Estero

Aquarius, Macron non si scusa, Conte rinvia il vertice

Non accenna a placarsi la polemica divampata sui migranti a bordo della nave Aquarius. Il primo ministro italiano pronto a rinviare il summit di Parigi.

13 giugno 2018
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"Al momento non sussistono le condizioni". Alla fine di un’altra giornata di fuoco tra Roma e Parigi – con l’ambasciatore francese convocato alla Farnesina e il ministro Tria che ha annullato la visita – il premier italiano Giuseppe Conte ha fatto sapere di essere orientato a "rinviare" il vertice all’Eliseo di venerdì.

Del resto Roma era stata chiara: senza le scuse francesi, l’incontro sarebbe saltato. E le scuse non sono arrivate. Anzi. Il presidente francese Emmanuel Macron ha ulteriormente alzato l’asticella, lasciando i migranti sullo sfondo, e facendo diventare lo scontro tutto politico: "democratici" contro "populisti".

Macron contro Salvini. Il bersaglio dell’inquilino dell’Eliseo d’altronde è stato lui, il leader del Carroccio, fin dall’inizio. Conte oggi non ha rilasciato alcuna dichiarazione sulla vicenda Aquarius e sullo scontro con Parigi. Mentre Salvini è intervenuto per tutto il giorno, rivolgendosi direttamente al leader francese per chiedere a più riprese un passo indietro della Francia.

Legandolo al bilaterale: "Senza scuse ufficiali Conte fa bene a non andare a Parigi", ha avvertito in mattinata. La risposta di Macron non si è fatta attendere. Niente scuse, ma piuttosto un attacco diretto a Salvini: "Chi cerca la provocazione? Chi è che dice ’io sono più forte dei democratici e una nave che vedo arrivare davanti alle mie coste la caccio via’? Se gli do ragione, aiuto la democrazia?", ha chiesto parlando ai francesi in Vandea.

E ha aggiunto: "Non dimentichiamo chi ci sta parlando e chi si rivolge a noi. Non lo dimentichiamo perché anche noi abbiamo a che fare con gli stessi...". Il riferimento naturalmente è a Marine Le Pen: piegarsi all’omologo italiano – è il ragionamento che si fa in ambienti dell’Eliseo – sarebbe inaccettabile. Per questo il leader francese ha precisato che i due paesi collaborano da un anno "in modo esemplare" ed hanno "ridotto a un decimo gli sbarchi grazie a un lavoro con la Libia e nel Sahel". Come dire, il problema non è l’Italia, ma proprio il governo giallo-verde.

All’attacco personalizzato è arrivata una risposta altrettanto personalizzata: "Macron passi dalle parole ai fatti e domani mattina accolga i novemila migranti che si era impegnato ad accogliere", ha detto Salvini, assicurando di aver con lui tutta l’Italia e accusando il leader francese di "continuare istericamente la sua guerra al popolo italiano che in quanto a generosità ha poco da imparare".

Sul fronte diplomatico, prima di arrivare alla decisione sul vertice, l’Italia aveva già giocato alcune carte: il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, aveva rinviato l’incontro a Parigi con il suo omologo, mentre il ministro degli esteri Enzo Moavero aveva convocato alla Farnesina l’ambasciatore francese chiedendo "iniziative idonee a sanare la situazione" (leggi le scuse), evocando altrimenti il rischio di "compromettere" le relazioni tra i due paesi.

A questo punto resta un giorno cuscinetto per cercare di evitare uno strappo che non ha precedenti nella storia dei rapporti tra Italia e Francia, ma immaginare un passo indietro di una delle due parti stasera sembra difficile.

Allo scontro tra i due paesi ’cugini’ hanno assistito gli altri leader europei. A partire da Angela Merkel, che sta cercando di mediare e proporre una soluzione unitaria europea anche per arginare il suo ministro-avversario Seehofer, pronto a lanciare ’un asse dei volenterosi’ con Salvini e il cancelliere austriaco Kurz per chiudere i confini.

Al parlamento europeo poi la plenaria sul caso Aquarius si è trasformata in un vero e proprio processo contro l’Italia, accusata, a partire dal leader dell’Alde Guy Verhofstadt, di populismo e nazionalismo e paragonata a Ungheria e Polonia. Critiche che non hanno minimamente scosso Salvini, che ad una domanda sul rischio che l’Italia possa rimanere isolata ha risposto: "Non siamo mai stati così centrali ed ascoltati".

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