Cinema

Marco Bellocchio, un ‘Turbatore di coscienze’ nei cinecircoli

In quelli di Bellinzona, Lugano, Mendrisio e Locarno nella rassegna che si apre il 9 gennaio per terminare il 27 febbraio

A Locarno, Pardo d’Onore nel 2015
(Keystone)
2 gennaio 2024
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‘Marco Bellocchio - Turbatore di coscienze’ è il titolo della rassegna che dal 9 gennaio al 27 febbraio toccherà il Circolo del Cinema di Bellinzona (www.cicibi.ch), LuganoCinema93 (www.luganocinema93.ch), il Cineclub del Mendrisiotto (www.cinemendrisiotto.ch) e il Circolo del cinema di Locarno (www.cclocarno.ch).

Ai relativi indirizzi web sono indicati i titoli e gli orari di programmazione degli undici i film proposti dai cinecircoli, a cominciare da ‘I pugni in tasca’ (1965), il primo lungometraggio di un giovane regista snobbato a Venezia e premiato a Locarno. Il film dell'esordio fu lodato da Pier Paolo Pasolini, che in una lettera successiva alla sua uscita augurava all'omologo di continuare a “turbare sempre più le coscienze dell'Esercito, della Magistratura, del Clero reazionario, e insomma della Piccola Borghesia italiana, a cui abbiamo il disonore di appartenere”. All'opera prima, la rassegna ticinese aggiunge ‘Nel nome del padre’ (1972), ‘La condanna’ (1991), ‘Il principe di Homburg’ (1997), ‘La balia’ (1999), ‘L'ora di religione’ (2002), ‘Vincere’ (2009), ‘Sangue del mio sangue’ (2015), ‘Fai bei sogni’ (2016), ‘Il traditore’ (2019), ‘Marx può aspettare’ (2021).

“Nella sua lunga carriera – scrive Michele Dell'Ambrogio, responsabile artistico del Circolo del cinema Bellinzona – Bellocchio ha realizzato film di altissimo valore e altri meno memorabili: ognuno è libero di scegliere i suoi preferiti, ma tutti sono il frutto di una assidua ricerca (tematica e stilistica) su se stesso in relazione con la realtà e obbligano lo spettatore a intraprendere lo stesso cammino e a porsi dubbi e domande sul proprio essere nel mondo”. Per quanto la rassegna ne proponga solo una parte (per “numero di date possibili, grosse difficoltà a reperire gli aventi diritto”), gli organizzatori sono certi che questa parte sia “sufficiente per testimoniare la coerenza del suo percorso artistico”.

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