Italia

Mattarella firma la manovra. E l'Ue vigila

Approvata, tra proteste e bagarre in aula, la legge di bilancio corretta per non incappare nella procedura di infrazione europea.

30 dicembre 2018
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Arriva l'atteso e sofferto via libera definitivo alla prima manovra gialloverde. A un soffio dall'esercizio provvisorio la Camera italiana dei deputati ha approvato, con 313 voti favorevoli e solo 70 contrari di Forza Italia e Fratelli d'Italia, perché Partito democratico e Liberi e uguali non hanno partecipato, una legge di Bilancio corretta profondamente per venire incontro all'Ue e non incappare nella procedura di infrazione. Una manovra firmata immediatamente dal presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e che potrà così entrare in vigore, con sollievo di tutti, dal primo gennaio.

La riscrittura delle ultime settimane ha consentito di evitare di fatto un commissariamento "di 5-7 anni" e ha fermato la corsa dello spread, sottolinea il ministro dell'Economia italiano Giovanni Tria, ammettendo che raggiungere il traguardo è costato "grande fatica". Ma si tratta di un risultato "voluto da tutti" e che non intacca i "pilastri" del progetto del governo "scritto con il cuore", come dice Luigi Di Maio, e che, esulta il premier Giuseppe Conte, apre per l'Italia una "stagione di riscatto". Peraltro, aggiunge Matteo Salvini, si rimettono "20 miliardi" nelle tasche degli italiani e sono quindi "r.idicole" le contestazioni delle opposizioni.

A frenare i festeggiamenti arriva però, a pochi minuti dal voto del Parlamento, il monito di Pierre Moscovici: Bruxelles, ricorda via Twitter, vigilerà "attentamente" sulla "esecuzione" delle misure, adottate dopo "lunghe discussioni e momenti difficili". Lo spettro della procedura, insomma, resta sempre dietro l'angolo. Anche perché ci sarà da fare i conti, come ammette Tria, con un contesto internazionale che "non si annuncia favorevole e con impegni presi con Bruxelles non semplici da mantenere, dal maxipiano di privatizzazioni da un punto di Pil agli aumenti Iva da oltre 50 miliardi in due anni da sterilizzare. E ancora prima saranno da concretizzare le promesse di bandiera di Lega e Movimento 5 Stelle, quota 100 per le pensioni e reddito e pensione di cittadinanza, ridimensionate nelle risorse ma non, ripetono come un mantra i due azioni di maggioranza, nella portata e nelle platee interessate.

Il via libera alla manovra arriva comunque dopo che in Parlamento, e fuori, si è visto di tutto. Proteste del servizio di noleggio con conducente Ncc, e dei tassisti, che hanno paralizzato Roma. Sindacati sul piede di guerra per il nuovo "raffreddamento" delle pensioni. Democratici in manifestazione fuori da Montecitorio e Forza Italia pronta a sua volta alla piazza in "gilet azzurri". E poi in Aula urla, spintoni, faldoni per aria, offese, accuse reciproche. Scontri, sempre più accesi, tra gli ormai ex alleati Lega e Forza Italia. E, da ultimo, l'incidente sul "clima da terrorismo mediatico e psicologico" denunciato sul blog delle Stelle che ha scatenato lo sdegno delle opposizioni e la "bacchettata" del presidente della Camera italiana, Roberto Fico.

"La democrazia non è sotto attacco: l'opposizione fa il suo lavoro", ha detto poco prima della rimozione del post dal sito ufficiale del Movimento. Più volte sollecitato dalle minoranze a essere "imparziale" e a fare rispettare le prerogative del Parlamento che non ha potuto, "prima volta nella storia", esaminare davvero la manovra, Fico ha difeso il suo ruolo, spiegando che certo, i tempi della discussione "dovevano essere più lunghi" ma non si potevano ampliare, pena l'esercizio provvisorio.

Se il lavoro, a tratti estenuante, per portare a casa la manovra si è concluso a 24 ore dalla deadline del 31 dicembre, già da gennaio il governo dovrà comunque tornare a metterci mano. Intanto per sistemare il pasticcio dell'Imposta sul reddito delle società (Ires) sul no profit, sulla quale già è stata annunciata una retromarcia. E poi per rivedere qualche "errore" o qualche "dimenticanza". Come quella - viene rubricato come tale - sul fronte della flat tax per gli autonomi. Varata con un "buco" che permetterebbe lo sconto per un anno anche se si supera la soglia dei 65 mila euro.

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