Locarno Film Festival

Un Concorso alla ricerca del senso di far Cinema

I film di Radu Jude e Basilio Da Cunha ci aiutano a guardare il mondo, così come l'opera di Bjelogrlic e Rsumovic. Non convince ‘La bella estate’.

‘Nu aștepta prea mult de la sfârșitul lumii’ di Radu Jude
(©4 Proof Film)
4 agosto 2023
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Stranissima giornata in Concorso qui a Locarno, con quello che non ti aspetti, film che cantano cinema facendo di tutto per non essere il cinema solito, peccando di una originalità che risveglia lo spettatore dalla sonnolenza programmata da Netflix, da ogni schermo televisivo, o da ogni collegamento in Instagram o TikTok. Merito di un film di ricerca di linguaggio come ‘Nu aștepta prea mult de la sfârșitul lumii’ (Do Not Expect Too Much From The End Of The World) di Radu Jude.

‘Un film di superfici, senza profondità’

Il regista rumeno – già Orso d’oro a Berlino nel 2021 con ‘Babardeala cu bucluc sau porno balamuc’ e qui a Locarno già Premio speciale della giuria nel 2016 per ‘Scarred Hearts’ – si conferma autore a tutto tondo con un film così complesso da avere rimandi alla storia del cinema rumeno dei tempi di Ceausescu, richiamando un film di Moustapha Alassane del 1966 ‘Le retour d'un aventurier’, fino al cinema dei fratelli Lumière e a quel tempo in cui si usava il piano fisso.

Spiega infatti il regista: “È un film che affronta il difficile problema della produzione di immagini. Tutti questi sono a livello di superficie, come si suol dire, ma il film ha solo questo livello, è un film di superfici, un film senza profondità”. Ma non siamo d’accordo: è un film che ha profondità, che costringe a pensare a più livelli, e di certo non può essere declinato a film found footage, anche se usa per decine di minuti il film ‘Angela merge mai departe’ (1982) di Lucian Bratu, storia di una tassista tra le strade di Bucarest, e Bratu sfidò la censura mostrando la gente povera e le file davanti ai negozi.

Ma questo non è che un lacerto di un film che vede oggi Ilinca Manolache nella parte di Angela, un'assistente di produzione oberata di lavoro che deve guidare, anche sedici ore al giorno, per la città di Bucarest per filmare il casting di un video sulla “sicurezza sul lavoro” commissionato da una multinazionale. Il regista spiega di aver fatto lo stesso lavoro da giovane e di essersi trovato come Angela a comprendere che la sicurezza che la multinazionale cerca è per i padroni e non per chi al lavoro si è infortunato. Immersa nel caotico traffico di Bucarest, Angela ha come sfogo un alter ego su TikTok che svela tutte le contraddizioni di questo nostro frenetico vivere per una società scomparsa nella sua essenza, trasformata in tanti io intercambiabili ma incapaci sempre di diventare noi. A un certo punto, il film si sofferma per farci pensare al dramma delle morti sulla strada, mostrandoci una lunga autostrada colma di croci e tombe per tutto il suo percorso, facile accusare velocità e disattenzione quando in verità le ragioni sono stanchezza e nervosismo, è il dover arrivare, è la velocità della catena di montaggio trasportata sul manto stradale.

Da qui il film si diparte diventando un lungo piano sequenza in cui ci viene presentato Ovidiu, il selezionatore finito in sedia a rotelle e chiamato a dire che è stata colpa sua. Questo è il nostro mondo e Radu Jude ci aiuta a guardarlo attraverso la bellezza di tante idee che fanno un linguaggio, quello del Cinema.

Un musical sulla favela

Su canali diversi, ma sempre audaci ci conduce, alla sua terza partecipazione a Locarno, Basilio Da Cunha con ‘Manga D'Terra’ una favola musicale sulla condizione di una donna migrante, che tra il rimpianto di non essere vicina ai suoi due piccolissimi figli, si confronta con la società portoghese, in quel quartiere Reboleira, che raccoglie i migranti di Capo Verde, come lei. Lei, Rosa, cerca di trovare conforto nelle donne della comunità. Ma anche da queste talvolta è cacciata, per la voglia di libertà, sua vera via di fuga resta allora la musica, il sogno. È un musical sulla favela, dove la violenza quotidiana della polizia fa da pari a quella di una mafia locale che nulla concede nel suo non velato maschilismo. Basilio Da Cunha guida l’intricato gioco, con grande sapienza narrativa, regalando alla cantante e attrice Eliana Rosa, la parte della vita, e lei la merita.


©AKKA Films, Basil Da Cunha
‘Manga D’Terra’ di Basil Da Cunha

Questa sera in Piazza

Un linguaggio da vecchio sceneggiato televisivo

La Piazza si è aperta questa sera con ‘La bella estate’ che Laura Luchetti ha tratto dal racconto breve di Cesare Pavese, che dà il titolo a una raccolta da cui Michelangelo Antonioni usò ‘Tra donne sole’ per il suo film del 1955 ‘Le amiche’.

Il racconto ‘La bella estate’ termina con queste parole di una delle protagoniste: “Senti, Ginia, al cinema non c'è niente di bello", parole purtroppo reali riferite a questo film che nato da Cesare Pavese è stato girato con un’idea alla Guido Gozzano. Un film che porta subito il peso di un linguaggio da vecchio sceneggiato televisivo senza mai riuscire a regalare nemmeno una piccola emozione e questo anche grazie a una recitazione sempre scolastica, mai capace di coinvolgere.


© Laura Luchetti
‘La bella estate’ di Laura Luchetti

‘Čuvari formule’: un film verità

Su un altro pianeta si muove sempre in questa serata in Piazza, ‘Čuvari formule’ (Guardians of the Formula), film del regista e attore Dragan Bjelogrlic e dello sceneggiatore Vuk Rsumovic. È questo un film importante, al di là del linguaggio sicuro di un bravo artigiano del cinema, di un cast di attori tutti di buon livello, il film regala l’emozione di una vicenda poco nota, trattandosi di un problema nucleare nella Jugoslavia del 1958, in piena Guerra fredda. Una vicenda che dovrebbe essere ricordata con parole d’oro nella Storia dell’Umanità, perché portò della gente comune a sfidare con il proprio corpo la malattia nucleare senza pretendere neppure un grazie per aver rischiato con il prelievo del midollo osseo, da donare a un piccolo gruppo di scienziati jugoslavi, la morte.

Siamo di fronte a un film verità, alla maniera di Rosi, ma con la consapevolezza che quanto era successo era un canto alla morte diventato canto alla vita. E il film pone in evidenza anche il destino del medico francese, Georges Mathé, che introdusse nel mondo la tecnica del trapianto del midollo osseo che ha salvato milioni di persone senza ricevere un premio Nobel. Un film che emoziona e canta vita e Storia. Talvolta è bello sentirsi parte dell’umanità.


© Cobra film
‘Čuvari formule’ di Dragan Bjelogrlic e Vuk Rsumovic

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