laR+
logoBol

Tanta musica, zero parole. Stavolta non solo applausi per Bruce

Il silenzio (inconsapevole o no) di Springsteen sull'Emilia-Romagna in ginocchio non è passato inosservato. Ma non è l'unico neo del tour

Il trittico italiano del Boss è iniziato dal Parco Urbano (Keystone)

Il silenzio (inconsapevole o no) di Springsteen sull'Emilia-Romagna in ginocchio non è passato inosservato. Ma non è l'unico neo del tour

25 maggio 2023
|

‘Le parole che non ti ho detto’. È il titolo di un romanzo di Nicholas Sparks. Ma potrebbe anche essere il titolo, riferito all’Emilia-Romagna, dei concerti (prima a Ferrara e poi a Roma) che Bruce Springsteen ha tenuto proprio nei giorni in cui una parte d’Italia lottava contro il maltempo e contava le vittime da esso provocate. Un silenzio assordante, quello del Boss, soprattutto perché proprio da lui, in passato, erano arrivate parole di conforto ai meno fortunati, gente bisognosa d’aiuto. Quelle stesse persone di cui il 73enne rocker a stelle e strisce si è fatto paladino.

A parlare, per contro, sono stati i suoi fan: fiumi di parole, chi indignato a fronte del silenzio del loro paladino, chi a difenderlo ritenendolo all’oscuro (almeno in parte) della portata della catastrofe che ha investito l’Emilia-Romagna.

Il silenzio di Ferrara (e Roma), a ogni buon conto, altro non è che un’altra nota stonata in un tour nato male per il Bruce Springsteen tradizionalmente abituato a sollevare quasi esclusivamente un coro di consensi.

Mentre il Boss ha lasciato temporaneamente l’Italia – dopo il concerto al Circo Massimo di Roma di domenica è volato ad Amsterdam, dove, stasera, giovedì, si esibirà alla Johann Cruijff Arena, mentre il 13 giugno farà tappa al Letzigrund di Zurigo e il 25 luglio terrà il suo terzo (e ultimo) concerto nella Penisola: a Monza – le ‘voci contro’ non accennano a smorzarsi. Iniziando, restando all’Italia, dalle scelte decisamente alternative in fatto di sedi per gli spettacoli. Parco Urbano di Ferrara, al suo ‘battesimo’ per eventi di questa portata, Circo Massimo a Roma e Prato della Gerascia a Monza, ‘sacrificando’ un San Siro storicamente tappa quasi obbligata per le scorribande di Springsteen nel Vecchio Continente. "Impossibilità di trovare una data congeniale in cui la struttura fosse libera da altri eventi", avevano tenuto a precisare gli organizzatori. Le polemiche (e qualche fedelissimo perso per strada) erano poi proseguite con la politica dei prezzi per gli spettacoli, da una parte all’altra dell’Atlantico: cifre ritoccate decisamente verso l’alto, troppo in alto per il paladino della classe dei deboli, secondo parecchi.

KeystoneIncertezza fino alla fine, ma per il concerto di Ferrara il maltempo ha concesso una tregua

A gettare la spugna, fra gli altri, in febbraio era pure stato ‘Backstreets’, magazine (poi sito internet) di riferimento per la vasta comunità di springsteeniani di tutto il mondo da oltre quarant'anni (era nato nel 1980), decisione (anche) figlia della politica dei prezzi adottati per seguire in tour il paladino della classe operaia.

In molti avevano però deciso di rinnovare il loro amore incondizionato per il Boss, soprattutto perché consapevoli che, considerati i suoi 73 anni, questa potrebbe anche essere una delle sue ultime puntate in Europa. Ciò non toglie che quelle polemiche che hanno accompagnato questa tournée fin dalla sua nascita rappresentino una sorta di ‘peccato originale’ per un cantante solitamente abituato a ricevere solo applausi a scena aperta.

Il precedente

Milano, 7 giugno 2012. In un San Siro traboccante di entusiasmo (oltre 57mila gli spettatori), nell’introdurre una ‘Jack of all Trades’ da pelle d’oca (e chi c’era, ancor oggi non può non provare i brividi ripensando a quella memorabile serata e a quell’altrettanto indimenticabile esecuzione quasi acustica), il Boss si concede un preambolo per contestualizzare la canzone. «In America i tempi sono stati molto duri. La gente ha perso il lavoro, le loro case e c’è pochissimo lavoro. So che anche qui è stato durissimo. E i recenti terremoti hanno contribuito a questa durezza. Questa è una canzone per tutti coloro che stanno lottando…». Poi lascia che sia il piano suonato da Roy Bittan a parlare, prima di attaccare con la strofa iniziale di ‘Jack of all Trades’.

KeystoneDa sempre una sorta di paladino della classe operaia

Quella di Milano è la prima data italiana del Wrecking Ball Tour – che tre giorni più tardi toccherà anche Firenze (stadio Artemio Franchi) e l’11 giugno Trieste (stadio Nereo Rocco), e che il 9 luglio vedrà il Boss calcare la scena del Letzigrund di Zurigo quale unico scalo svizzero –, che sbarca nel Vecchio Continente in un periodo particolarmente delicato sotto l’aspetto congiunturale. C’è la crisi, da una parte all’altra dell’Atlantico. In Italia c’è però di più. La mattina del 20 maggio (alle 4.03 per la precisione), mentre Bruce Springsteen e la E Street Band, lasciata Barcellona si concedono una settimana di tregua prima di riattaccare la spina a Francoforte, l’Emilia-Romagna viene scossa da un violento terremoto. La terra trema tra Ferrara e Modena, con uno sciame sismico che viene addirittura avvertito in Svizzera, Slovenia, Croazia, Austria e Germania. A oggi, quella scossa di magnitudo 5,9 è la quinta per intensità tra i terremoti registrati in Italia negli ultimi vent’anni. Nove giorni dopo un’altra scossa, stavolta di magnitudo 5,6, investe nuovamente quella regione, con epicentro tra Mirandole e Medolla, provocando altri ingenti danni e vittime. Complessivamente, quei due devastanti terremoti lasciano dietro di sé ventisette morti. L’Emilia-Romagna è in ginocchio, l’Italia squarciata da una profonda ferita.

Il Boss lo capisce, e da paladino della ‘working class’ qual è, da strenuo difensore nonché menestrello della classe media, dalla platea di San Siro, alla sua prima occasione, una manciata di giorni dopo quei tragici eventi, esprime tutta la sua vicinanza alla popolazione colpita. Parole che vanno dritte al cuore dei sessantamila di Milano (e che fanno il giro del mondo grazie ai vari video che si ritrovano in rete), che rispondono con un boato e un lungo applauso.

KeystoneUna sorta di paladino della classe operaia

La storia (per sommi capi) si ripete

Undici anni dopo, la storia, per certi versi, si ripete, almeno nella sua prima parte. L’Emilia-Romagna è nuovamente in ginocchio. Stavolta colpita duro dal maltempo. Anche qui, danni agli stabili, sfollati e vittime in doppia cifra. Springsteen è nuovamente in tour con la E Street Band, con un periplo che proprio in questi giorni tocca l’Italia. Iniziando da Ferrara, il 18 maggio. Suona per 2 ore e 50 minuti (decisamente meno di quanto ci aveva abituato in passato il Boss di Asbury Park). A lasciare un retrogusto amaro in bocca non è però la sua musica, quanto quel silenzio… assordante del 73enne rocker sui fatti di quei giorni in Emilia-Romagna: nemmeno un accenno, da ‘No Surrender’, brano con cui apre il concerto, a ‘I’ll See You in My Dreams’, con cui fa calare il sipario.

KeystoneI cinquantamila del Parco Urbano di Ferrara

Alcuni si indignano, altri cercano di giustificarlo con un "Come faceva a saperlo? Era in viaggio da una città all’altra, in un altro Paese…". Possibile che gli sia sfuggito? Possibile non vedere quanto sta accadendo a pochi chilometri di distanza, quando anche la sede scelta (con suppergiù un anno di anticipo) per il concerto – il Parco Urbano Giorgio Bassani di Ferrara – si presenta pure lui in condizioni al limite (stivaloni d’obbligo almeno per accedere all’area del concerto)?

Pioggia sull’Emilia-Romagna, uragano sul Boss (e il suo entourage)

L’uragano non ha però investito solo il Boss: perché all’indomani del concerto, in parecchi hanno pure puntato il dito sull’organizzazione dello stesso e i politici, rei di non aver cancellato la data dal tour malgrado il drammatico momento per l’intera Emilia-Romagna.

Paolo Zaccagnini, giornalista e profondo conoscitore di Springsteen non è stato tenero nei confronti del promoter, bollando "da galera" la sua decisione di tenere comunque il concerto, per poi cercare attenuanti per il Boss: "Bruce avrà intuito qualcosa, ma non la portata della catastrofe. Se lo avesse saputo, avrebbe annullato la data". Una giustificazione che può anche reggere, anche se forse, in quel caso, qualcuno avrebbe anche potuto aggiornarlo (sulla situazione e sullo strascico polemico che ne è seguito) in previsione del concerto di tre giorni più tardi a Roma, dove ancora il Boss è sembrato ‘sorvolare’ sulla questione.

KeystoneTre ore di note ma con un... silenzio assordante

Chiamato a sua volta in causa, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva puntualizzato: "La vita deve comunque proseguire, laddove possibile, e senza offendere nessuno. È anche giusto dare un segnale di prosecuzione della vita in contesti come questo". E, ancora, sull’agibilità del Parco Urbano: "È stato valutato dalle autorità locali che era sostenibile dal punto di vista logistico e che fosse un’occasione da non sprecare e da offrire alla cittadinanza. L’area del Ferrarese era fuori dal contesto dell’emergenza. C’è da dire che dal punto di vista logistico è stato possibile, senza sottrarre nulla a quello che era il dispositivo del soccorso". Fatto sta, che al di là dei circa 50mila presenti, in parecchi si sono visti costretti a rivendere (chi c’è riuscito) il biglietto all’ultimo minuto poiché impossibilitati a raggiungere Ferrara causa impraticabilità di strade e ferrovie.

La testimonianza

‘Giorni dopo, ancora ci si chiede il motivo di quel silenzio’

Le parole non dette che stonano in mezzo al concerto. Da Ferrara a Roma: due intensi concerti del Boss, che però sorvola sulle inondazioni in Emilia-Romagna. Il parere di un fan non più di primo pelo Ruggero Rosetti, originario di Ravenna, è fra quelli che si possono definire i ‘fan della prima ora’ di Bruce Springsteen. In poco meno di quarant'anni, dal vivo l'avrà visto una cinquantina di volte. Quest'anno è stato anche al suo concerto di Boston in marzo, per poi rivederlo settimana scorsa sul palco di Ferrara e Roma, aspettando di tornare a cantare le sue canzoni a Monza in luglio, in occasione dell'ultima tappa europea del Boss. «Sono ovviamente di parte, ma personalmente il concerto di Ferrara mi è piaciuto parecchio, come tutti i concerti di Bruce a cui ho assistito – premette Ruggero –. Va comunque detto che questo è un tour concepito in modo decisamente diverso rispetto ai suoi precedenti. In passato, Bruce era solito cambiare, anche stravolgendola, la scaletta da una sera all'altra. Stavolta no: la ‘setlist’ è pressoché analoga da un palco all'altro, da una volta all'altra. C‘è chi vede questa cosa come un limite, tenuto conto che i continui cambiamenti e gli immancabili spazi per le richieste dal pubblico erano ormai una sorta di marchio del Boss, ma occorre guardare la realtà da un'altra prospettiva. Questo è uno spettacolo concepito per seguire un ordine ben definito e logico nella sua evoluzione, dalla prima all'ultima canzone, e pertanto deve attenersi fedelmente alla sua scaletta originale. È un po’ come la narrazione della sua vita e della sua carriera che viene sbobinata man mano che il concerto va avanti».

‘Eterno come i Rolling Stones’

Una retrospettiva che potrebbe indurre a pensare che questo possa anche essere l'ultimo tour del Boss... «È vero che a settembre compirà 74 anni, ma fisicamente è in forma smagliante, per cui non credo davvero che possa ritirarsi dalle scene. Anche perché lui sul palco si trasforma, dimostrando parecchi anni meno rispetto all'anagrafe. Personalmente credo andrà avanti finché ne avrà le forze, un po‘ come i Rolling Stones». Con esibizioni di qualità, anche se più corte rispetto al passato... «La qualità non è mai mancata, anche in questi ultimi due concerti. È vero che ora durano ’solo‘ tre ore o giù di lì, ma è pur sempre una durata ben superiore alla media della maggior parte dei concerti di altri cantanti o gruppi, per cui non possiamo certo lamentarci».

A crescere, per contro, sono stati i prezzi, nettamente superiori a quelli dei tour precedenti... «Sono aumentati per i concerti di Springsteen, ma anche per tutti gli altri artisti: è un problema generalizzato. Da un lato sono aumentati i costi per mettere in piedi uno spettacolo di questo genere, e dall'altro c’è una domanda che, specie dopo due anni di pandemia, è esplosa: la gente ha voglia di tornare a vedersi le grandi star dal vivo, e per poterlo fare è disposta a spendere anche belle somme. Se la domanda sale, è inevitabile che a salire siano anche i prezzi; è la legge del mercato. Non va dimenticato che, oggi come oggi, gli artisti campano ormai quasi esclusivamente con i proventi dei concerti, anziché sulle vendite dei loro album. D'altro canto i concerti di Bruce sinora hanno sempre fatto il ‘sold out’ per cui vuol dire che se qualcuno ha deciso di passare la mano, altra gente c‘è pronta a rilevare il suo posto ai piedi del palco calcato dal Boss».

‘Non mi sento di condannarlo: è una persona molto solidale’

E veniamo ai ’silenzi' di Ferrara prima e Roma poi: cosa ne pensa un fan come Ruggero? «A Milano, nel 2012, aveva ricordato le vittime dei terremoti in Emilia-Romagna. Lo stesso aveva, prima ancora, con il terremoto dell'Aquila, città a cui durante il concerto di quell'anno a Roma aveva dedicato una canzone. Bruce era abituato a spendere alcune parole su quelle situazioni di particolare disagio. Ecco perché a qualche giorno di distanza ci stiamo ancora chiedendo il motivo per cui stavolta non l'abbia fatto, né a Ferrara né a Roma: Bruce non è certo la persona che se ne frega e questo l'ha dimostrato più d'una volta. Il dubbio è che non fosse correttamente informato di quanto successo. Ad ogni buon conto non mi sento di condannarlo, perché è una persona che non perde l'occasione per esprimere solidarietà con chi soffre».

Cosa ne pensi invece della decisione di non rinviare il concerto? «Pur venendo da una città, Ravenna, particolarmente colpita dall'ondata di maltempo, ho avuto la fortuna di non subire direttamente i danni da essa provocati. Altri miei amici sono invece stati meno fortunati: diversi hanno subìto danni, anche ingenti, e in parecchi hanno dovuto rinunciare al concerto. Io ci sono andato, anche se ovviamente non con lo stato d'animo ideale per godermi uno spettacolo in modo spensierato. Avessi potuto decidere io, quel concerto lo avrei rinviato: la mia speranza – e con me quella di parecchi altri miei amici – era quella. Però capisco benissimo che una cosa è dirlo e tutta un'altra il farlo. Anche perché le date di un tour come questo vengono decise almeno un anno prima, e subito dopo inizia la prevendita. Infilarci una data per recuperarlo, considerato il fatto che subito dopo la parentesi europea, Bruce tornerà a esibirsi sui palchi d'oltre Atlantico, era praticamente impossibile. E annullarlo e basta avrebbe significato dover rimborsare oltre 50mila biglietti (con gente che già aveva prenotato pure alberghi e voli), cosa che tecnicamente avrebbe comportato moltissime difficoltà... Per cui alla fin fine è stata presa la decisione meno peggio».