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Il quotidiano in discesa o in salita

Animali e astronauti, collisioni e bolle d’aria, e tanti d. (dati). Sfogliando ogni mese le pagine del mondo (nell’ordine di lettura che uno preferisce)

Life on Mars
(Depositphotos)
31 gennaio 2024
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Al contrario. Il vantaggio di cominciare dalla fine è che l’ingresso non spaventa. Dall’intervista o dal resoconto di viaggio alla tv e al cinema, quindi lo sport. Arrivati alla cultura, ti fermi o vai avanti. Ma ti occorreranno forze fresche e già leggi da una buona mezz’ora. Fino alle opinioni ti senti di arrivare, ma dopo? Cominciano la cronaca e la politica interna, quella internazionale, le pagine dure. Comprendi che alla gerarchia del quotidiano come la vuole la logica e un senso di giustizia, e di decenza, non c’è alternativa. Se inizi dalla prima, affronti il più allarmante con tutte le energie. Procedendo te ne saranno richieste sempre meno e tu ne avrai meno, ma forse bastano. E dalla cultura in avanti, invece che la salita comincia la discesa.

Secondo Millás il quotidiano è un manufatto letterario, se è ben fatto. Un genere letterario che ha tre secoli e mezzo. Poco meno del romanzo moderno e altrettanto capiente.

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Dati. Con tutta la sua rinomata, provocatoria riservatezza, del gatto qualcosa ormai conosciamo, anche se la sua domesticazione pare non sia terminata e chi sa quando finirà. Sta con noi da 12’000 anni, il cane da 40’000. Passa dall’immobilità più assoluta allo scatto, come il coccodrillo, e il confronto si capirà meglio fra poco. Morbido e innocuo dentro casa, appena uscito diventa la piccola belva che è. Può mangiare quasi tutto quel che caccia, e caccia quasi tutto. Ma è il momento di addebitargliela tanta adattabilità al cibo che trova, se tale cibo appartiene, o è, 2’084 specie animali, 347 delle quali a rischio di estinzione. Gliela rimprovera soprattutto Christopher Lepczyk, dell’Auburn University (USA). Lo accennavamo nello scorso numero: Lepczyk con il suo team ha studiato per vent’anni tutto quanto si è ricercato sul tema gatti e alimentazione: 544 analisi. E ha affidato la sua meta-analisi alla rivista ‘Nature Communications’. Pare qualcosa di più di un’analisi, la meta-analisi; leggendo vedi che è qualcosa di meno ma sempre utile. Una raccolta di dati dagli studi già compiuti. Sintesi delle analisi dei vari zoologi ed etologi, in questo caso, per trarne un risultato composto di numeri, percentuali, statistiche, grafici. Lo studio incuriosisce vari media, tra cui il ‘Tagesspiegel’ dove lo incontro, ma tra i più dettagliati nel riferirlo sono il ‘Wired’ nell’edizione inglese e forse la ‘Folha de S. Paulo’.

Una vera grande minaccia per la biodiversità: 981 specie di uccelli, e poi rettili, piccoli mammiferi, insetti, anfibi. Quale difesa opporre a tanta strage? Provare ad arginare il randagismo. Per i domestici, “evitare che escano di casa senza supervisione”. Sospetto che “incentivare la castrazione per evitare la nascita di cuccioli indesiderati”, ipotesi che non vedo nello studio originale, sia l’energico consiglio della ‘Folha de S.Paulo’. A confronto della messe dei dati, la povertà dei rimedi non può che deludere. La montagna dei numeri partorisce il topolino delle conclusioni. Lui: il povero topo che vive ovunque – essendo una “cosmopolitan non-native species” – e ovunque trova il gatto.


Keystone
Il Topolino

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La convergenza dei bruti. In ‘Libération’ dell’8 gennaio tanti articoli richiamano l’attenzione. Tra questi, due sulla prossima o avvenuta dolce collisione – sotto l’insegna de “La convergence des brutes” – tra destra estrema e moderata in Francia. Dicono le stesse cose quasi con le stesse parole, spingono per le stesse leggi. Una usa l’altra ma sta bene a entrambe. Due articoli più in là, una folta rassegna raccoglie notizie fresche su un campo battuto fino al fastidio. Dentro un contesto di prevedibilità – l’umanità ormai tanto lanciata nello Spazio – si elencano le novità più succose: chi partirà nel 2024 e per dove, in che modo e a fare che, come si chiama il missile o navicella e quando arriva... Il tema dell’articolo seguente invece è serio, e preoccupante: la violenza degli studenti francesi, le aggressioni ai professori.

Ogni pagina la conferma che il mondo è un buco. Millenni prima di essere globalizzato, era già globale. Da un luogo all’altro – aspetto snervante e insieme consolante – non cambia che la temperatura.

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Dalla luna in là. Alti, robusti, belli, ottimisti, pavesati di stemmi. Sorridenti con denti sanissimi. Preparati e pronti a tutto. Oppure non così alti, meno robusti, ma entusiasti tutti. Sono gli astronauti. Dalla luna in qua, la povera Terra induce a opposti stati d’animo, apprensioni, paure. Ma dalla luna in là...

Ora un’affermazione che inizia con un’ovvietà o un azzardo e continua con tre domande senza risposta dalla risposta facilissima: “Gli esseri umani esploreranno la Luna, Marte e oltre – dice Michael D. Griffin, ex capo della Nasa –. È solo questione di quali esseri umani, quando e quali valori porteranno con sé...”. Ed ecco le risposte: Quali? Musk, Bezos, Zuckerberg. Quando? Il prima possibile. Quali valori porteranno? Il dollaro. Ma la seconda si può circostanziare: 2035. Allora Marte sarà, si fa per dire, più vicino. Quando ammarteranno, Musk, Bezos e Zuckerberg, allo scopo di salvarsi la misera vita – col misero scopo di salvarsi la vita, lo dicono loro stessi – ma alla fine per vendersi l’un l’altro minerali mai visti perché qualcosa si dovrà pur fare, avranno rispettivamente 63, 70 e 50 anni. Chi avrà vissuto umanamente – anche questo si fa per dire – più a lungo sarà Bezos.

Nel 2024 le missioni indiane saranno “due volte più ricche di lanci del 2023”, scrive Camille Gévaudan. “Tutto dovrà esser pronto per inviare nel ’25 i primi astronauti indiani nello spazio, a bordo di un veicolo indiano lanciato da un missile indiano”. L’India dunque è nel pieno della sua era spaziale e ai suoi esordi. L’auspicio tre volte nazionalistico mi ricorda, all’istante, l’annuncio triplicamente localistico sentito da una guida turistica: “Questa è via Pergolesi e quello che avete davanti è palazzo Pergolesi. Siamo anche qui in un luogo pergolesiano”.

Quanto al Giappone: a fine gennaio la navicella d’atterraggio di nome Slim “tenterà di poggiarsi con dolcezza con una precisione dell’ordine di 100 metri. Slim è decollata nel settembre del ‘23 e si trova nell’orbita lunare già da Natale. Se il suo obiettivo sarà raggiunto, il Giappone diverrà il quinto paese ad avere allunato dopo Unione Sovietica, USA, Cina e India”. Ma gli allunaggi cinesi continuano. “Alla fine del 2020 la missione Chang’e 5 aveva portato sulla Terra 1,7 chili di roccia lunare. Alla fine del ’24, Chang’e 6 sarà ancora più ambiziosa, con l’obiettivo di riportare 2 chili di roccia dalla faccia nascosta dell’astro”.

Sonde e satelliti ovunque, e studi, progetti, prove, parole su Marte, ma siamo agli allunaggi. Dalla luna in giù, lo sappiamo; dalla luna in su, il futuro più radioso; sulla superficie lunare, fra poco, una vera folla. Ma ora basta. Sono sopraffatto da nausea e furore astronomico, entusiasmo e ridicolo. Lancerei il cellulare su cui leggo oltre il tetto della casa di fronte, per vedere se ci arriva. E prenderei il primo volo per Marsiglia per andarmi a comprare ‘Libération’ dell’8 gennaio, che non troverò.

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Dati (2). La pagina 2 della ‘Folha de S. Paulo’ è un equilibrato, asimmetrico e sempre invitante spazio dedicato alle opinioni. Due editoriali sulla sinistra; tre articoli, più brevi e più liberi nei temi e nel taglio, al centro e su tre piani; a destra, una colonna affidata a un esperto di cui si specifica professione o carica. Priscilla Bacalhau è “doutora em economia, consultora de impacto social”, ecc. Il tema oggi è lo stato dell’educazione in Brasile, soprattutto in relazione alle disuguaglianze. Come agire stando così le cose? Ma come stanno le cose lo sappiamo e non lo sappiamo. Di seguito stralci dell’articolo, tutti quelli in cui appare la parola “dati”, abbreviata per guadagnare spazio. “Il nostro Paese è sulla buona strada nella produzione e nell’analisi delle informazioni sull’educazione. Decenni di d. raccolti e indicatori elaborati dall’Inep e IBGE mostrano come... In special modo, i d. indicano una grande sfida da affrontare: la garanzia dell’equità educativa... Un insieme completo di d. è imprescindibile per elaborare, eseguire, monitorare e valutare i risultati di politiche necessarie... Tali d. devono essere prodotti e divulgati in modo di orientare le decisioni prese dai... Nell’incontro sono stati affrontati temi relativi alla produzione, qualità e completamento dei d. in relazione alle modalità delle politiche... Il perfezionamento dei d. è cruciale per offrire politiche... Senza di essi (...) le intense disuguaglianze si approfondiranno”.

Siamo malati di diagnosi, senza saperlo. Ed è noto che un malato che non sa di esser malato, o che non lo ammette, si tiene la malattia. Che siamo bloccati sulle diagnosi, mi ha detto un amico, tanti anni fa, che l’ha detto Nietzsche. L’incontro di cui parla l’esperta si è tenuto a Brasilia: ‘Dados para quê? - Formulazione, valutazione e monitoramento della qualità educativa’. Neanche l’ombra di un tentativo di interpretazione di quei d. - né la menzione di un solo d. -; il barlume di un’idea di cosa fare, almeno nell’articolo. Ma certo anche nel convegno. Visto che “sono state riscontrate lacune nelle informazioni esistenti, che rendono difficili le offerte di un’educazione antirazzista, inclusiva e di qualità in forma equa per tutte le persone...”. Amen.

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La bolla. “Vi presento la mia bolla d’aria: ci viviamo i miei amici e io. Nella mia bolla sono esposti quadri d’arte moderna, si legge Alana S. Portero e si condividono birre tra pari. A volte usiamo un linguaggio inclusivo. La mia bolla d’aria è trasparente, ma tutto, fuori, si vede annebbiato. Dentro è caldo, non ho bisogno di coprirmi con leggi protettrici. Fuori dalla mia bolla le persone parlano ma non capisco cosa dicono. All’esterno si percepisce intolleranza e fanatismo. Su questo ho le idee chiare. Prendo la decisione cosciente di restare nella mia bolla”. (Asier Bombín Martín, Madrid - ‘El País’, Lettere alla direttrice)


Depositphotos
La bolla (versione ‘di sapone’)

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