La recensione

Un massacro concepito nell’etere da Radio delle Mille Colline

Il genocidio ruandese raccontato da ‘Hate Radio’, del bernese Milo Rau, è andato in scena nel fine settimana al Lac raccogliendo l’adesione del pubblico

Nello studio radiofonico
(Daniel Seiffert)
15 gennaio 2023
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Il Ruanda detiene un ben triste primato: nella sua guerra civile, dal 6 aprile al 16 luglio 1994, finì massacrato un milione di persone. Tutsi e Hutu, le due etnie principali del Paese, dopo decenni di civile convivenza, si armarono soprattutto di machete per dar vita a una carneficina su cui fu chiamata a indagare la nostra Procuratrice Carla Del Ponte. Emersero subito le responsabilità dell’emittente Radio delle Mille Colline, un potente strumento di propaganda violenta e razzista che mescolava – nella consueta programmazione di ogni radio – musica, notizie, reportage con vere e proprie istigazioni all’omicidio.

‘Hate Radio’, andato in scena in questo weekend al Lac, ci offre la ricostruzione di un giorno di ordinaria follia nello studio radio dove tre estremisti di etnia Hutu passano in diretta anche l’agghiacciante telefonata di un bambino: "Ho solo otto anni: sono abbastanza grande per fare a pezzi qualche Tutsi?". Sarà il disc jockey italo-belga Georges Ruggiu a dare via libera al baby killer e a dirsi felice che anche i bimbi fossero pronti a votarsi alla "santa" mattanza. "Le tombe sono pronte, in attesa di essere riempite", era uno dei suoi slogan e a lui si deve il termine "scarafaggi" (da schiacciare, ça va sans dire) destinato ai suoi nemici. Per la cronaca, Ruggiu fu poi arrestato in Kenya e condannato – dopo un processo durato ben 36 mesi – a dodici anni di galera. Fu il solo non ruandese a venir condannato per crimini contro l’umanità. Sebbene non citato nella narrazione, più di un pensiero corre verso la singolare quanto sinistra figura di Froduald Karamira, nato da una famiglia Tutsi e poi divenuto Hutu con una conversione garantita dalle tradizioni ruandesi, il quale figurava tra i principali finanziatori di Radio delle Mille Colline e fu capace di sommergere in pochi giorni il piccolo Paese africano con un milione di machete. Venne fucilato nel 1998.

Il regista e drammaturgo bernese Milo Rau, ideatore dello spettacolo e autore dei testi (con la collaborazione di Jean Dietrich), ci presenta un sobrio studio radiofonico dove si alternano al microfono animatori felici di commentare decine di omicidi, nonché alcune vittime della ferocia che sconvolse il Paese africano. La domanda di fondo è chiara: com’è possibile che centinaia di individui, civili e pacifici sino il giorno prima, perdano completamente la propria umanità? E in via subordinata, come funziona il processo che porta ad affermarsi l’ideologia razzista? Naturalmente Milo Rau non ha risposte altrettanto esplicite e chiare. Il suo spettacolo ci sbatte però in faccia una realtà difficile anche solo da immaginare: "Eppure è successo", ripetono le vittime di violenze, stupri e altre nefandezze.

Uno spettacolo necessario (il purtroppo abusato "Mai più" è dietro ogni singola battuta), costruito altresì con la schietta scenografia di Anton Lukas e arricchito con i video dei primissimi piani di carnefici sprezzanti e quelli attoniti sino all’incredulità di chi la violenza la subì sulla propria pelle. Ottima la prova degli attori, coinvolti in una sarabanda di musiche, parole e suoni senza mai "rubarsi il palcoscenico". Sébastien Foucault è l’elegante dj che conduce una specie di "Tutti i massacri minuto per minuto"; mentre al suo fianco sfilano, parlano e denunciano Olga Mouak, Eric Ngangare e Diogène Ntarindwa.

Pubblico attento e partecipe, generoso nel gratificare i protagonisti con scroscianti applausi.

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