italia

‘Fatti, non parole’. Gli infermieri di Varese scrivono a Fontana

Nella missiva al governatore della Lombardia vengono evidenziati i problemi dell'ospedale. Tra questi la mancanza di personale sanitario

archivio Ti-Press
17 novembre 2020
|

“Servono fatti a dare valore e dignità alla politica e non le parole rubate a papa Francesco”. È quanto sta scritto in una lettera inviata al presidente Attilio Fontana da un gruppo di infermieri del pronto soccorso dell’ospedale di Varese che, con la seconda ondata di Covid-19, è fra le province lombarde più colpite dalla pandemia. La missiva è una risposta al messaggio che lo stesso Fontana aveva mandato ai sanitari per manifestare la sua vicinanza nella lotta al Coronavirus. “Siamo gli infermieri e gli operatori socio sanitari (Oss) del pronto soccorso della ‘sua’ Varese. Abbiamo letto con smarrimento le sue affermazioni profondamente stridenti con la realtà̀ che viviamo tutti i giorni e maggiormente in questo periodo di emergenza pandemica. Una simile lettera poteva essere l'esortazione ad affrontare la prima inattesa pandemia. Alla seconda ondata avremmo voluto trovare una sanità̀ riorganizzata e preparata” scrivono gli infermieri, che dalla politica dicono di aspettarsi “fatti e non parole”.

Il primo problema che gli infermieri evidenziano è la mancanza di personale sanitario che li costringe a fare turni estenuanti e a saltare i riposi tra un turno e l’altro. “Ci saremmo aspettati che il numero di operatori sanitari, già in carenza cronica, fosse tempestivamente adeguato e formato; che i posti letto fossero incrementati per far fronte all'emergenza, ma anche per consentire la prosecuzione delle ‘normali’ attività; e che i lavori strutturali necessari alla tutela degli utenti e degli operatori fossero preventivamente ultimati. Siamo invece a rappresentarLe come gli operatori sanitari siano oggi, in piena emergenza, in fase di assunzione e formazione e, nonostante ciò, non riescano a essere in numero adeguato essendo perciò costretti a effettuare turni da 12 ore lavorative oltre che a saltare giorni di riposo”.

Concludono i lavoratori: “L'organizzazione della sanità lombarda non può basarsi solo sulla abnegazione di medici, infermieri e oss. Non crede sia giunto il momento che la politica si assuma le sue responsabilità garantendo una sanità pubblica sicura ed efficiente per cittadini e operatori? Comunque La rassicuriamo, in “questa lotta” noi ci siamo sempre stati e sempre ci saremo, indipendentemente dal Suo appello”. Una lettera che al governatore lombardo deve essere andata di traverso anche perché arrivata dalla sua Varese.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE