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‘L'alfabeto delle anime’, piccola incursione nell’aldilà

Nel libro edito da Ediciclo, Mario Ferraguti sulle orme di spiriti che ancora non hanno compiuto il salto definitivo

5 gennaio 2024
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Nel film ‘The Others’ del regista Alejandro Amenábar, la giovane Grace, impersonata da Nicole Kidman, vive chiusa nella sua villa con i figli e i domestici. Le regole della casa sono molto rigide, la luce non deve entrare dalle finestre e nessuna porta può essere aperta prima che l’ultima sia stata chiusa. In questa vita di reclusione, nell’asfissia paranoica di stanze buie, gli abitanti iniziano a percepire delle presenze che con il passare del tempo si manifestano in modo sempre più invadente. In un’atmosfera di tensione crescente Grace si mette a dar la caccia agli intrusi, decisa a scoprire chi abbia preso abusivamente possesso dei suoi spazi. La ricerca però la porta a scoprire che, in realtà, l’intrusa è lei. Gli spettri che credeva di sentire non sono altro che i nuovi inquilini, vivi, subentrati dopo la morte violenta dei vecchi proprietari. Madre e figli sono dunque rimasti incastrati in quella terra di mezzo tra i due mondi, abitata da fantasmi che per qualche ragione non riescono a trapassare del tutto.

Nel suo ultimo libro pubblicato da Ediciclo editore Mario Ferraguti prova a esplorare proprio quel confine, sulle orme di spiriti che ancora non hanno compiuto il salto definitivo verso l’aldilà.

L’alfabeto delle anime ruota attorno alla morte del padre dello scrittore e al dolore causato dalla perdita. Che cosa avviene quando si muore? Dove andiamo a finire? In che modo ce ne andiamo? “Ha ucciso la libera immaginazione della morte, la religione; - afferma l’autore - è lei che pretende di dirti come, quando e soprattutto dove si andrà a finire”.

Con la lingua poetica e intima a cui ci ha abituati anche nelle sue precedenti opere, Ferraguti tenta di seguire diverse piste per trovare le tracce lasciate dal genitore e, al contempo, elaborare una riflessione sul più imperscrutabile e oscuro dei passaggi.

Il suo viaggio diventa così un’interessantissima incursione nelle credenze popolari, nelle superstizioni e nei diversi riti millenari che accompagnano il lutto. Bisogna coprire gli specchi per evitare che l’anima veda il suo riflesso e rimanga imprigionata, slacciare le scarpe per facilitare la dipartita, mettere il corpo con i piedi rivolti verso la porta di modo che sia ben chiara la direzione d’uscita. Eppure, nonostante tutti i tentativi di facilitare il viaggio, ci sono anime restie ad andarsene, affezionate ancora a una routine quotidiana che le inchioda dietro una finestra, in soggiorno o in un cassetto del comò. E ci sono vivi che continuano a cercarle, pronti a interpretare qualsiasi rumore, suono, profumo come un segno di persistenza. Particolarmente toccante è l’immagine della madre, instancabile nel seguire alla lettera i precetti e le teorie sull’aldilà delle cinque amiche esperte in reincarnazioni, angeli del cielo, aliti di vento che fanno sbattere le finestre. Ha bisogno di sapere con certezza dove si nasconda il marito, pronta a testare qualsiasi teoria. E dopo vari tentativi alla fine il nascondiglio lo trova:

“Appena lei si avvicina alla sveglia, la tua sveglia, quella di plastica, comprata dai cinesi, quella color crema, a pile, che ti ha svegliato per anni con i suoi rintocchi, secondo a secondo, ti ha accompagnato per tutte le notti, appena lei si avvicina, la sveglia impazzisce. Comincia a correre veloce, un ticchettio forsennato come farebbe una sveglia per dire qualcosa; si anima, diventa viva, espressiva. Per ora non lo svela ma, secondo me, è convinta di sapere dove ti nascondi”.

Eccolo, dunque, uno dei luoghi dell’anima.

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