Culture

I 70 di Sylvester 'Rocky' Stallone

Rocky
6 luglio 2016
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In quei panni, racconta lui, ci è finito perfino in terapia intensiva. Erano i tempi di Rocky IV, e a quanto pare con Dolph Lundgren alias Ivan Drago se le suonavano per davvero. Tanto che un pugno gli ha fatto urtare il cuore contro lo sterno e lo mandato in ospedale più di là che di qua. Nei panni di Rocky Sylvester Stallone è rimasto un po’ intrappolato, con la sola eccezione (simmetrica) di Rambo.

Lo ammette anche lui, oggi che compie 70 anni. «La mia vita è fatta per il 96% di fallimenti e per il 4% di successi, Rocky è stato il mio successo più grande». Trionfo e sconfitta insieme, con due candidature all’Oscar e nessun premio: l’ultima volta pochi mesi fa, con l’ultimo capitolo, ‘Creed’, in cui quei panni ci è tornato 40 anni dopo.

Eppure, Rocky e Rambo, i suoi colpi di genio, in particolare il primo, la cui nascita è dovuta a un’intuizione dello Stallone scrittore (dopo aver assistito a un incontro fra Muhammad Alì e Chuck Wepner), rivelano le contraddizioni che lo hanno sempre abitato. Grandi film i primi episodi, frutti di una deriva spettacolare, ingenua e manichea gli altri.

«Certo, avrei voluto avere una carriera più varia. Invidio Tom Hanks che ha interpretato mille ruoli diversi, ma ogni volta che ho tentato di fare qualcosa di diverso mi sentivo rispondere che stavo solo cercando di cambiare faccia al mio personaggio». E in quel personaggio ci è rimasto intrappolato (fino al ridicolo del Rocky sovietico o del Rambo afghano), marcando un pezzo di storia del cinema e di immaginario collettivo. Prima di trovare qualche ruolo diverso in commedie e film d’azione come ‘Tango & Cash’ o ‘Cliffhanger –. L’ultima sfida’.

Ma non conta, lui resta Rocky Balboa.

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