Scienze

Come nei film: un’arma atomica potrebbe salvarci da un asteroide

La prima simulazione effettuata su un tale scenario dimostra che con la giusta tecnica un ordigno nucleare potrebbe deviare o distruggere un corpo celeste

Una simulazione della missione Dart della Nasa nel 2021
(Keystone)
22 dicembre 2023
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Proprio come in uno dei tanti film catastrofici sul tema, anche un’arma nucleare potrebbe essere una buona idea per proteggere la Terra da un asteroide in rotta di collisione.

Lo dimostra la prima simulazione mai effettuata per uno scenario di questo tipo, costruita proprio per valutare l’efficacia, i rischi e le conseguenze di un ordigno nucleare fatto esplodere su un corpo celeste.

Lo studio, pubblicato sulla rivista The Planetary Science Journal da un gruppo di ricercatori del Laboratorio Nazionale statunitense Lawrence Livermore, si inserisce nel percorso aperto dalla missione Dart della Nasa, che a settembre 2022 si è schiantata contro l'asteroide Dimorphos deviandone con successo la traiettoria, dimostrando che un'esplosione nucleare potrebbe essere una valida alternativa.

Finora l’idea di bombardare un asteroide in arrivo è stata spesso pubblicizzata come pessima: una bomba potrebbe riuscire a distruggere un asteroide di piccole dimensioni, ma per quelli più grandi il rischio è di generare molti frammenti che potrebbero comunque minacciare il pianeta, peggiorando la situazione con impatti multipli.

Ma ora, i ricercatori guidati da Mary Burkey hanno evidenziato che, con la tecnica giusta, un ordigno nucleare può funzionare. Gli autori dello studio, infatti, hanno messo a punto una complessa simulazione che consente di capire nel dettaglio cosa accadrebbe a seconda della tipologia di asteroide.

“Se avessimo sufficiente preavviso, potremmo lanciare un ordigno nucleare, inviandolo a milioni di chilometri di distanza su un oggetto diretto verso la Terra”, spiega Burkey. “Con la giusta tecnica potremmo deviare l’asteroide, mantenendolo intatto ma spingendolo su una rotta diversa, oppure potremmo distruggerlo, frantumandolo in piccoli frammenti che mancherebbero il nostro pianeta”, aggiunge la ricercatrice.

“Se dovesse verificarsi una vera emergenza di difesa planetaria – conclude Megan Bruck Syal, coautrice dello studio – questo modello di simulazione sarà fondamentale nel fornire ai decisori informazioni utili”.

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