Campione d'Italia

Mario Botta: 'Un errore non prevedere altre funzioni'

Per l'architetto l'edificio non avrebbe dovuto avere una sola funzione e ritiene sia stato un sbaglio non aver previsto fin dall'origine una maggior flessibilità

Ti-Press
12 agosto 2018
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La ''cattedrale laica'' di Mario Botta  che non passava innosservata sia di giorno ma soprattutto di notte in quanto illuminata da decine di fari ora appare un enorme dinosauro inanimato, facendo riemergere  dalla cassaforte della memoria un interrogativo che molti si ponevano già undici anni fa. Insomma, riemergono dubbi sulla necessità di un edificio così grande (13 piani, 55mila metri quadrati, 240 mila metri cubi). Sarebbe dovuto costare 90 milioni di euro. È costato quasi il doppio. È, come spazi, il più grande Casinò d'Europa. E probabilmente il più conosciuto al mondo. E ben triste il primato mondiale ottenuto a fine luglio: quello di essere il primo casinò a fallire, lasciandosi alle spalle una situazione drammatica per l'intera comunità campionese. Non potrà non essere riaperto. La posta in palio non consente alternative. Il casinò a Campione è tutto. È passato, presente e futuro. E la ''cattedrale laica'' dell'architetto ticinese di fama mondiale non potrà non avere come funzione primaria quella di essere un casa da gioco.

È lo stesso Mario Botta ad affermarlo al ''Corriere di Como'' che pone un punto fermo: ''È anomalo che un simile edificio abbia una sola funzione''. L'architetto ticinese va oltre: ''È stato un errore non prevedere fin dall'origine una maggior flessibilità ed è anomalo che un'intera comunità basi il proprio destino su un edificio così legato alla sua funzione primaria''. Erano anni, allora, in cui la casa da gioco incassava 160 milioni di euro all'anno, i dipendenti erano 660 e per un euro occorrevano un franco e 160 centesimi. Erano anni in cui in riva al Ceresio nessuno badava alle spese e c'era chi chiedeva di puntava a mantenere nell'enclave gli utili della casa da gioco, anche se una convenzione prevedeva fossero suddivisi fra i soci pubblici della società di gestione. Una quota era destinata al Ministero dell'Interno. Quello stesso ministero a trazione leghista che ora ha in mano il destino dell'Enclave e che per bocca del sottosegretario Stefano Candiani torna a sottolineare che un passo indietro dell'attuale consiglio comunale sarebbe utili. Sul destino del mastodontico edificio, che ha trasformato l'assetto urbano di Campione (per molti lo ha stravolto) Mario Botta, dopo aver affermato che i cambiamenti non si possono decidere a tavolino, "nè sono compito degli architetti'', per cui ''spetta alla cittadinanza interrogarsi sul suo destino e, se le esigenze saranno quelle di ridimensionarlo, decidere cosa fare di quella immensa volumetria''.

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