Ticino

Criminalità giovanile, ‘stiamo perdendo i punti di riferimento’

Lo psichiatra e psicoterapeuta Mattia: ‘La nostra è una società dell’incertezza. I social e internet stanno paradossalmente diventando i nuovi genitori’

‘Complesso definire cosa sia la realtà reale e la realtà virtuale’
(Ti-Press)
4 aprile 2024
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«Siamo in una società dell’incertezza, nella quale i punti di riferimento si stanno progressivamente perdendo. A sostituirli, i social e internet che stanno paradossalmente diventando i nuovi genitori». Interpellato dalla ‘Regione’, lo psichiatra e psicoterapeuta Michele Mattia riflette sul dato, fornito oggi dalla Polizia cantonale, in merito al bilancio dell’attività 2023 dei commissariati ticinesi sulla media e grande criminalità. Stando a quanto comunicato, lo scorso anno quasi la metà delle rapine ha visto coinvolti dei minorenni, sia come imputati sia come vittime. “I giovani autori – si legge nella nota – hanno agito soprattutto sulla via pubblica o nelle stazioni di trasporto pubblico dietro minacce verbali e/o aggressioni fisiche, derubando loro coetanei di capi di abbigliamento, materiale elettronico e denaro”.

Un confine labile

Per Mattia, siamo di fronte a «una perdita di significato dei principi che un tempo fungevano da riferimento. Penso per esempio all’intergenerazionalità, vale a dire il rapporto diretto e il rispetto tra generazioni diverse». Che il web e i social ricoprano un ruolo così centrale nella vita di tutti i giorni comporta, secondo lo psichiatra e psicoterapeuta, «tutta una serie di disfunzionalità». E sottolinea: «Non dobbiamo dimenticare che i giovani sono ancora in una fase di sviluppo per quanto concerne la creazione della propria personalità. Ragione per la quale sono più facilmente condizionati da ciò che vedono e sentono». Non solo. «Le immagini veicolate sono sempre più aggressive e non fanno più riflettere. Tant’è che la realtà virtuale diventa facilmente una realtà attuabile, senza che ci si renda conto di cosa siano poi le conseguenze concrete». In tal senso Mattia chiarisce con un esempio: «Uccidere cento persone in un videogioco crea una dimensione eroica, compiere la stessa azione nella vita quotidiana crea invece una punizione da parte dello Stato». Ed è qui che avviene il cortocircuito. «Sta diventando vieppiù complesso definire cosa sia la realtà reale e la realtà virtuale. In un mondo sempre più incerto – rileva Mattia – queste possono essere alcune delle concause che entrano in gioco nel mondo giovanile».

Va tuttavia precisato che dai dati comunicati dalla Polizia cantonale non è possibile determinare se i giovani coinvolti nelle rapine siano socializzati in Ticino o, per esempio, residenti di centri asilo. Da noi sollecitata sulle nazionalità prevalenti e sulle aree di provenienza, la Polizia cantonale ha rimandato l’entrata in materia alla pubblicazione del comunicato di attività del Gruppo minori, che dovrebbe avvenire la prossima settimana. Comunque sia, evidenzia Mattia, «per giovani residenti in un centro asilo va fatta anche un’altra riflessione. Si tratta di persone già di per sé emarginate e ghettizzate, quindi maggiormente a rischio di entrare a fare parte di bande o gang. Ci sono poi tutta una serie di problematiche legate alla provenienza di questi giovani da situazioni disastrose». Di più. «È importante tenere in considerazione le difficoltà oggettive maggiori di questi ragazzi che si vedono diversi e che vengono guardati come diversi dalla società».

‘L’accesso ai contenuti online è una questione della società adulta’

Quali dunque le contromisure? «L’accesso ai contenuti online – spiega Mattia – è una questione della società adulta. I genitori, insieme alla scuola, dovrebbero definire delle regole comportamentali. Il fatto che non ci siano restrizioni di alcun tipo può infatti portare a delle deviazioni del comportamento. Stabilendo dei confini si può ottenere molto». Non solo i genitori e la scuola, ma anche la politica. «Le istituzioni – osserva lo psichiatra e psicoterapeuta – dovrebbe interrogarsi al riguardo. Su come aiutare i più giovani a essere meno incerti e fornendo delle linee. Tutti gli attori devono cercare di non delegare impegnandosi a creare dei momenti in comune in sostituzione allo smartphone».

Un altro punto sul quale agire è la comprensione degli adulti delle numerose sfaccettature dell’universo social. «È centrale che gli adulti si responsabilizzino per cercare di capire senza criticare a prescindere. Allo stesso modo la politica deve essere consapevole dell’esistenza di questo mondo. Siamo in un mondo digitale, non possiamo più cambiarlo. Questo è un dato di fatto».

Il nodo centrale resta dunque un accesso indiscriminato a tutto quello che viene pubblicato online. «Su internet è possibile accedere praticamente a qualsiasi sito senza credenziali, questo è un problema. Se ci fosse qualche porta in più, sarebbe probabilmente più facile capire che si sta entrando in una zona che forse non bisognerebbe visitare. Farebbe riflettere maggiormente su quello che si sta facendo».

Tentati omicidi in aumento

Oltre ai dati sul coinvolgimento giovanile nelle rapine, dai dati forniti oggi dalla Polizia cantonale emerge anche un sensibile aumento dei tentati omicidi – come quello avvenuto a dicembre a Moghegno –, quasi raddoppiati rispetto allo scorso anno, passati da undici nel 2022 a venti nel 2023.

Gli omicidi restano invece un’eccezione sul nostro territorio. Tra questi, il delitto di Aurigeno dello scorso maggio presso la scuola elementare dei Ronchini.

Lo scorso anno sono state registrate trentaquattro rapine, ripartite su tutto il territorio, cifra che segna una leggera diminuzione rispetto al 2022. In aumento invece le rapine su suolo pubblico, passate da dodici nel 2022 a diciassette nel 2023.

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