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La Banca centrale taglia le riserve, vola la Borsa di Hong Kong

Mossa a sorpresa dello 0,50%. Allo studio un’ipotesi di bazooka da 287 miliardi di dollari

Un uomo con la maglia ‘più soldi’ davanti alla Borsa di Hong Kong
(Keystone)
24 gennaio 2024
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La Cina taglia a sorpresa la riserva obbligatoria di banche e istituzioni finanziarie di un altro 0,50% di fronte ad un'economia in difficoltà, lavorando al tempo stesso al ‘bazooka’ da 278 miliardi di dollari per sostenere e stabilizzare i mercati azionari, in calo di oltre il 10% da inizio anno. Di riflesso, l'euforia è tornata per almeno un giorno sui martoriati listini di Hong Kong (+3,56%), mentre guadagni più contenuti hanno segnato Shanghai (+1,80%) e Shenzhen (+1,25%).

Mossa rischiosa

"Ci concentreremo per aderire a una politica monetaria prudente, attuare i requisiti di flessibilità, adeguatezza, precisione ed efficacia e continuare a creare un buon ambiente monetario e finanziario per la crescita stabile dell'economia reale", ha assicurato il governatore Pan Gongsheng, facendo l'annuncio nel contesto inedito di un briefing con i media dedicato "all'implementazione della Conferenza centrale sul lavoro economico e sullo sviluppo di alta qualità dell' economia reale dei servizi finanziari".


Keystone
Quotazioni in rialzo a Hong Kong

Nel dettaglio, dopo lo limatura dello 0,25% dello scorso settembre, la riserva obbligatoria è destinata a scendere sotto il 7% a partire dal 5 febbraio, mentre già da domani sarà abbassato dello 0,25% il tasso per il rifinanziamento e il risconto dei prestiti a sostegno di agricoltura, aree rurali e piccole imprese: misure, secondo la People's Bank of China, utili a fornire "al mercato liquidità di lungo termine di 1’000 miliardi di yuan" (pari a 140 miliardi di dollari circa), al servizio dell'aumento di prestiti bancari a famiglie e imprese. Pan ha detto di voler "rafforzare dialogo e comunicazione e fare affidamento nel 2024 su piattaforme come G20, Fmi e Banca dei regolamenti internazionali per promuovere il coordinamento globale delle politiche macro e finanziarie".

Dopo Davos

Gli sforzi della Banca centrale sono seguiti a una settimana dall'intervento del premier Li Qiang al World Economic Forum di Davos mirato a dare un'immagine positiva dell'economia: "Investire nel mercato cinese non è un rischio, ma una opportunità", era stato il messaggio, caduto però nel vuoto: non appena i mercati cinesi hanno riaperto il giorno seguente, le vendite hanno subito un'accelerazione, malgrado la conferma dei dati ufficiali della sorprendente anticipazione di Li sulla crescita del Pil 2023 a +5,2%, oltre il target governativo di "circa il 5%", ma ai minimi dal 1990 al netto degli anni del Covid-19.

Quello che i mercati cercavano da Li era una tabella chiara su come risolvere le crisi sempre più profonde di immobiliare e debito pubblico locale, e lo squilibrio che alimenta il debito tra bassi consumi ed elevati investimenti.

Gli altri numeri

Il Pil 2024, nelle stime della Banca Mondiale, dovrebbe rallentare a +4,5%, alimentando i dubbi sul potenziale di crescita del Dragone a breve e medio termine. In altri termini, quello di Li è stato uno scenario incerto di flussi informativi e di reazione politica del terzo mandato del presidente Xi Jinping, caratterizzato dall'ulteriore accentramento decisionale.

Un mix che ha portato le Borse di Shanghai e Shenzhen a spazzare via 3’000 miliardi di dollari di capitalizzazione dalla fine del 2021, mentre Hong Kong l'ha pressoché dimezzata. Negli ultimi giorni, sono emersi i segnali di possibile messa a punto da parte del governo di un audace piano da 278 miliardi di dollari, principalmente alimentato dai conti offshore di imprese statali, per stabilizzare i mercati, in base a un'anticipazione di Bloomberg. Un bazooka che però potrebbe non bastare.

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