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Attenti a... ‘I lupi di Willoughby Chase’

Un concentrato di cliché letterari, quello di Joan Aiken, per una storia (pubblicata da Adelphi) che risulta appassionante fin dalle prime pagine

Figlia del poeta canadese Conrad Aiken, lavorò per le Nazioni Unite per poi intraprendere la carriera di scrittrice a tempo pieno
27 dicembre 2023
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Molto probabilmente il nome di Joan Aiken dirà ben poco alla maggior parte dei lettori. Eppure questa donna inglese è stata una delle più grandi e prolifiche scrittrici di letteratura per ragazzi del suo tempo, con all’attivo oltre 100 titoli tra romanzi e racconti. Originaria del Sussex, nei primi anni 50 fu capace, insieme al marito, di trasformare un autobus in una vera e propria casa, in attesa di poterne costruire una più solida sul terreno appena acquistato. Figlia del poeta canadese Conrad Aiken, lavorò per le Nazioni Unite per poi intraprendere la carriera di scrittrice a tempo pieno.

A riportare alla luce una delle sue opere più di successo è la casa editrice Adelphi con la pubblicazione de ‘I lupi di Willoughby Chase’, nella traduzione italiana di Irene Bulla. Chiude il volume l’interessante saggio di Brian Phillips, che si addentra nella produzione della scrittrice mettendone in risalto gli elementi ricorrenti e offrendo uno spaccato esaustivo dell’arte magica contenuta nelle sue storie.

Bisogna dire innanzitutto che un buon libro per ragazzi si può definire tale se risulta godibile anche per un pubblico adulto. Se è in grado, cioè, di convincere il lettore maturo a sospendere il giudizio, a entrare con tutte le scarpe nelle avventure narrate, anche quando queste abbandonano il terreno del realismo per sfiorare quello del fantastico. E I lupi di Willoughby Chase rientra senz’altro in questa categoria.

La trama, come sottolinea lo stesso Phillips, è un concentrato di cliché letterari: ci troviamo in una grande tenuta isolata, nel bel mezzo di un gelido inverno. I ricchi proprietari devono partire per un lungo viaggio e affidano la figlia a una nuova governante, lontana parente del padre. La donna però si rivelerà spietata e crudele e farà di tutto per togliere di mezzo la bambina e la sua delicata cugina orfana, appena arrivata da Londra. I personaggi, come in ogni favola che si rispetti, sono o molto buoni o molto cattivi e alle due piccole eroine non mancano certo coraggio, solidarietà, altruismo e senso della giustizia.

Eppure, nonostante la sovrabbondanza di questi elementi, la storia risulta appassionante fin dalle prime pagine avvolgendo il lettore nella sua gelida atmosfera, facendogli sentire da vicino il respiro affannoso dei lupi famelici, così numerosi e feroci che i treni sono costretti a fermarsi bruscamente nelle stazioni, senza rallentare, per ingannare le bestie pronte all’attacco.

Una bizzarra nota iniziale ci informa infatti che ci troviamo nel 1832, quando il tunnel della Manica tra Dover e Calais è stato appena completato e molti branchi hanno colto l’occasione per migrare nelle isole britanniche. Un senso di minaccia costante avvolge quindi tutti i protagonisti, costretti a muoversi velocemente all’esterno per sfuggire alle fauci dei lupi. Ma quando questi entrano in casa assumendo sembianze umane, l’unica cosa da fare è uscire ed elaborare un piano in attesa che arrivi la primavera.

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