Estero

Londra, l'attentatore è un britannico di 52 anni. L'Isis rivendica

(Stefan Rousseau)
24 marzo 2017
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Il killer di Londra ha un volto, un nome e un movente, su cui si affretta a mettere il cappello l’Isis. Si chiamava Khalid Masood, cittadino britannico di fede islamica, l’uomo che mercoledì ha fatto scorrere il sangue all’ombra del palazzo di Westminster falciando pedoni come birilli a bordo di un suv e poi accoltellando un agente a morte prima di essere abbattuto sulla soglia del parlamento più antico del mondo. Il bilancio delle sue vittime, purtroppo, intanto è salito a quattro, con la morte di un 75enne ferito gravemente sul ponte di Westminster.

Cittadino britannico, 52 anni, nato nel Kent da una famiglia d’immigrati, ma cresciuto a Birmingham, Masood – che alla nascita si chiamava Adrian Elms – era noto alla polizia per atti di piccola criminalità.  Secondo quanto hanno reso noto fonti investigative ai media britannici, l’uomo si sarebbe convertito all’Islam in prigione dove è finito più volte per diverse condanne. La prima risale al novembre 1983 e l’ultima nel dicembre 2003 per possesso di un coltello.

Non era mai stato condannato per terrorismo, ma Masood – che era noto alla polizia con diversi nomi – era finito nei radar dei servizi per contatti con terroristi islamici, precisano fonti di The Independent. Le stesse fonti che precisano che l’indottrinamento sarebbe iniziato al momento dell’incontro con estremisti islamici in prigione.

E proprio nella sua città dove risiedeva l'attentatore si concentrano le indagini. Nei quartieri della capitale industriale delle Midlands si concentra come in nessun altra area urbana del regno il cuore di tenebra del jihadismo d’importazione o 'made in Britain'. La città dove l’antiterrorismo ha arrestato non a caso tre degli 8 presunti fiancheggiatori finiti in manette, secondo i dati diffusi dal numero 2 di Scotland Yard, Mark Rowley.

L'appello a tornare alla normalità

All’indomani dell’attacco che ha fatto ripiombare il Regno Unito avviato verso la Brexit nell’incubo del terrorismo, colpendolo al cuore di uno dei suoi simboli, Londra cerca di rialzare la testa. Parla Theresa May, che raccoglie la sfida riprendendo la seduta alla Camera dei Comuni dove era stata interrotta 24 ore prima in modo tanto traumatico. Chiede ai britannici di tornare alla normalità. E si fa sentire anche la regina, elevando – come il Papa – le sue "preghiere" per le vittime di "una violenza orribile" che i leader del mondo, da Washington a Roma, condannano unanimi.

Una violenza "ispirata dall’ideologia jihadista", ribadisce la premier di fronte ai deputati, pur additando l’autore quale "figura marginale": nota ai servizi di sicurezza di Sua Maestà come "estremista", ma mai indagato per terrorismo.

La rivendicazione

A gettare un’ombra sui richiami alla calma della premier Theresa May sono le note celebrative della rivendicazione dell’Isis, che – stando ad un messaggio diffuso dal’Amaq News Agency, organo di propaganda dello Stato islamico – si è affrettato ad esaltare Khalid Masood come "un soldato del Califfato". Califfato in disarmo o quanto meno in difficoltà sui fronti siriano e iracheno, ma che continua ad attribuirsi la capacità di colpire dietro le linee del nemico 'infedele' attraverso i foreign fighter di ritorno o l’aiuto di 'cani sciolti' radicalizzatisi in qualche modo a casa loro e pronti a giurare fedeltà ai deliri di al-Baghdadi e dei suoi.

Individui fra i quali, a quanto pare, può essere iscritto d’ufficio, post mortem, pure l’attempato Khalid Masood.

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