Ticino

‘Il Ticino investa quanto deve nella formazione musicale’

Arriverà in aula a breve l'iniziativa per un maggiore sostegno economico alle famiglie. Piazza: ‘Chiediamo solo il rispetto della Costituzione’

In sintesi:
  • L'iniziativa popolare ‘100 giorni per la musica’ chiede l’introduzione della nuova legge sulla promozione della formazione musicale
  • L’iniziativa chiede che il Cantone si faccia carico del 50 per cento della spesa sostenuta dalle famiglie per la formazione musicale in una delle undici scuole riconosciute in Ticino e della metà della spesa per il personale e dei costi generati dalle strutture
(Ti-Press)
30 gennaio 2024
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È pronta per arrivare in Gran Consiglio l'iniziativa popolare ‘100 giorni per la musica’, che chiede l’introduzione della nuova legge sulla promozione della formazione musicale. La Commissione della gestione ha infatti approvato la sua ricevibilità. L’iniziativa dovrebbe arrivare sui banchi del parlamento nella seduta che inizierà l’11 marzo. Il comitato promotore – composto dalle principali organizzazioni musicali ticinesi, da musicisti e da rappresentanti di buona parte dell’arco politico – aveva consegnato a inizio maggio, dopo cento giorni di raccolta, le firme. Ben più delle 7mila necessarie. «La decisione di oggi è un passo avanti rispetto a quanto sottoscritto da migliaia di ticinesi – afferma il presidente della commissione, il leghista Michele Guerra –. Oggi ci siamo pronunciati sulla ricevibilità, nel merito della proposta entreremo successivamente». Durante la discussione alcuni commissari del Partito liberale radicale, che hanno sottoscritto la ricevibilità con riserva, hanno fatto notare come questa proposta comporti nuovi oneri finanziari per il Cantone. Sull’iniziativa è quindi probabile che il Consiglio di Stato elabori un controprogetto.

‘Chiediamo solo di adeguarsi a quanto stabilisce la Confederazione’

«Chiediamo che anche in Ticino venga implementato l’articolo 67a della Costituzione federale, votato dal popolo a larghissima maggioranza nel 2012. Un articolo che dice chiaramente come ogni cittadino svizzero abbia diritto indipendentemente dalla propria estrazione sociale a una formazione musicale di qualità», spiega alla ‘Regione’ Matteo Piazza, presidente della Federazione delle Scuole di musica ticinesi (Fesmut). «La nostra richiesta – ci tiene a sottolineare – è semplicemente di adeguarsi a quanto stabilisce la Confederazione e hanno già fatto con rigore tutti gli altri Cantoni». A dimostrarlo, prosegue Piazza, sono le cifre: «In Svizzera la media del finanziamento della formazione a carico dei genitori è circa di un terzo. In Ticino questa percentuale sale a oltre il 75 per cento». L’iniziativa popolare, presentata lo scorso gennaio, «è un’ultima ratio. Negli anni sul tema ci sono state più prese di contatto con l’autorità cantonale e anche una serie di atti parlamentari, che però non hanno avuto l’effetto sperato». Un altro dato significativo che mostra il divario tra il Ticino e il resto della Confederazione: nel 2018 in Svizzera si sono spesi 511 milioni di soldi pubblici per le scuole di musica. Rapportando la cifra al Ticino, tra Cantone e Comuni la quota parte del finanziamento alla formazione musicale dovrebbe essere sui 21 milioni di franchi, mentre è di 1,5 milioni.

La metà della spesa a carico del Cantone, l'altra a carico delle famiglie

L’iniziativa chiede che il Cantone si faccia carico del 50 per cento della spesa sostenuta dalle famiglie per la formazione musicale in una delle undici scuole riconosciute in Ticino. Oltre a ciò il Cantone dovrebbe farsi carico della metà della spesa per il personale e dei costi generati dalle strutture. «Diverse scuole devono dotarsi di una sede propria, necessaria per svolgere le attività. Non si può pensare di allestire e smontare ogni giorno una sala comunale. Nel resto della Svizzera queste strutture sono messe a disposizione delle scuole riconosciute dall’ente pubblico, in Ticino invece no. Si tratta – aggiunge il presidente della Fesmut – di spese supplementari che ricadono poi su allievi e famiglie».

‘È un investimento nei giovani’

A proposito di spese. L’iniziativa comporterebbe un nuovo impegno finanziario per il Cantone, già alle prese con la manovra di rientro e che nel 2025 dovrà discutere importanti tagli. Non è il momento sbagliato per una proposta del genere? «Lavoro nel mondo della formazione musicale da 30 anni e non mi è mai capitato di sentir dire ‘questo è un buon momento per aumentare la spesa’ a suo favore», risponde Piazza. «Questa richiesta va poi vista come un investimento sui giovani, non come una spesa. Giovani che sono stati penalizzati negli ultimi anni dalla pandemia. Va poi ricordato che quando abbiamo pensato a questa proposta non si parlava ancora di tagli alla spesa e una sua messa in atto arriverebbe comunque tra qualche anno. Senza dimenticare che se il Cantone non si attiva di sua iniziativa per applicare quanto previsto dalla Costituzione federale arriverà la Confederazione a imporlo».

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