La recensione

Un forte grido contro la corruzione governativa

In sala ‘La cospirazione del Cairo’, di Tarik Saleh, uno spaccato del rapporto Stato-religione della realtà musulmana, molto più vicina di quanto pensiamo

Premio per la Miglior sceneggiatura a Cannes 2022
22 settembre 2023
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È il secondo film di Tarik Saleh, regista svedese con origini egiziane, incentrato sulla corruzione governativa, tema che già gli valse lo status di “persona non gradita” in Egitto con il precedente ‘The Nile Hilton Incident’ (Omicidio al Cairo). Continua dunque il percorso di denuncia e indagine del regista, in questo ‘Boy from Heaven’ (La cospirazione del Cairo), Miglior sceneggiatura a Cannes, che fonde il poliziesco classico con lo spionaggio realistico ricordando John le Carré, con un protagonista in direzione di George Smiley, quindi un anti-stereotipo della spia, che però si differenzia da una grande naïveté e mancanza di conoscenza iniziale. Adam impara strada facendo il lavoro del doppiogiochista, ma i pericoli sono molti, le soddisfazioni sono poche e il risultato non può che essere il suo sfruttamento in qualità di pedina di un gioco totalmente fuori dalla sua portata.

Storia di Adam

Adam è un tranquillo e taciturno giovane pescatore, dedito alla propria famiglia e di carattere mite. Ammesso nella prestigiosa università al-Azhar, faro dell’insegnamento religioso sunnita, è testimone dell’assassinio di Zizo, studente reclutato come spia da parte di Ibrahim, colonnello presso l’oppressiva forza di polizia chiamata Sicurezza Interna. Con la morte del Grande Imam, che è fondamentale per il popolo musulmano, vengono identificati tre possibili successori, ma il governo spinge segretamente per il candidato più in linea con il Presidente. Adam si ritrova al centro di questa cospirazione, dapprima infiltrato nei Fratelli Musulmani, piccolo gruppo estremista capitanato da Soliman, poi accusato e incarcerato per l’omicidio di Zizo.

Formica all’interno di un sistema annichilente, Adam dovrà lottare per uscire dalla morsa del complotto e sopravvivere. Un protagonista piccolo e ignaro che si ritrova al centro di complesse vicende e che è costretto a barcamenarsi tra la sua dedizione ai principi del Corano e gli ordini dell’intimidatorio colonnello Ibrahim, che lo porta a compiere sotterfugi per eliminare i pretendenti alla carica di Grande Imam. Un sistema corrotto che rende tutti delle vittime, troppo grande e radicato per essere sconfitto e da cui sostanzialmente si può solo provare a scappare, senza nessuna garanzia di successo e quindi di sopravvivenza. La comunità islamica invece, soprattutto per l’osservatore medio europeo, risulta unita e volta a valori positivi come la famiglia, lo studio e la preghiera, dove la lotta armata consiste in una piccola parte, peraltro condannata pubblicamente.

Anti-demonizzazione

Le sue dinamiche interne si rivelano in maniera molto più veritiera rispetto all’esportazione che abbiamo, forse attraverso i media, soprattutto riguardo i gruppi estremisti; rapportato erroneamente al terrorismo, il concetto di Jihad, che è ampio e con varie interpretazioni, forse paragonabile al Nirvana buddista, qui consiste in un profondo lavoro interiore e spirituale per una vita lontana dalle tentazioni del peccato. Un lavoro di anti-demonizzazione dell’Islam che si concentra sugli aspetti sacri, anche se comunque in secondo piano rispetto alla denuncia nei confronti del governo Mubarak e del suo totale controllo del cittadino. Un particolare viaggio per Adam attraverso il suo obbligo a compiere atti che vanno contro il suo ideale, costretto a stare tra il lato filo-governativo di Ibrahim e quello conservazionista dei Fratelli Musulmani di Soliman, con l’unica volontà di allontanarsi da entrambe le parti e tornare dalla propria famiglia.

‘La cospirazione del Cairo’ è film anche tecnicamente forte, dotato di un montaggio serrato e frenetico, capace di mantenere viva la suspence e accompagnato musicalmente da semplici composizioni di piano e cori dal timbro ecclesiastico, fusi in una realtà di suoni caratteristici locali, decantazioni di versi del Corano e canti. Questo connubio sonoro dall’impronta unica è un ulteriore trait d’union sottile che sottolinea ancora la volontà di avvicinare culture solo apparentemente distanti e di ricordare le fondamenta, positive e negative, che accomunano tutte le religioni.


Keystone
Tarik Saleh

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