Economia

Industria elvetica in affanno, ordinativi giù del 12,5%

Il settore macchine, elettrotecnica e metallurgia soffre la debolezza congiunturale e il franco forte. Primi tagli al personale

Ti-Press
28 agosto 2019
|

La situazione si fa difficile per l'industria svizzera delle macchine, elettrotecnica e metallurgica (Mem): a causa della debolezza congiunturale e del franco forte le nuove commesse sono scese nel primo semestre del 12,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. E non vi sono miglioramenti in vista. Dopo la contrazione del 5,1% nel primo trimestre, nel secondo gli ordinativi in entrata sono crollati del 19,5%, indica Swissmem in comunicato odierno. Tuttavia non va dimenticato che tra aprile e giugno 2018 le commesse avevano raggiunto un livello molto elevato: l'entità del declino è quindi legata a un certo effetto di base. Ciononostante, la flessione è significativa. Citato nella nota, il direttore di Swissmem Stefan Brupbacher afferma che "gli ultimi sviluppi sono motivo di grande preoccupazione". Di recente sono aumentati i rischi esistenti di politica economica, cosa che ha contribuito al rinnovato apprezzamento del franco. Inoltre la congiuntura si sta indebolendo nei più importanti mercati di vendita. Tutti questi fattori smorzano le aspettative per i prossimi mesi. Swissmem parte dal presupposto che la domanda continuerà a diminuire: per i prossimi dodici mesi, se non vi saranno distorsioni politiche o economiche di rilievo, "lo scenario migliore è quello di una stabilizzazione a un livello più basso".

In calo anche il giro d'affari e l'export

Nel primo semestre del 2019 sono diminuite anche le vendite, con un calo di -1,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La suddivisione trimestrale ha comportato un calo di -1,1% nel primo e di -2,6% nel secondo trimestre. Il calo del fatturato non è così marcato rispetto alle commesse acquisite, in quanto le aziende continuano ad attingere al buon portafoglio ordini dell'anno precedente. L'andamento negativo colpisce in modo analogo sia le grandi imprese che le piccole e medie imprese. Il calo delle commesse ha avuto per le aziende un impatto sull'utilizzo delle capacità produttive. Dopo che nel quarto trimestre del 2018 ha raggiunto il livello molto alto del 91,6%, esso è sceso all'89,3% nel primo trimestre del 2019 e all'86,6% nel secondo. Stando all'ultima indagine del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo (KOF), nel luglio 2019 l'utilizzo della capacità produttiva ha raggiunto l'83,7%, ben al di sotto della media pluriennale dell'86,4%.

Primi tagli e lavoro ridotto

Nel primo trimestre - dati più recenti non sono ancora disponibili - il numero di dipendenti dell'industria MEM è salito a 322'800, il 2,6% in più dello stesso trimestre dello scorso anno. Tuttavia, a causa del calo delle commesse e dell'utilizzo delle capacità produttive, Swissmem non prevede che nei prossimi mesi possa verificarsi un'ulteriore crescita dell'occupazione. Al contrario, in singoli casi sono già stati decisi dei tagli di posti di lavoro e l'introduzione dell'orario di lavoro ridotto. Nella prima metà del 2019, le esportazioni di merci dell'industria MEM hanno raggiunto un valore di 34,5 miliardi di franchi, l'1'% in meno rispetto al primo semestre dello scorso anno. Le esportazioni hanno avuto uno sviluppo diverso nei singoli gruppi di prodotti: sono calate quelle di metalli (-6,2%), macchine (-5,2%) e elettrotecnica/elettronica (-0,9%); sono aumentate solo le quelle di strumenti di precisione (+4,0%). La ripartizione geografica mostra un calo delle esportazioni di merci verso l'Unione europea (-1,5%) e l'Asia (-2,6%), mentre quelle verso gli Stati Uniti hanno continuato a svilupparsi positivamente (+5,1%).

'La politica sostenga l'industria'

Alla luce di questi sviluppi, “la politica deve agire e sostenere l'industria in Svizzera”. Il presidente di Swissmem Hans Hess sottolinea che "non vogliamo sovvenzioni. Vogliamo però condizioni quadro migliori. E abbiamo finalmente bisogno di chiarezza per quanto riguarda le nostre relazioni con l'UE." Pertanto egli invita il Consiglio federale, il parlamento, le parti sociali e l'amministrazione "a considerare seriamente le esigenze dell'industria di esportazione. Solo in questo modo l'industria MEM potrà continuare ad avere successo anche in futuro, a partire dalla Svizzera". L'organizzazione ha allestito un elenco dettagliato di requisiti - in gran parte già noti - che riguarda sia la politica interna che quella estera. In particolare l'accordo istituzionale quadro con l'UE - il quale permette un accesso quasi incondizionato al principale mercato di smercio - dev'essere sottoscritto entro la fine di ottobre.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔