laR+ Libri

Duellare di fioretto su convinzioni granitiche

‘Conversari al calar del sole’, avvincente e stimolante dialogo-confronto fra Tito Tettamanti e Michele Fazioli nel volume edito da Dadò

Il volume
28 dicembre 2023
|

Il titolo può sembrare dolente e notturno. Tutt’altro clima regnava durante la presentazione del libro, nella gloriosa Sala Tami della Biblioteca Cantonale di Lugano: sollecitati da Roberto Antonini, i due autori si sono invece rivelati l’esatto contrario: vivaci, battaglieri, pronti ad affondare il colpo, forse più che nel libro stesso, in cui prevalgono toni rispettosi, anche se fermi sulle rispettive posizioni. Il fioretto, insomma, non la sciabola né tantomeno la ghigliottina. Due intelligenze – due letture diverse e non necessariamente complementari del mondo – e, soprattutto, due protagonisti per nulla inclini al tramonto, a sparire dalla scena pubblica, a rinunciare a dire la loro. Se Marco Solari ha più volte annunciato, nei mesi scorsi, di volersi ispirare al principio del “servir et disparaître”, Fazioli e Tettamanti non sembrano intenzionati a uscir di scena. Sono anzi molti gli argomenti assenti nel libro, sui quali avrebbero potuto discutere: dalla sfida ambientale a quella demografica alle migrazioni planetarie, all’identità e alla coesione della Svizzera alle opportunità e ai rischi del mondo digitale alla parità di genere: insomma, un secondo volume sembra già fatto.

Seduti al desco, l’uno di fronte all’altro, ognuno mette sul tavolo la propria storia, le proprie convinzioni, ma anche il desiderio-piacere di ascoltare le ragioni dell’altro. Con un certo ordine, ma in una cornice di libertà che non richiede eccessiva strutturazione. Liberi, insomma, di deviare, di allargare lo sguardo, di inoltrarsi lungo sentieri imprevisti.

Scrive l’avvocato: “Il conversare è leggero, meno paludato, ci si lascia andare ai propri pensieri, lieti di parlare e comunicare, lieti anche di ascoltare, passando da un tema all'altro, evitando però il chiacchiericcio banale, insulso e ripetitivo”.

Quelli proposti sono percorsi ricchi di sbocchi, talvolta sorprendenti, anche se per l’intera partita, così decoubertinianamente condotta, entrambi i conversatori si palesano – anagrammando - anche conservatori poco o nulla concilianti su alcuni valori-punti fermi insindacabili, che la lettura pone in rilievo. “Conservatori, ma non reazionari”, chiosa puntuale Antonini.

Emergono così due temperamenti profondamente diversi. Secondo Fazioli (che ha spiegato la genesi e le modalità di scrittura del libro) Tettamanti procede all’insegna del “cosa fatta capo ha” e si sarebbe a tratti cordialmente indispettito, durante la preparazione del libro, per l’opposta, arrovellata natura del giornalista, convinto che una frase pronunciata tra un branzino e una tazza di Gyokuro (anche se registrata in vista della pubblicazione) vada riletta, limata, completata prima di darla alle stampe. Se, nella finanza e nel mondo globale, più delle parole dette, contano la capacità di rischiare, di decidere e soprattutto la firma sui contratti, in un testo scritto che ha l’ambizione di lasciare un segno devono imporsi - suggerisce implicitamente Fazioli - anche le sfumature. Il singolo vocabolo, il singolo aggettivo, insomma la forma, sono parte di quella sostanza che concorrono a determinare. Ogni aggettivo, avverbio, punteggiatura concorrono a dare sostanza (e stile) a un confronto come questo.

Poco più di 140 pagine, Conversari al calar del sole (copertina di Orio Galli) è scandito in 6 capitoli che toccano gli àmbiti cari ai due interlocutori: non ne ho la certezza, ma tendo a pensare che l’avvocato e imprenditore abbia messo sul tavolo Occidente: decadenza o solo declino?, Il mosaico europeo e Luci e ombre del capitalismo, mentre il giornalista e uomo di cultura abbia voluto le altre tre portate: L’enigma della fede, Dimmi come parli e ti dirò chi sei e Il grande respiro della letteratura. Un settimo capitolo (il secondo e più breve), La vertigine dell’intelligenza, funge così da ponte tra i due.

Impossibile, in una breve recensione, soffermarsi sui moltissimi spunti che questa pubblicazione offre: spesso intrigante, sempre stimolante, ricca di riferimenti personali, ma anche storici, geopolitici e personali, tanto che l’aggiunta di un indice dei nomi sarebbe stata più che opportuna.

Tagliando con l’accetta – il contrario dell’esprit de finesse che l’editore Armando Dadò, nella nota iniziale, ascrive a Fazioli – il libro è la trascrizione del confronto tra due personalità anagraficamente separate, anche se non lontanissime, ma spesso distanti nei giudizi su fatti, situazioni, opportunità.

Un primo, peraltro centrale motivo di contrasto è quello che percorre il capitolo iniziale: L’enigma della fede. Sottolineerei la scelta del termine enigma, che ci mette a confronto con la vertigine del dubbio, con la dimensione del mistero (che Tettamanti probabilmente non contempla), ma anche con il bagliore della possibilità. Se l’imprenditore, nato nel 1930, considera quello che sta vivendo “il decennio nel quale il sole cala definitivamente: ci attendono la notte e il buio” e, da agnostico, ritiene che la religione sia solo una costruzione irrazionale, inventata dall’uomo a fini consolatori o per riempire i propri vuoti, Fazioli rivendica da parte sua il diritto al dubbio, la libera facoltà di riconoscere che ci possa essere dell’altro: “(…) che ci sia questo aspetto consolatorio e rasserenante non significa di per sé che la verità della fede, per chi ha fede, non esista. Se si parla di un Dio che procura consolazione, non significa automaticamente che Dio non esista. Posso rispondere provocatoriamente che Dio consola proprio perché esiste”.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔