Libri

Un atto sociale e politico intitolato ‘Come d’aria’

Ada d’Adamo e lo Strega 2023 che non ha potuto ritirare: leggere è dura, ma a un certo punto diventa necessario

Ada d’Adamo, 1967-2023
22 agosto 2023
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‘Come d’aria’, romanzo vincitore del Premio Strega 2023 edito da Elliot, ha scatenato diverse reazioni, molte anche di critica. C’è chi afferma che, ormai, i riconoscimenti letterari prediligano libri dal forte impatto emotivo, meglio se autobiografici o tratti da storie vere. E, in effetti, i media assecondano spesso questa curiosità pruriginosa verso le vite degli altri, i particolari di cronaca nera, le tragedie che quotidianamente occupano pagine e pagine di giornali e riviste online. C’è sicuramente un pubblico che drizza le orecchie di fronte a una specifica tipologia di notizie. E pure chi crede di esserne immune finisce, suo malgrado, per conoscerne i dettagli.

Il rischio, esistente anche in ambito letterario, teatrale e artistico, è quello di lasciarsi coinvolgere emotivamente dalla vicenda trascurando tutto il resto: lo stile, la bellezza, l’originalità e l’architettura dell’opera. Elementi, questi, che non possono passare in secondo piano quando si parla di arte. Le critiche all’ultimo libro di Ada d’Adamo, scomparsa in aprile ancora prima di ricevere il premio, sono dunque comprensibili e utili a sollevare una riflessione su ciò che sono diventati oggi critica letteraria e pubblico.

Qual è il ruolo dello scrittore? Cos’è che rende un libro indimenticabile, degno di restare impresso nella storia? Queste domande se le sono fatte sicuramente molti dei lettori di ‘Come d’aria’ all’indomani della premiazione. E di certo qui non è il fascino della parola a stupire. Eppure, fin dalle prime righe, il romanzo investe il lettore con una violenza assoluta, rivolta lo stomaco, batte sulle corde vocali che si annodano a formare grovigli impossibili da mandar giù. Andare avanti è dura, ma a un certo punto diventa necessario.

Ada d’Adamo è madre di una figlia gravemente handicappata, che non sarebbe mai nata se solo la diagnosi prenatale fosse stata corretta. Ada d’Adamo alla soglia dei cinquant’anni scopre di avere un cancro al quarto stadio. Il suo corpo di danzatrice, così flessibile e armonioso, inizia a perdere l’equilibrio, a guastarsi, a diventare sempre più disabile, come quello della figlia.

I pensieri più scomodi

Il romanzo, in cui la scrittrice si rivolge in prima persona a Daria, l’eterna bambina, è la storia dettagliata di una maternità faticosa, dolorosa, a tratti insopportabile, controversa ma anche molto commovente. Con una lucidità e un’asciuttezza notevoli viene descritta una vita quotidiana fatta di crociate combattute contro l’ottusità della burocrazia, la mancanza di adeguata assistenza, l’incomprensione, il destino che si accanisce a più riprese sulla stessa famiglia. Colpisce l’estrema sincerità dell’autrice, che non si nasconde dietro eufemismi, non indora la pillola a nessuno ma offre al lettore anche i pensieri più scomodi, come quando scrive a Corrado Augias una lettera, destinata a fare scalpore su Repubblica: “Volevo spezzare la divisione tra buone e cattive madri. Non volevo piegarmi all’ipocrisia, autoincludendomi senza alcun merito nel novero delle donne che avevano abbracciato la croce ed erano citate come esempio di virtù. Io la croce avrei preferito non caricarmela sulle spalle, la virtù non l’avevo scelta. Non mi sentivo, e non mi sentirò mai, una ‘madre coraggio’, e sapevo che solo una mancata diagnosi prenatale mi divideva dal branco di quelle considerate egoiste, infami, omicide. Nel bene e nel male la vita senza di te sarebbe stata diversa. Scrissi che avrei gradito poter scegliere”.

Ed ecco, allora, emergere la vera forza di questo mémoire: Ada d’Adamo compie un atto sociale e politico raccontando senza alcuna censura la propria vita sommersa, la solitudine che inevitabilmente colpisce chi è costretto alla cura perpetua di una persona malata. E di questo il romanzo costringe a parlare: di diritto alla vita, alla morte, alla scelta. In quest’ottica è dunque comprensibile anche uno Strega che premia una scrittura che agisce sul reale per intaccarne la scorza perbenista e giudicante.

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