La recensione

‘Acqua’: un voce semplice, di una profondità abissale

È quella delle poesie di Radwan Kayse, nel musical scritto e diretto da Melanie Haener: standing ovation per la replica al Teatro Dimitri

Visto sabato 18 novembre a Verscio
19 novembre 2023
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Ancora sold out il musical teatrale ‘Acqua’, così come la prima al Teatro Dimitri di Verscio, grazie al ponte intercontinentale creatosi con le poesie di Radwan Kayse, giovane immigrato somalo ora residente in Svizzera i cui versi sono profondi nella loro schiettezza. Il teatro piccolo diventa grande anche senza il bisogno di sfarzose scenografie, attraverso interpretazioni incredibili, sia da parte dei performer che dei musicisti, tutti convincenti nel trasmettere la forza e le emozioni della storia, un dramma che non indulge nella tragedia e una comicità più raffinata che demenziale, entrambi tratti distintivi di una messa in scena curata ed elegante, in grado di spaziare nei generi teatrali e musicali, passando dal jazz, al blues, a ritmi più pop, sempre mantenendo alto il coinvolgimento emotivo dello spettatore.

La storia. Nel parco di una città portuale, una vagabonda ritrova il diario di viaggio di Radwan Kayse, che racchiude poesie e pensieri, forse dimenticato o forse abbandonato; seduta sulla panchina, Agatha è malinconica e, secondo la pescivendola Marta, il motivo è un marinaio di cui la ragazza si è innamorata perdutamente. Intanto suo padre, il signor De Panza, è stato eletto capo del partito UO, ovvero Uniti per l’Ordine, quindi è deciso a costruire una piscina di fiori nel parco come atto di riqualifica urbanistica. Le tre amiche di Agatha, Keyla, Suri e Kiku, così come le zie Lele e Mete, sono scettiche riguardo all’arrivo dell’agognato marinaio e la ragazza decide di partire per un viaggio spirituale, necessario a metabolizzare il suo ultimo anno. Mentre Agatha è via, i suoi cari si struggono per la sua assenza e raccontano loro stessi, come sono arrivati fino a quel punto, quali sogni hanno abbandonato e quali peripezie hanno affrontato, fino all’arrivo del marinaio, cui la vagabonda cede il diario di Radwan. L’uomo subisce le accuse del signor De Panza, che lo incolpa della fuga della figlia e che gli sequestra il diario; tuttavia il potere empatico dell’oggetto scioglie il cuore al presidente, poco prima che si scorga all’orizzonte Agatha di ritorno dal suo viaggio, pronta a iniziare un nuovo capitolo con l’amore ritrovato.

‘Acqua’ è un grande lavoro corale in cui tutti riescono a ritagliarsi il proprio spazio e nessuno è protagonista assoluto, il tutto scandito dai versi saggi e senza presunzione di Radwan, che aleggiano e accompagnano i personaggi nelle rispettive vicende. Una semplicità che nasconde una profondità abissale, espressa con grande padronanza dello spazio e cura del movimento e del gesto, grazie a una recitazione credibile e coinvolgente, che non va mai troppo sopra le righe. Il potere comunicativo e quasi surreale del musical è sfruttato al meglio; è palpabile la forza dei concetti, senza fronzoli, che con la loro spontaneità risultano piacevoli e gratificanti, come un sogno a occhi aperti. “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”, parimenti Radwan è l’artefice del rinnovato amore tra Agatha e il marinaio, che si schiude aprendosi davanti al mare, come ‘L’uomo e il mare’ dei ‘Fiori del male’ di Baudelaire, ma in un’accezione più contemplativa e meno pessimistica, contenente quell’emozione indescrivibile che si prova quando si osserva – attraverso e oltre – la grandezza infinita dell’acqua.

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