Economia

I sacrifici non sono gli stessi per tutti

Ai vertici delle grandi banche non sono ancora stati decise riduzioni dei compensi

3 aprile 2020
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Anche presso le grandi banche i top manager dovrebbero rinunciare a una parte dei compensi, come stanno facendo i dirigenti di aziende di altri settori in segno di solidarietà con le maestranze interessate dalla crisi del coronavirus? È troppo presto per parlarne, risponde una portavoce di Ubs interpellata dall'agenzia Awp.

Dipenderà dall'andamento dell'esercizio e dell'evoluzione del mercato, ha spiegato l'addetta stampa. L'anno scorso i numeri uno di Ubs e Credit Suisse, Sergio Ermotti e Tidjane Thiam, hanno figurato fra i manager meglio pagati al mondo, con retribuzioni milionarie a due cifre.

Nel frattempo è emerso - notizia di settimana scorsa - che Ermotti ha deciso di versare un milione - attraverso una sua fondazione - per i ticinesi in difficoltà a causa del coronavirus. E il nuovo Ceo di Credit Suisse Thomas Gottstein, interpellato dalla SRF, ha fatto sapere che l'istituto sta già pensando a un gesto di solidarietà.

Intanto nei piani alti delle aziende di altri rami economici si cerca già di dare l'esempio. Il presidente della direzione del colosso elettrotecnico Abb Björn Rosengren ha rinunciato al 10% del salario (erano previsti circa 6 milioni di franchi per l'anno in corso), mentre i dirigenti di Tx Group (l'editore che pubblica tantissime testate in Svizzera) hanno sospeso il loro accesso a programmi di partecipazioni agli utili.

Direttori e consiglieri di amministrazione di Georg Fischer - la cui filiale Mikron è presente in Ticino - si sono tagliati lo stipendio fisso del 10-20%. Sulla stessa lunghezza d'onda sono la dirigenza di Meyer Burger (pannelli solari), con una decurtazione del 15%, Zehnder (climatizzazioni, taglio del 20%) e Apg (pubblicità, 20%). Ancora più in là si spinge Eric Born, il numero uno Swissport, l'impresa di assistenza a terra ai velivoli che ha visto crollare il fatturato: vuole dimezzarsi la remunerazione.
 
 

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