Confine

Fuga di infermieri in Ticino, un caso nazionale in Italia

In Svizzera un infermiere guadagna fino a 5’500 franchi lordi al mese contro i 2’600 euro lordi al mese percepiti nella vicina Penisola

La fuga di sanitari verso la Svizzera è destinata ad avere pesanti conseguenze anche sull’assistenza alle persone anziane
(Keystone)
28 gennaio 2024
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La fuga di infermieri nella fascia di confine in Canton Ticino è diventata un caso nazionale in Italia. Se ne parla infatti diffusamente nella diciannovesima edizione del ‘Rapporto sanità’, realizzato dai ricercatori dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e dalla Federazione italiana medici di medicina generale, che hanno diffuso i risultati della loro ricerca sul settore sanitario e sulle sue prospettive future.

Un voluminoso dossier di oltre cinquecento pagine con numerose tabelle, che delinea il ‘pianeta sanità’, ovvero il grande malato su cui si dibatte aspramente a livello politico. Fra i mali che rendono cagionevole lo stato di salute della sanità italiana i ricercatori del Crea sanità, il Centro per la ricerca economica applicata in sanità, indicano la fuga di personale sanitario – infermieri e medici – verso la Svizzera.

Una fuga che si concentra soprattutto verso le strutture sanitarie del Canton Ticino. Non solo ospedali, ma anche laboratori e case di riposo per anziani. A questo proposito nell’annuale ‘Rapporto sanità’, illustrato recentemente a Roma, è ribadita una verità ben conosciuta e che, considerate le dimensioni del fenomeno, sembra vanificare i tentativi di frenare la fuga del personale sanitario, come il bonus previsto dalla ‘tassa sulla salute’ introdotta dalla legge di Bilancio 2024. Un bonus la cui entità non è stata ancora decisa dalle regioni Lombardia e Piemonte, ma che dovrebbe essere di qualche centinaio di euro al mese, quando lo stipendio degli infermieri in Svizzera, a parità di potere d’acquisto, è superiore del 46,2% rispetto a quello dei colleghi lombardi, dipendenti delle strutture sanitarie della fascia di confine. Strutture sanitarie maggiormente confrontate con una crescente carenza di personale.

Una penuria di infermieri e medici che si vorrebbe arginare con il bonus. Quelli attualmente occupati in Svizzera, nel corso di accese assemblee organizzate dalla Lega, promotrice della ‘tassa sulla salute’, hanno fatto sapere che non sono intenzionati a tornare a lavorare in Italia. E non solo per lo stipendio, ma anche per le condizioni di lavoro e le prospettive di carriera che a loro dire in Italia sarebbero negate. Non si esclude che gli organici delle strutture sanitarie della fascia di confine possano beneficiare del bonus, in quanto dovrebbe attrarre personale dalle province confinanti con quelle pedemontane aggrappate alla ramina, Como e Varese.

Insomma, i problemi si sposteranno a valle, mentre a nord, in Ticino, non si prevedono cambiamenti. E per un motivo molto semplice. Come certifica, attraverso un’attenta analisi, il ‘Rapporto sanità’: la disparità di trattamento economico rispetto a quello previsto nei Paesi europei. In Svizzera un infermiere guadagna fino a 5’500 franchi lordi al mese (oltre 5’850 euro al cambio attuale) contro i 2’600 euro lordi al mese percepiti in Italia. Oltre la dogana il costo della vita è più caro, ci sono anche meno tutele. La ricerca di Crea sanità mette in evidenza anche il fatto che in Italia gli infermieri prendono il 56% in meno rispetto ai loro colleghi tedeschi e il 20% in meno rispetto agli inglesi. Lo stipendio degli infermieri italiani, sempre a parità di potere d’acquisto, è inferiore del 19% rispetto ai compensi medi riconosciuti in venti Paesi europei. A Londra e a Berlino la disparità è ancora più ampia per i medici, che negli ultimi dieci anni hanno visto un aumento del 16%, mentre nell’arco dello stesso periodo quello degli infermieri è cresciuto del 4%, per cui da 32’600 euro lordi annui si è passati a 33’900 euro, quando in Canton Ticino si superano i 70mila franchi annui.

Nel ‘Rapporto sanità’ la fuga di sanitari verso la Svizzera è destinata ad avere pesanti conseguenze anche sull’assistenza alle persone anziane. La ricerca si focalizza inoltre sull’invecchiamento della popolazione: entro il 2040 gli over 80 in provincia di Como aumenteranno del 30%. Attualmente in Italia ci sono 6,2 infermieri ogni mille abitanti, proporzione che in riva al Lario scende a 6. Il timore è che l’aumento dei grandi anziani e l’incremento dei bisogni di cura rischi di far saltare il sistema. Soprattutto se la fuga di personale sanitaria verso la Svizzera continuerà. Che possa cambiare non c’è da farsi illusioni.

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