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Palma Bucarelli, l’Arte della Resistenza

Mercoledì 24 aprile al Sociale, Cinzia Spanò porta in scena la storia di colei che salvò opere inestimabili dall’oblio della Seconda guerra mondiale

Cinzia Spanò

Nella penombra dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale emergono eroi non convenzionali, senza mantelli né spade, ma con un acuto senso di giustizia e una passione ardente per l’arte. Cinzia Spanò ci invita a scoprire la storia di Palma Bucarelli, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma che ha salvato opere inestimabili dall’oblio del conflitto, nel suo spettacolo ‘Palma Bucarelli e l’altra resistenza’, in scena al Teatro Sociale di Bellinzona mercoledì 24 aprile alle 20.45 (biglietti: InfoPoint Bellinzona, www.ticketcorner.ch e relativi punti vendita). Non tutti riflettono su come molti capolavori siano riusciti a sopravvivere indenni ai conflitti bellici, pronti ad arricchire i nostri weekend fuori porta. Ancora meno sanno che più di mille opere, purtroppo, non sono mai tornate a casa. Il faro teatrale di Cinzia Spanò si sofferma proprio su quest’angolo oscuro di memoria collettiva spesso dimenticata e sui suoi volti.

Eroina della cultura

Un racconto corale, che ha contato sul lavoro di grandi protagonisti che non erano intrepidi militari, ma personaggi del mondo culturale quali Pasquale Rotondi, Emilio Lavagnino e, a Milano, la famosa Fernanda Wittgens cui dobbiamo, tra le tante cose, l’integrità del Cenacolo di Leonardo Da Vinci. Eppure Spanò, nonostante sia milanese, sceglie di vestire i panni della romana Palma Bucarelli. «Mi piaceva l’idea di recuperare e narrare figure spesso trascurate, perché vedo in esse non solo racconti con un valore universale, ma anche un’opportunità per sostenere il mio impegno personale e politico nel valorizzare le donne del passato. Trovo che attraverso queste storie possiamo trovare strumenti e spunti per contrastare stereotipi e disuguaglianze, unendo così passato e presente in un dialogo significativo», afferma Spanò. Ma non ha estratto la pagliuzza più corta portando sul palco Bucarelli, una figura che non ha nulla da invidiare al panorama mondiale. Vista dai più invidiosi come una mondana festaiola, era anche una donna di vasta cultura e un intuito unico per l’arte, capace di tenere testa a figure internazionali come Peggy Guggenheim e di mostrare un fascino paragonabile a quello di Greta Garbo.

Il suo approccio alla vita e all’arte era di una libertà avanguardista: una delle prime a ottenere la patente e a decidere che il suo destino non sarebbe stato sposarsi e avere figli, ma dedicarsi all’arte e realizzare il progetto culturale che aveva per sé stessa. «Bucarelli mi ha affascinato perché ha diretto e fatto crescere la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, portando l’arte contemporanea e numerosi artisti in Italia. Ha difeso gli artisti contro le critiche dei politici, sia di destra che di sinistra, che l’hanno sottoposta a interrogazioni parlamentari per spiegare come spendeva i soldi pubblici per una crosta di artisti poco compresi, come magari Picasso».

Orlando Orlandi e Celeste Paci

Come suggerisce il titolo dello spettacolo, Cinzia Spanò tratta de “l’altra resistenza”. Bucarelli, sebbene non abbia combattuto con un fucile in mano, era un’antifascista che ha disobbedito agli ordini fascisti quando si prese la briga di spostare le opere d’arte in luoghi sicuri. Lei stessa ha spostato tutto quello che poteva a Caprarola, o coi camion o con la sua Topolino, racconterà poi la stessa direttrice in un articolo per la rivista Mercurio, fondata da Alba de Céspedes. Ma il grande pericolo non erano solo le incursioni degli Alleati, come ingenuamente verrebbe da pensare. «All’inizio le difficoltà erano i bombardamenti, motivo per cui le opere furono spostate in posti isolati, tra cui la Rocca di Sassocorvaro, al sicuro dalle città che potevano diventare bersagli militari», spiega Spanò. Ma, nella seconda parte della guerra, si aggiunsero le razzie dei tedeschi, ossessionati dall’arte classica, soprattutto Hitler e Göring.

La vita di Bucarelli è un intricato groviglio di avvenimenti cui Spanò collega storie di altri personaggi. «Non faccio una vera biografia», confessa. «Mi sono presa la licenza di intrecciare altre storie con quella della protagonista. Sono testimonianze autentiche che, nella finzione dello spettacolo, si fondono con la storia di Palma Bucarelli. In realtà, questi personaggi non si sono mai incontrati nella vita reale». La pièce teatrale espone le vicende di Orlando Orlandi, ragazzo morto nelle fosse Ardeatine, e Celeste Paci, ebrea imprigionata e portata ad Auschwitz. Orlandi, con i suoi messaggi commoventi alla madre e alla sua Marcella, rivela la crudele realtà dei prigionieri torturati in via Tasso, mentre Paci incarna la memoria degli ebrei durante l’Olocausto, una storia evocata per dare voce a chi è stato dimenticato.

Si adotta un approccio minimalista intriso di suggestioni digitali, creando un’atmosfera che riverbera con la dualità della vita di Bucarelli tra guerra e arte contemporanea. All’attrice e regista interessa mettere in luce la trama, ma anche catturare l’attenzione del pubblico dall’inizio alla fine. Dopotutto, sappiamo come è andata a finire la guerra, ma il destino delle singole opere d’arte rimane un mistero. «Bucarelli ha donato all’Italia tre decenni di promozione dell’arte, periodo che esula dal focus del mio spettacolo. Per questo ho voluto che l’arte contemporanea fosse presente attraverso suggestioni visive». Non potendo essere trattata direttamente la sua eredità, la si è evocata tramite video. Come nel momento in cui Bucarelli trasporta le opere, creando un effetto nel cielo stellato che richiama i tagli delle tele di Fontana, artista amato dalla critica d’arte. Così come la sottile arte del teatro, il taglio sulla tela ricorda che non è importante quello che c’è sulla tela (o sul palco), ma quello ti porta a vedere oltre.

Retaggio

Bucarelli è una figura da riscoprire, soprattutto considerando le sfaccettature che spesso ci sfuggono delle donne di quel periodo, che immaginiamo costrette in cucina. Lo spettacolo restituisce l’idea un po’ glamour di una donna amante della vita, dell’arte e dei vestiti senza alcuna censura, anche a suo discapito. Infatti, non aspettatevi un personaggio simpaticissimo: «Era molto decisa, arrogante e sfacciata, però questo restituisce anche la complessità di un personaggio senza doverlo appiattire per forza in un binomio buono-cattivo. Bucarelli ha delle ruvidità, però anche delle grandiosità e questo mi sembra che riporti la complessità di cui noi abbiamo bisogno per riconoscerci nelle eroine del passato».

Martedì 23 aprile

‘L’elasticità del tempo’

Lo spettacolo ha un prologo martedì 23 aprile alle 18.30, sempre al Sociale, con la tavola rotonda ‘L’elasticità del tempo’, frutto della collaborazione tra Fortezza Bellinzona e Teatro Sociale. L’incontro, che verte su sfide e opportunità del patrimonio culturale tra tutela e valorizzazione, coinvolge Cristiana Collu (storica dell’arte medievale, già direttrice del Man di Nuoro), Rachele Ferrario (storica e critica d’arte, docente a Brera e autrice del libro ‘Regina di quadri. Vita e passioni di Palma Bucarelli’), il filosofo Fabio Merlini e la storica e curatrice Denise Tonella, con introduzione di Cinzia Spanò e moderazione di Carole Haensler, presidente Associazione dei Musei Svizzeri e direttrice Museo Villa dei Cedri Bellinzona.


Palma Bucarelli

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