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Tutti i ‘Capricci’ portano a Solduno

Sono quelli di Gregorio Strozzi eseguiti da Guy Bovet, con i quali la Rsi ha deciso di valorizzare l’organo storico attraverso una registrazione

Guy Bovet
(Wikipedia/Laurent Dubois)

Nel 1712 la Collegiata di Locarno decide di dotarsi di un organo: il clero si rivolge a un’eccellenza, l’organaro Giovanni Battista Reina, allievo di un altro artigiano di somma importanza, Carlo Prati: caratteristica fondamentale e preziosa del manufatto è la decisione del 1714 di dotare lo strumento di un “organo eco”, comandato da una seconda tastiera. Un secolo dopo, nel 1819 la Collegiata decide poi di acquistare un nuovo strumento: per nostra somma fortuna, l’organo Reina viene conservato e spostato nella chiesa di Solduno: dopo varie vicissitudini, lo strumento è stato recentemente restaurato da Ilic Colzani, che ha potuto constatare la sopravvivenza del 63% del materiale fonico originale, e ripristinare la disposizione fonica di Reina. Se organi a due tastiere sono documentati in Italia a partire dal 1650 con il mitico strumento costruito dall’organaro fiammingo Willem Hermans del Duomo di Como (purtroppo non più esistente), nessuno strumento di tali caratteristiche risulta essere giunto sino a noi: lo strumento di Solduno appare quindi di grande importanza.

La Rsi ha ora deciso di valorizzare l’organo storico di Solduno attraverso una registrazione, ora pubblicata in cd dall’etichetta romanda Vde-Gallo, con un repertorio italiano di fine Seicento, particolarmente adatto alle sonorità dello strumento, i Capricci di Gregorio Strozzi, eseguiti da Guy Bovet. La registrazione è stata effettuata dalla Rete Due per le cure del Tonmeister Wolfgang Müller.

Non risultano numerose le notizie che riguardano Gregorio Strozzi, nato verosimilmente intorno al 1615, di poco posteriore alla generazione di Michelangelo Rossi e quasi coetaneo di Giovanni Salvatore, compositori che, insieme ad altri campioni del Seicento italiano, Tarquinio Merula, Bernardo Pasquini, Bernardo Storace, costituiscono un repertorio che spesso ben si addice ai nostri strumenti svizzeroitaliani. I Capricci da sonare cembali et organi, pubblicati a Napoli nel 1687, assemblano 31 brani per strumento a tastiera, una sorta di raccolta antologica che mostra i vari generi tastieristici praticati all’epoca: 3 Capricci, 3 Ricercate, 3 Sonate, 4 Toccate, 3 Gagliarde, 8 Correnti, 2 Balletti, oltre a una Romanesca, una Mascara, un’Euphonia, una Passacaglia, e un madrigale passaggiato, Ancidetemi pur grievi martiri.

Guy Bovet, organista, compositore, didatta di fama internazionale (e attuale direttore artistico, con Paolo Crivellaro, del Festival internazionale di musica organistica di Magadino) opta per una scelta intelligente e oculata di 19 brani, incorniciata da due lunghe toccate. Nel florilegio proposto da Bovet non poteva mancare una delle rare composizioni di Strozzi che talvolta viene proposta in concerto o su disco, la Toccata quarta per l’elevazione, con tutto l’arsenale di scrittura riservato al genere, di sommo interesse per toccare con mano la declinazione di questo genere di composizione nella generazione successiva a Frescobaldi. Euphonia è un’aria con una serie di variazioni; simpatica la Mascara sonata, e ballata da più Cavalieri Napolitani, nel Regio Palazzo, accompagnata da una discreta ed equilibrata percussione: essa ricorda il repertorio della commedia madrigalesca, per poi trasformarsi in un gustoso ground.

Una delle caratteristiche della stampa del 1687 di Strozzi è la presentazione del materiale in partitura, spesso utilizzata dalla scuola napoletana per strumenti “polifonici” quali le varie tastiere e l’arpa. La notazione per tastiere ma in partitura è sicuramente dotata di chiarezza contrappuntistica: tra i primi esempi ricordiamo l’Intavolatura di Antonio Valente, nel 1580; e poi decine di altri casi, tra i quali emergono le Fantasie, i Ricercari, i Capricci, le Canzoni, i Fiori Musicali di Frescobaldi, per arrivare ai celebri casi di Bach, le Variazioni canoniche, il Ricercare a 6 dell’Offerta Musicale e l’Arte della fuga. In alcuni casi, come quello dei nostri Capricci, la partitura presenta tuttavia problemi di non facile soluzione, legati a difficoltà digitali: l’impossibilità di suonare con due mani alcuni passaggi pone il moderno esecutore davanti a decisioni soggettive, qui brillantemente risolte da Bovet.

L’interpretazione di Guy Bovet è frutto di intelligenza musicale, frequentazione del repertorio secentesco, perfetta consapevolezza storico-stilistica, e conoscenza delle caratteristiche foniche dello strumento di Solduno: ne sono prova la scorrevolezza del discorso secondo una ben assimilata ars oratoria, le scelte di registrazione, l’aggiunta di alcune gustose diminuzioni. Il programma scelto per il cd si lascia gustare esattamente come una raffinata proposta concertistica.

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Gregorio Strozzi, Capricci da sonare cembali et organi. Guy Bovet, organo di S. Giovanni Battista a Solduno. Vde-Gallo 1696: 64’34”.

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