Estero

L'anno scorso nel Mediterraneo sono morti 1'283 migranti

Stando ai dati dell'Oim, in Europa con i barconi sono giunte dal mare 110mila 669 persone

Keystone
3 gennaio 2020
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Il Mediterraneo, anche nel 2019, si è confermato un enorme cimitero per i migranti annegati mentre cercavano di raggiungere l'Europa.

Il numero di morti, quasi 1'300, per varie ragioni si è quasi dimezzato rispetto al 2018, ma resta molto alto il rischio che questi disperati corrono inseguendo un futuro migliore. Gli arrivi, nel complesso in calo del 5 per cento, si sono dimezzati in Italia e raddoppiati in Grecia. Questo è il quadro che emerge da un comunicato dell'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, che traccia un bilancio per l'anno appena finito del flusso di migranti e rifugiati verso l'Europa attraverso le tre rotte mediterranee.

Gli arrivi nel continente sono stati 110mila 669, con un calo del 5 per cento rispetto all'anno precedente e le morti sono ammontate a 1.283 con una diminuzione del 44 per cento sul 2018 che comunque porta il numero dei decessi a quasi 20 mila (19.164) dal 2014.

Crescente numero di naufragi non ancora confermati

Sulla rotta più pericolosa, quella tra Libia e Italia, sarebbe morto un migrante su 33 rispetto al rapporto di uno a 51 del 2017 e di uno a 35 nel 2018, calcolano i ricercatori Oim.

Come riporta una tabella, gli arrivi in Italia vengono fissati dall'Oim per il 2019 in 11mila 471, in ulteriore calo rispetto agli oltre 181 mila del 2016, passando per i circa 119 mila dell'anno dopo e il crollo a 23mila 370 del 2018, l'anno della chiusura dei porti italiani. Per contro in Grecia gli arrivi di migranti nel 2019 sono quasi raddoppiati a 62mila 445 rispetto 32mila 742 dell'anno precedente in cui era stato registrato un livello analogo a quello del 2017 dopo l'esodo da circa 854 mila persone del 2015 della crisi siriana con uno strascico da 174 mila individui l'anno successivo.

Per le cifre su annegamenti e altri decessi c'è però il sinistro cono d'ombra di "un crescente numero di naufragi che devono ancora essere confermati", avverte l'agenzia "collegata" alle Nazioni unite: si tratterebbe di "centinaia di vite andate perdute senza lasciare tracce" a bordo di "imbarcazioni fantasma", barconi e gommoni segnalati dispersi ma per i quali non è stato possibile rintracciare solide prove. Un fenomeno "sempre più frequente da quando la presenza" di "soggetti europei e non-governativi", quindi le ong, "è diminuita alla metà del 2017", nota l'Oim.

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