Estate giallo-nera

Quell'incessante enigma chiamato ‘Doppio sogno’

Difficile, per il valore del regista e del film, non pensare a Kubrick: più di novant'anni dividono la prima idea del racconto dall'uscita del film

L’autore austriaco Arthur Schnitzler (Vienna, 15 maggio 1862 - Vienna, 21 ottobre 1931)
(Wikipedia)

Eccezionalmente di venerdì, il secondo appuntamento con l’Estate giallo-nera, che tornerà giovedì 20 luglio, sempre con cadenza bisettimanale.

Anche un titolo deve suonare, come un verso. E ‘Doppio sogno’ suona. Risultato, che sia voluto o meno, dell’incrocio del primo titolo immaginato da Schnitzler, ‘Doppelnovelle’, con quello poi scelto ‘Traumnovelle’ (Novella di un sogno, o forse meglio: del sogno).

Difficile, per il valore del regista e del film, non pensare leggendo alla trasposizione di Kubrick, del 1999, ‘Eyes Wide Shut’ (nuovo titolo!). Più di novant’anni dividono la prima idea del racconto dall’uscita del film. L’idea però si concretizza in storia vent’anni dopo, nel 1926 (l’epoca pienamente matura dell’autore austriaco). Quanto basta ancora perché Fridolin vada nella villa fatale, semi-infernale, in carrozza. E per un istante pensi alla carrozza che porta Pinocchio, tentato da Lucignolo, al Paese dei balocchi. Anche Nachtigall è un nome parlante (usignolo): l’amico che Fridolin incontra al caffè, ex compagno di studi diventato pianista girovago, che lo alletta innocentemente. Anzi dovrà distoglierlo, assicurargli che non è possibile e perfino pericoloso, seguirlo a quella festa dove lui sta per andare. E non si può entrare che mascherati, conoscendo la parola d’ordine... Ma Fridolin è già passato per tre tentazioni quella sera stessa, alle quali si è sottratto quasi agevolmente. Ma le aveva cercate. E davanti alla quarta, la più promettente, in pochi secondi sa come aggirare gli ostacoli: l’amico lo aspetterà davanti a un altro caffè, lui andrà a svegliare il mascheraio che vive sopra il proprio negozio, si incontreranno poi lì fuori e Nachtigall gli dirà la parola d’ordine, che avrà saputo dal cocchiere.

Kafkiano

Diavoli minori e maggiori percorrono le pagine della ‘Traumnovelle’ e le vie e le case di Vienna, direbbe uno cresciuto in un paese cattolico (come tanti lettori e lo stesso Fridolin e la moglie Albertine). Pensi anche alle figure di secondo piano che aiutano a costruire una storia. La figlia del consigliere morto che confessa, la notte stessa della morte, il suo amore a Fridolin. Marianne dice amore ma il dottore non pensa che ai corpi, ora e per tutta quella notte. Di Nachtigall abbiamo già detto. Aggiungiamo che l’epilogo per lui sarà come minimo enigmatico, come ogni vicenda e parola della novella. Uscito dalla villa che deciderà il suo destino, forse, e di certo quello della donna che prende il castigo destinato a lui su di sé, Fridolin solo per poco non si imbatte nei due “signori” – arieggianti i sicari del finale del Processo kafkiano – che prelevano il pianista da casa, e che quello stesso giorno chiedono notizie della baronessa D., favorendo la scoperta del suicidio. Ma Fridolin sospetta, è convinto, che si tratta della donna misteriosa che lo ha salvato.

Demoniaca vicenda

Tutto era nato da una mite serata in cui lui e la moglie Albertine decidono, pigramente, di confessarsi innocue e non tanto innocue – tutta la demoniaca vicenda verrà da là – infedeltà non commesse. Conati di infedeltà. Terminati i due brevi racconti, il dottore esce chiamato al capezzale del consigliere e, indispettito dal racconto della moglie e cancellando il suo, andrà all’inseguimento di infedeltà reali. Ma cosa è reale, in ‘Doppio sogno’? Tutto sembra partecipare di sogno e realtà allo stesso tempo. Ciò che la mente concepisce o si sorprende a immaginare è meno reale di ciò che accade? Che abbia esistenza o meno dipende da un nostro cenno o assenso? Si può confessare l’inconfessabile, confidando nella comprensione dell’altro? Solo quattro domande, diverse da quelle che infila Schnitzler nella sua storia, a grappolo, in due o tre punti. Ancora due. Ciò che leggiamo nella storia è la prova che l’attività mentale diurna non è meno caotica, spesso, della più insensata, stolida attività onirica? E che dovremmo dargli uguale credito, cioè nessuno?

‘Doppio sogno’ è tutto un incessante enigma. Dubbi a ogni frase. Speri che il più di quello che succeda sia irreale (La morte della donna su tutto: culmine di mistero e pathos). In certi momenti te ne convinci: sarà una tempesta in un bicchiere d’acqua torbida? A quanto pare Freud non fece mai riferimento a un medio-conscio, sul quale Schnitzler fondò buona parte della sua narrativa. Molto della cosiddetta vita interiore accadrebbe là. Per meglio dire: molto, prelevato dal semi-conscio, accadrebbe nella realtà se noi non diffidassimo di una fonte così insidiosa. Nella notte seguente alla visita alla villa, Fridolin, ascoltato il lungo racconto del sogno della moglie, che lo infiamma ancora di più, ripete gli incontri della notte precedente, nello stesso ordine: torna da Marianne; dalla prostituta, che non trova; da Nachtigall che ugualmente è sparito. Trova però, su un tavolo di obitorio, la donna che forse è, forse no, colei che si è sacrificata per lui. Nell’ultimo breve capitolo ritroviamo Albertine e Fridolin l’uno accanto all’altra. Risaliti dalla loro immersione nell’irreale, nel reale, nello sperdimento, notturni o diurni.


Keystone
Tom Cruise e Nicole Kidman in ‘Eyes Wide Shut’ di Stanley Kubrik

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