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Sarto nel vuoto (storia di Franz Reichelt)

Tra le pagine de ‘Il sarto volante’ di Étienne Kern, vincitore del Premio Goncourt 2022, libro sulla vicenda dell’inventore mancato del paracadute

Étienne Kern
(G. Garitan/Wikipedia)
6 marzo 2023
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Su Wikipedia c’è una pagina dedicata ai ‘Darwin Awards’, un riconoscimento simbolico e, aggiungerei, di pessimo gusto, assegnato a qualsiasi individuo che, secondo gli ideatori, si sia adoperato per la protezione del patrimonio genetico dell’umanità tramite l’estremo sacrificio di auto-sopprimersi nella maniera più spettacolare e idiota possibile. Online fioccano spesso queste macabre classifiche; più o meno a cadenza annuale è facile imbattersi nelle dieci morti più stupide o assurde avvenute nell’arco dei dodici mesi appena trascorsi.

È in una di queste graduatorie che è finito Franz Reichelt, sarto di origine boema e inventore mancato del paracadute. Il giorno 4 febbraio 1912, nonostante il fallimento di tutti i precedenti collaudi, decise comunque di testare il suo abito ispirato alla fisionomia dei pipistrelli su di sé, confidando non più nella scienza ma nel potere della propria creazione.

L’avvenimento, all’epoca, suscitò non poco clamore attirando quotidiani e operatori che ripresero la scena. Su YouTube il video della sua caduta libera dalla Tour Eiffel ha raggiunto quasi sei milioni di visualizzazioni, destando persino l’attenzione di François Truffaut, che definì Reichelt la prima vittima del cinema.

Étienne Kern nel suo romanzo d’esordio ‘Il sarto volante’, vincitore del Premio Goncourt 2022, ripercorre la storia di questo sarto solitario, arrivato nella Parigi della Belle Époque per cercar fortuna e diventato in breve tempo un ottimo e apprezzato artigiano. Il romanzo – edito da L’Orma editore per la traduzione italiana di Anna Scalpelli – scorre in fretta mentre l’autore intreccia la vita discreta del giovane con le proprie riflessioni in corsivo tra un paragrafo e l’altro: delle parentesi in prima persona attorno alla genesi del libro; note, a volte rivolte al protagonista stesso, che lasciano anche affiorare una memoria intima e dolorosa, fatta di voli nel vuoto e di persone perdute nel tempo.

Quello che emerge è il ritratto denso e commovente di un creativo accecato dalla potenza del proprio sogno. Non un folle né, tantomeno, un idiota, ma una persona di ingegno, diventata celebre, suo malgrado, per una morte che, a distanza di decenni, è ancora oggetto di curiosità morbosa. Restituirne la storia e il coraggio come fa Étienne Kern è un atto di giustizia:

"Eri un eroe: rifiutavi la realtà, inducevi gli altri a saltare parapetti e ostacoli. Eri tutte queste storie insieme. Eri tutto ciò che da sempre mi ossessiona. Il ricordo di corpi che cadono. L’evidenza di quell’ottantaduesimo secondo che un giorno, vivremo tutti. Quella verità angosciante: l’esperienza della vertigine non si sperimenta nella paura di cadere, ma nel desiderio di saltare.

Eri tutti gli incubi che mi perseguitano fin dall’infanzia: la terra che si apre sotto i piedi, un blocco di neve che si stacca, una ringhiera che cede e mi trascina con sé, o mi strappa via coloro che amo".

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