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‘Impedire che il sistema porti risultati insostenibili’

Zone edificabili, Padlina (Centro) e Terraneo (Plr) chiedono di rivedere il modello di calcolo applicato dai Comuni. ‘La Confederazione lascia un margine’

Chiesta la modifica urgente degli Allegati 1 e 2 della scheda R6 del Piano direttore cantonale
(Ti-Press)
10 aprile 2024
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Il Consiglio di Stato deve attivarsi per impedire che il sistema di verifica del dimensionamento delle zone edificabili porti a risultati insostenibili. A dirlo sono i granconsiglieri Gianluca Padlina (Centro) e Omar Terraneo (Plr), con una lunga e articolata mozione che chiede al governo di rivedere – attraverso una modifica urgente degli allegati 1 e 2 della scheda R6 del Piano direttore cantonale – il modello di calcolo che tutti i Comuni ticinesi sono chiamati ad applicare per verificare se le loro zone siano o meno sovradimensionate. Un modello che, secondo i deputati, “prevederebbe una serie di approssimazioni eccessive. Le quali, alla luce della drastica riduzione delle previsioni di sviluppo demografico imposte nel 2022 dalla Confederazione, determinerebbe dei risultati assolutamente insostenibili”. Ovvero: dezonamenti, con l’estensione dei terreni edificabili che potrebbe essere ridotta oltre misura. E l’ipotesi non è così lontana. I Comuni hanno infatti tempo fino al 19 ottobre di quest’anno per presentare i risultati delle nuove verifiche richieste e, scrivono i deputati, “sembrerebbe che si stanno riscontrando, con l’attuale modello di calcolo, notevoli sovradimensionamenti”.

Ma facciamo un passo indietro. A mettere nero su bianco la necessità di ridurre queste zone era stato nell’ottobre del 2022 il Consiglio federale che, approvando il Piano direttore cantonale ticinese, aveva spiegato: “In Ticino le zone edificabili sono più estese di quanto presumibilmente necessario”. Aggiungendo una precisazione dal peso notevole. I Comuni a sud delle Alpi dovranno infatti “rivedere le proprie zone edificabili e all’occorrenza ridurle in occasione della pianificazione locale”.

Un fabbisogno passato dal 100 al 95,6%

Ma perché si è arrivati a questo punto? L’Ufficio federale delle sviluppo territoriale (Are) insieme alla Conferenza dei Direttori cantonali competenti hanno sviluppato delle direttive tecniche sulle zone edificabili, all’interno delle quali, tra le altre cose, sono indicati i parametri di riferimento per valutare il consumo pro capite di superficie delle zone edificabili. Valutazioni che per il Ticino – a partire dal 2017 – sono stati rivisti e scesi dal 100% al 95,6%. Detto altrimenti: le zone edificabili sono sovradimensionate rispetto alle previsioni statistiche di sviluppo dei prossimi anni e devono, di principio, essere ridotte.

‘Su scala comunale non si considera il consumo pro capite di superficie’

Ora, per evitare di dover scontrarsi con risultati insostenibili – un problema anche economico per i Comuni, per i proprietari dei fondi e gli operatori del settore – secondo Padlina e Terraneo ci sono dei margini di manovra da ricercare nella definizione del modello di calcolo. “Le direttive tecniche elaborate dall’Are non regolano il metodo di calcolo da applicare per valutare il dimensionamento delle zone edificabili a livello comunale, la cui definizione è di competenza cantonale”. Il modello da applicare in questi casi è attualmente definito all’interno degli allegati 1 e 2 della scheda R6, quelli appunto che i deputati chiedono di modificare. “A differenza del sistema utilizzato per la valutazione della situazione a livello cantonale, il modello applicato su scala comunale non considera il consumo pro capite di superficie edificabile e, soprattutto, non opera alcuna distinzione tra le diverse tipologie di comuni”. Questo perché, si spiega nel testo della mozione, il modello su cui si basa impone ai Comuni di determinare la contenibilità dei loro Piani regolatori su parametri identici per tutti.

‘Risultati assolutamente aberranti’

E i risultati, scrive Padlina, “sono aberranti”. Per due motivi principali. Il primo: “Il modello di calcolo non considera le differenze esistenti tra le diverse tipologie di comuni”. Il secondo: “Si arriva a una sopravvalutazione delle riserve interne dei Piani regolatori. In particolare di tutti i potenziali residui teorici che, sulla carta, sussisterebbero in corrispondenza dei moltissimi fondi che sono già stati edificati ma senza sfruttare al massimo gli indici a disposizione”. Un esempio molto concreto: in Ticino, più che in altri cantoni, si sono sviluppate zone residenziali composte da case unifamiliari con giardino. “Nel nostro cantone sono presenti 114’039 edifici abitativi – ricordano i due deputati citando l’Ufficio cantonale di statistica –. Di questi (ben) il 72,3% sono case unifamiliari, il 15,1% case bifamiliari, mentre gli edifici con tre o più abitazioni corrispondono al 12,6%”. Per questo motivo, sottolineano i granconsiglieri, “il potenziale puramente teorico riconducibile alle riserve interne, rispettivamente dei terreni non sfruttati, è potenzialmente enorme e quindi suscettibile di falsare completamente la valutazione complessiva della situazione”.

‘Berna ha indicato che esiste un margine di manovra’

Secondo il deputato centrista a dire che il Ticino ha un margine di manovra è stato lo stesso Consiglio federale. “L’esecutivo nazionale, nella sua decisione del 2022, ha indicato in più passaggi che la definizione e la verifica del sistema di calcolo del dimensionamento dei Piani regolatori comunali esula dalle sue competenze e rimane di competenza comunale”. La strada è quindi quella “di procedere a un ripensamento del modello di calcolo”.

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