Reportage

Dopo il terrore riaprono le scuole cattoliche in Sri Lanka

A un mese dagli attentati lo Sri Lanka cerca di ripartire. Intanto si è scoperto che gli attentati dovevano essere 29, alcuni cambiati all'ultimo minuto

Keystone
20 maggio 2019
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Le scuole cattoliche in Sri Lanka riapriranno domani, a un mese esatto dagli attentati di Pasqua, il 21 aprile, che hanno provocato la morte di oltre 250 persone e centinaia di feriti.

In questi giorni i direttori degli istituti cristiani hanno incontrato le famiglie, ancora impaurite. È stato organizzato anche "un servizio di volontariato fatto dagli stessi genitori per garantire che i ragazzi possano rientrare in classe in tutta sicurezza", dice il cardinale di Colombo, Alberto Malcolm Ranjith.

La voglia è quella di tornare alla normalità in un Paese ancora frastornato, attonito, dove non si possono negare tensioni tra le diverse comunità, e "un risentimento", come lo chiama il Nunzio apostolico, monsignor Pierre Nguyen Van Tot, contro il governo "perché, non avendo valutato le allerta, la gente pensa che non sia stata protetta abbastanza".

Un aiuto agli orfani post attentati

La Nunziatura apostolica in Sri Lanka, che poi è il braccio del Papa nel Paese, sta "valutando singoli casi di persone e famiglie bisognose di aiuto". Il Nunzio, incontrando i giornalisti italiani nell'ambito della missione in Sri Lanka di Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha raccontato in particolare dei tanti orfani. "Siamo riusciti a garantire a tre fratelli, che negli attentati hanno perso sia la mamma che il papà un aiuto che durerà nel tempo per consentire loro di completare gli studi. Si è offerta di aiutarli una ditta che produce tè", uno dei principali prodotti locali, ha riferito come esempio il Nunzio.

"Noi stiamo distribuendo pacchi alimentari alle famiglie più povere" perché hanno perso il sostegno dell'unica persona che lavorava. Gli attacchi - racconta il diplomatico della Santa Sede - hanno causato anche dei corti circuiti economici: innanzitutto il crollo del lavoro nel campo del turismo. Poi, soprattutto a Negombo, si è creata un'altra frattura da sanare: i cristiani sono soprattutto pescatori e i musulmani soprattutto commercianti. Le relazioni economiche fino a un mese fa funzionavano. Ora anche questa è una ferita da sanare. "Ma la gente viene in Nunziatura anche solo per parlare o pregare. Le persone sono ancora molto provate", conclude il Nunzio.

Dopo gli attentati di Pasqua Papa Francesco ha lanciato diversi appelli di solidarietà, il primo subito dopo i fatti nel corso della benedizione Urbi ed Orbi del 21 aprile. Poi ha inviato una lettera alla Chiesa locale esprimendo tutta la sua vicinanza. "Vorrei incontrare il Papa per raccontargli di persona che cosa è successo e come è ora la situazione", annuncia il cardinale di Colombo Ranjith. Sui tempi non ha previsioni. "Non subito, non voglio abbandonare la barca quando è ancora in difficoltà", dice il porporato riferendosi alla situazione della comunità cristiana, ancora sotto choc dopo gli attentati di un mese fa.

Gli attentati previsti erano 29

Il Nunzio ha anche riferito che gli attacchi programmati dai terroristi il 21 aprile erano 29, anche se poi ne sono andati a segno sei. Mons. Von Tot ha raccontato anche che l'attacco ad uno degli alberghi è stato causato dal fatto che la vicina Chiesa cattolica, la St. Mary, era casualmente presidiata dalla polizia perché il giorno prima c'era stato un furto. E quindi i terroristi hanno puntato sull'hotel. Episodio simile per l'attentato che ha colpito la Chiesa evangelica di Batticaloa. L'obiettivo iniziale era la cattedrale cattolica ma il parroco, avendo visto la sera prima persone sospette intorno alla Chiesa, aveva anticipato la messa e quindi il kamikaze all'ultimo ha modificato il suo obiettivo.

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