Estero

Addio a Marchionne

È morto per un arresto cardiaco, dopo un mese di ricovero all’ospedale universitario di Zurigo, l’ex amministratore del gruppo Fca.

26 luglio 2018
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È stato un arresto cardiaco a causare la morte di Sergio Marchionne. Arresto giunto a seguito di “complicazioni inattese” dopo essersi sottoposto a un intervento chirurgico alla spalla destra all’ospedale universitario di Zurigo.
Stando all’agenzia stampa italiana Ansa dopo un primo arresto cardiaco è stato portato in rianimazione. Lì ha avuto un secondo attacco cardiaco che lo ha portato a morte naturale.

“È accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l’uomo e l’amico, se ne è andato”: ha affermato in mattinata il presidente di Fiat Chrysler Automobiles (Fca), John Elkann, annunciando la morte di Sergio Marchionne, ex Ceo del gruppo automobilistico.

“Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore”, ha aggiunto Elkann invitando a rispettare la privacy della famiglia di Marchionne. “Io e la mia famiglia gli saremo per sempre riconoscenti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler”.

Al di là degli aspetti umani, Sergio Marchionne sarà ricordato come il manager che nel 2004 ha salvato la Fiat dal fallimento e l’ha trasformata – integrandola con la statunitense Chrysler – nel settimo gruppo automobilistico mondiale. Ma è anche l’uomo dei piani industriali ambiziosi presentati con il sottofondo musicale del jazzista afroamericano Bobby McFerrin. Passeranno alla storia l’acceso scontro sindacale nelle fabbriche italiane, la svolta nelle relazioni industriali con l’uscita da Confindustria, l’alleanza con Chrysler benedetta dalla Casa Bianca di Obama.
Nato a Chieti il 17 giugno di 66 anni fa, Marchionne è figlio di un maresciallo dei carabinieri e con l’Arma manterrà sempre un forte legame al punto che, quasi per un segno del destino, l’ultima immagine pubblica è la consegna di una Jeep Wrangler al Comando Generale a Roma. A 14 anni emigra con la famiglia in Canada, dove consegue tre lauree, in Filosofia, Economia e Giurisprudenza. Inizia l’attività da manager in Svizzera e nel 2002 assume le redini di Sgs, il colosso che opera nei servizi di certificazione. L’anno successivo entra nel consiglio Fiat, voluto da Umberto Agnelli e nel 2004, dopo la sua morte, diventa Ceo al posto di Giuseppe Morchio, a fianco di Luca di Montezemolo e di John Elkann.

Marchionne è un grande negoziatore e a Torino lo dimostra subito ridiscutendo con le banche il prestito da tre miliardi di euro e l’accordo con General Motors. Ma è anche un duro. Sul fronte sindacale porta avanti la battaglia contro la rigidità del contratto nazionale e si scontra con la Fiom, negli stabilimenti e nei tribunali, sul nodo della governabilità delle fabbriche. Chiede flessibilità come condizione per investire a Pomigliano e a Mirafiori, con la minaccia di un ’Piano B’ che vuol dire portare altrove gli investimenti, fino alla vittoria del sì nei referendum e la divisione mai sanata tra i sindacati. Apre un altro fronte con Confindustria e a inizio 2012 esce dall’associazione. Una decisione clamorosa perché a inizio ’900 la Fiat era stata uno dei suoi soci fondatori.

Al centro anche delle relazioni politiche mondiali, ma senza intenzione di fare parte di quel mondo (“Scherziamo? Io faccio il metalmeccanico”, diceva): amato da Barack Obama ma anche ‘il preferito’ del presidente Donald Trump, pronto a trattare con la cancelliera Angela Merkel quando prova a comprare la Opel. Corteggiato in Italia da Silvio Berlusconi, che gli offre la candidatura a leader del centrodestra, a fasi alterne con Mario Monti e Matteo Renzi.

Grande fumatore, Marchionne, appassionato di jazz e lirica ma anche di cantautori come Fabrizio De André, è l’uomo dal look casual. L’abito formale non l’ha mai amato, neppure agli appuntamenti ufficiali, come la visita della Merkel a Maranello. Il suo preferito è il pullover nero a girocollo, comprato in serie su internet. Niente mondanità, meglio un libro o una buona cena, l’attesa – vana – di una vita più normale con la sua compagna Manuela che è rimasta fino alla fine accanto a lui.

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