolo di esempio da seguire, quando Europa e Usa sono sempre più in difficoltà con la gestione del virus. I 34 casi annunciati oggi sono solo contagi di ritorno: le infezioni importate sono salite a quota 189 in tutto il Paese. Dopo il blocco del 23 gennaio, il governo cinese attese fino al 27 gennaio prima di impedire che i numerosi gruppi di turisti non viaggiassero più all'estero per gli spostamenti del Capodanno lunare, quando a migliaia, con il rischio di portare il Covid-19, erano già in Nord America, Europa, Australia, America del Sud, Giappone e Corea del Sud.

La polizia chiede scusa al medico eroe che lanciò per primo l'allarme 

Il rischio per la leadership comunista ora è l'ondata di ritorno: in tutte le città sono state adottate misure di quarantena forzata di 14 giorni e a Shanghai, il 13 e il 15 marzo, sono stati accertati anche i primi due casi di italiani positivi al Covid-19, di rientro perché entrambi basati in Cina. Wuhan, dopo la svolta, ha allentato la quarantena nelle aree a "infezione zero" permettendo di tenere "attività personali". Nel resto dell'Hubei, a certe condizioni, è permesso l'ingresso dall'esterno, secondo un post del governo provinciale.

La polizia di Wuhan, infine, oggi si è scusata con il medico-eroe Li Wenliang, l'oculista che lanciò per primo l'allarme sul coronavirus morendo il 6 febbraio proprio a causa del Covid-19. Fu convocato e redarguito per la "diffusione di false informazioni su internet". L'Ufficio di pubblica sicurezza locale ha spiegato che sul caso "ci furono applicazione errata della legge e procedure irregolari". Le scuse sono giunte dopo le conclusioni della National Supervisory Commission, secondo cui "l'azione della polizia non fu appropriata" e soprattutto dopo un'enorme indignazione pericolosamente montata su internet.

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