Estero

Stragi di Parigi, tra le carte spunta il nome di un complice 'italiano'

Uno dei luoghi delle stragi
14 novembre 2017
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"Ispirato dalla camorra", delinquente comune, convertito all’islam, poi soldato jihadista pronto a sacrificare se e i suoi figli per aiutare la causa terroristica: dalle tonnellate di verbali sulle stragi di Parigi, di due anni fa, spunta il nome di Domenico G., francese di origine italiana, fiancheggiatore della "mente" dei commando del 13 novembre, Abdelhamid Abaaoud.

Il nome di battaglia di quest’uomo di circa 32 anni, che si ispira ai metodi della camorra, ama le armi e lo scontro, è "Abderrahmane al-Italy". Più che un teorico o un religioso, viene descritto dai testimoni come un tipo pronto a tutto. Della tentacolare organizzazione delle stragi del 13 novembre 2015 era al corrente, ne aveva parlato con Abaaoud. Al punto da cercare di aiutarlo a nascondersi, nelle ore e nei giorni dopo le stragi, a Parigi e dintorni.

Cercò un rifugio alla mente delle stragi

Per riuscirci, non ha esitato a coinvolgere la sorella maggiore, Anne-Marie, 40 anni, che lavora in un bar, raccomandandole "un amico, un tipo tranquillo", Abaaoud. Bisognava sistemarlo, dargli un alloggio in quelle ore difficili, prima dell’assalto delle teste di cuoio al covo di Saint-Denis. Anne-Marie seppe però proteggersi dal fratello manipolatore e non gli diede retta. Scambiò qualche sms con Abaaoud in quelle ore, ma dopo essere stata fermata per accertamenti, raccontò tutto e fu rilasciata.

Non fece niente, la storia le apparve subito sospetta e, al suo posto, per aiutare Abaaoud, non rimase che la cugina, che fu poi uccisa insieme a lui nel covo di Saint-Denis. Anne-Marie non obbedì a Domenico, né rispose più agli sms di Abaaoud che le chiedeva un appuntamento. Il fratello, racconterà poi nei verbali agli inquirenti, era "pronto a tutto" per l’Isis, anche a "sacrificare i suoi figli".

Chi era (è) Domenico

Prima di unirsi ai terroristi della jihad, Domenico era stato segnalato in Italia, dove si era fermato affermando di voler aprire un negozio di scarpe a Milano. Nel 2012 si era convertito all’islam, la radicalizzazione avviene fra il 2013 e il 2014, in contatto con il "gruppo dei meccanici" di Saint-Brice-sous-Foret, vicino a Parigi, un’officina auto in realtà covo di islamisti radicali in gran parte fiancheggiatori, rivendicatori di attentati, fornitori di logistica ai personaggi di primo piano. Non frequentava più la moschea, diceva che i religiosi non erano abbastanza "fedeli" alla causa, affermava che "rubare a un non musulmano non è un furto".

I servizi francesi hanno spiccato un mandato d’arresto internazionale nei suoi confronti, per "associazione a delinquere a scopo terroristico". Le indicazioni lo danno ancora in vita, probabilmente in Siria. (Ats)

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